La Peste vs. La Rossa

Stavo cercando l'articolo che ha ispirato questo post, ma non lo trovo più.
Era qualcosa trovato su qualche blog di crescita personale, correlato al successo e all'insoddisfazione. In questo articolo si invitava il lettore a riflettere su cosa direbbe il bambino che eravamo se potesse vedere la nostra situazione ora. Sembra un po' stupido, ma quando si è bambini, liberi da ogni pregiudizio e con la mente ancora non corrotta dai limiti che la società ci impone, escono le caratteristiche portanti del nostro carattere, e di conseguenza le aspirazioni che abbiamo nella vita. Pare un po' di generalizzare, è vero. Però... se da bambino dicevi di voler fare l'astronauta, probabilmente c'era tutto un ragionamento logico dietro che ti portava a desiderare con tutto te stesso di avere quello status sociale, una passione particolare che ti spingeva ad avere determinati valori. Questo lo si vede anche dal modo in cui un bambino gioca, ad esempio.

E così mentre oggi stavo facendo roba non convenzionale (smanettavo con un motore) mi chiedevo cosa avrei detto alla me stessa del futuro, che sarebbe tornata da me qualche anno fa per dirmi "guarda Carlotta, nel 2017 abiterai a Lisbona, ti troverai alle prese con roba prettamente ingegneristica da fare, addirittura identificherai la causa di rottura di un motore e tenterai pure di aggiustarlo". Se mi fosse stata detta una frase del genere nel 2012 probabilmente avrei risposto qualcosa del tipo "si, figo, ma non credo accadrà mai. Finisco questa orrenda triennale che non è nulla di ciò che mi aspettavo, ma mi scazza lasciare le cose a metà, e poi andrò a studiare filosofia, quindi mi spiace ma probabilmente la tua predizione è errata."
Se me lo avessero detto l'anno scorso durante una lezione di analisi dei cedimenti avrei risposto "che figata, finalmente potrei applicare i migliaia di study case che mi sono dovuta pippare a lezione, e che figata allora significa pure che il mio obiettivo di vincere la borsa di studio per Lisbona è stato raggiunto!"
Però voglio andare ancora più indietro nel tempo, voglio proprio fare un viaggio attraverso il mio passato per capire se "Carlotta La Peste"e "Carlotta L'artista" potrebbero essere felici di incontrare "Carlotta La Rossa".

Carlotta La Peste vs. Carlotta La Rossa

Carlotta "La Peste" è il soprannome che mi sono portata dietro più o meno da quando sono nata, affiancato dal motivetto "Carlotta è brutta" -dato dal fatto che ero una neonata a forma di palla e pelata- e che tutt'oggi qualcuno -tipo mia madre- continua ad usare.
Carlotta La Peste era una bambina rompicoglioni. Era alla disperata ricerca di attenzioni, e tentava di ottenerle nella maniera sbagliata, rendendo la vita difficile a qualsiasi adulto incontrasse nella sua strada. Era un mucchietto di ossa con la frangetta e i capelli a caschetto, neri come il catrame. D'estate diventava nera come una bimba brasiliana, tanto che qualcuno si è persino chiesto se non fossi stata adottata; la somiglianza estrema con mio padre però ha sempre tradito le mie origini non brasiliane.
Carlotta La Peste era di una furbizia che farebbe rabbrividire un po' chiunque, non riusciva a costruire relazioni sociali, tendeva a dare ordini, e voleva disperatamente un fratellino/sorellina. Insomma, non molto è cambiata da allora.
Soprattutto, Carlotta La Peste, passava ore e ore a disegnare -testimonianza il fatto che a casa non so quante scatole di miei disegni ci siano in sgabuzzino. E all'asilo era una figata perchè non doveva mai rimettere in ordine i giochi, visto che passava le sue giornate a usare solo fogli e pennarelli, insieme ad altre due compagne, due gemelle, che entrambe come lei hanno poi fatto il liceo artistico.
Uno dei ricordi più divertenti dell'asilo è dell'ora di religione. La maestra aveva chiesto di disegnare Dio. La Peste non ne aveva per nulla voglia, e avrebbe voluto continuare a disegnare ciò che la sua testa le suggeriva. Così ha provato ad essere onesta, dicendo alla maestra "Non ne ho voglia, posso disegnare qualcos'altro?". La risposta fu un no, e così lei -ribelle dall'inizio dei tempi- prese un foglio bianco, ci disegnò sopra un cerchio che occupava più o meno tutto lo spazio a disposizione, e lo diede alla maestra. Il fatto che la maestra le abbia poi chiesto spiegazioni riguardo al significato del disegno, faceva capire che un po' tutti ormai avevano capito che "La Peste" non era un soprannome casuale. Ma come dicevo all'inizio, Carlotta La Peste era anche di una furbizia disarmante, pertanto non lasciava mai nulla al caso. "Certo maestra, Dio per me è un cerchio perchè è grande ed è ovunque!". Poker face della maestra, che per non rompere la promessa di poterle far fare quello che voleva dopo aver disegnato Dio, ha dovuto per forza desistere. Come direbbe mio padre "Sei proprio un'infame, Carlotta".
Carlotta faceva dei giochi strani a casa, a volte senza apparente motivo si congedava dicendo "vado a studiare!" -che cosa esattamente studiasse se lo sono chiesti più o meno tutti nel corso della sua infanzia, probabilmente stava solo gettando le basi per il suo piano di conquista del mondo. Non è un caso che qualche anno dopo il di lei padre fosse seriamente spaventato quando Carlotta se ne esordiva con qualcosa del tipo "sai Daddy, ho pensato....".
Quando ha iniziato le elementari ha avuto qualche piccolo problema di integrazione, come a posteriori ci si aspetterebbe da una bambina rompipalle come Carlotta. Oltre che iniziare a porre le basi del suo piano di conquista del Mondo, doveva anche gestire la situazione bulli.
Per tutti i cinque fottutissimi anni di elementari, Carlotta è stata bulleggiata, e anche piuttosto pesantemente. Non trovando un granchè di aiuto dalla famiglia, ha iniziato a mordere e picchiare i bambini che la infastidivano; questo ha portato a conseguenze non simpatiche, iniziando a far sorgere i sospetti di un qualche disagio psicologico o di un probabile autismo.
Continuava a disegnare; un giorno ha colpito particolarmente la maestra disegnando la mamma di spalle in cucina. Il disegno era talmente ricco di dettagli, e fuori dal comune per una bimba di sette anni, che la maestra decise di staccare quella pagina del quaderno, e appenderselo in casa. Quel disegno, dopo diciassette anni, è ancora appeso nello stesso posto.
La maestra delle elementari è stata fondamentale nella mia vita. La mitica Elvira mi ha pompato l'autostima come nessuno in famiglia era mai stato in grado di fare, mi ha incoraggiata a seguire le mie passioni -ad esempio iniziandomi al magico mondo della storia dell'arte, facendomi conoscere Van Googh- e sosteneva che io fossi una bambina geniale, che le persone geniali sono sempre sole perchè nessuno le riesce a capire, e che da grande avrei potuto fare ciò che volevo, ma che secondo lei sarei diventata una grande scrittrice.
Non mi ricordo cosa volessi fare quando ero bambina, probabilmente volevo diventare identica alla splendida Elvira, quindi sostenevo che nella vita avrei insegnato.
Mi ricordo che volevo leggere, ero avida di letture, tanto che spesso passavo i pomeriggi in biblioteca, e il mio obiettivo era quello di leggere tutti i libri della sezione "infanzia". Il problema è che abbastanza presto mi stufai di storie per ragazzi, della noiosissima Bianca Pitzorno e delle robe fantasy. Non scorderò mai la perplessità della bibliotecaria quando chiesi un libro di Emile Zolà.
Quel libro non me l'ha voluto dare in prestito. Così ho chiesto alla maestra di prenderlo in prestito per poi farlo leggere a me. Avevo circa dieci anni, e corrisponde col periodo in cui il mio dentista decise di rovinare per sempre la mia autostima facendomi indossare un orribile apparecchio ortodontico.
In realtà mi sentivo abbastanza figa, era un segno distintivo, Carlotta La Peste voleva sempre un po' distinguersi dalla massa, ed essere la prima in classe ad indossare l'apparecchio era un ottimo punto di partenza.
Ma a Carlotta il proprio aspetto fisico iniziava a fare schifo. Si vedeva troppo magra, si sentiva stupida a portare la frangetta "come i bambini", si vedeva orrenda con l'apparecchio, e ciò che tanto desiderava era avere i capelli rossi e le lentiggini.

Ora che avete inquadrato il personaggio, forse potreste iniziare a trarre voi le conclusioni su come potrebbe andare un incontro tra La Peste e La Rossa.

"Ciao Carlotta, come stai?"
"Chi sei?"
"Sono te stessa tra circa 15/20 anni, ho viaggiato nel tempo per chiacchierare con te"
"Non dire cavolate, non esiste la macchina del tempo!"
"Hai ragione, ma tu sei una scrittrice, non dovresti essere in grado di affrontare con successo una così bella storia inventata? E poi... non sei curiosa di sapere cosa succederà tra un po'?"
"Non ti credo, non mi assomigli per niente, hai i capelli rossi, e le tette grandi, non penso di poter essere così un giorno"
"Esistono le tinte, e ti anticipo che ne farai largo uso nel corso della tua esistenza, colorandoti i capelli di vari colori, fino a scegliere come colore definitivo il rosso, proprio ricordando di quando eri piccola e volevi i capelli rossi"
"Wow! E sarò una scrittrice da grande??"
"Più o meno, non smetterai mai di scrivere, aprirai un blog, e per un certo periodo farai anche la giornalista!"
"Ma davvero? Ma cos'è un blog?"
"Un blog è come un diario, ma pubblico. Non ti posso dire adesso come mai deciderai di aprirne uno, però sappi che sarà divertente,ti ricorderà molto di quando papà ti ha insegnato a scrivere al computer e sari felice del fatto che ti stia permettendo di scrivere al computer ogni sera!"
"Ma quindi avrò un computer tutto mio???"
"Certo che lo avrai, ti servirà per moltissime cose; oltre che scrivere e giocare come stai facendo ora, potrai usarlo per studiare, lavorare, tenerti in contatto con le persone, soprattutto quando sarai in viaggio..."
"Viaggerò molto?"
"Ovviamente... ti ci vedi a stare ferma in un posto tutto il tempo?"
"Quindi me ne andrò di casa?"
"Si testina, ma non scapperai come dici sempre. Capirai che non è un'idea così furba come sembra adesso"
"Perchè?"
"Perchè si"
"Perchè si non è una risposta"
"Non fare la sapientina!"
"Ecco lo sapevo, anche io diventerò un'adulta noiosa uguale a papà."
"Pensi che io sia noiosa?"
"Non lo so, non ho ancora capito cosa fai nella vita"
"E così a pelle come ti sembro, senza sapere nulla di me?"
"Cosa vuol dire a pelle?"
"Vuol dire qual è l'impressione che ti faccio così, solo dall'esterno, senza ancora sapere i dettagli su di me"
"Mi sembri paziente, di solito nessuno ha così tanta pazienza con me. E poi sei bella, hai i capelli rossi, quindi mi piaci."
"Va bene, almeno un punto a mio favore l'ho conquistato. Sono qui per capire se sei fiera di me"
"Ma come posso essere fiera di te se non so nulla. Fino ad ora stai solo tentando di farmi credere che tu sia me stessa da vecchia!"
"Ehy non sono vecchia, ho solo 23 anni!"
"Non importa! Sei vecchia"
"Va bene, facciamo un gioco?"
"Con le barbie?"
"No, se vuoi con le barbie ci giochiamo tra un po'. Mi è sempre piaciuto giocare con le barbie, ed inventare storie con loro. Il gioco consiste nel farmi delle domande"
"Che domande?"
"Quelle che vuoi, devi solo conoscermi meglio. Pensa alle domande che faresti a una persona più grande che vuoi conoscere meglio...cosa gli chiederesti?"
"Sei sposata?"
"No no, per carità. Sono giovane, ho altro da fare."
"che cosa hai da fare?"
"Beh, devo lavorare, devo studiare, devo..."
"Li lavi i piatti?"
"Beh, da quando vivo da sola e non ho la lavastoviglie si. Cioè non è proprio vero, a volte li lascio nel lavandino per giorni e giorni, però diciamo che si, bene o male li lavo quando li devo lavare."
"Ma tu hai mai preso Ottimo di matematica??"
"Beh, Ottimo è un voto che si da alle elementari, e alle elementari come ben sai non avevo un rapporto molto felice con la matematica..."
"Ti ha mandato qui mia mamma per farmi lezioni di matematica perchè non so fare le divisioni?"
"No no, figurati, la mamma non sa che siamo insieme ora. Però ho aiutato tanti bambini come te a imparare la matematica, e a prendere dei bei voti"
"Quindi tu le divisioni le sai fare?"
"Ehm... possiamo cambiare argomento?"
"Ok... cosa studi?"
"Ingegneria!"
"Ma come hai fatto a studiare ingegneria se non sai nemmeno fare le divisioni?"
"Tu sai cos'è un'equazione differenziale?"
"No..."
"Ecco, allora taci!"
"Sei antipatica"
"Si, lo so. Anche tu lo sei."
"Specchio riflesso se ti muovi sei un cesso!"
"Fronte ginocchio se ti muovi sei un finocchio! -bene, ora possiamo continuare con le domande o vuoi che me ne vada?"
"No, voglio chiederti che liceo hai fatto"
"Ho fatto il liceo artistico!"
"Ma che bello! E' quello che dico sempre che voglio fare!"
"Si, lo so..."
"E come è stato??"
"Bellissimo, lì passi un sacco di ore a scuola, disegni tantissimo, fai sculture, studi un sacco di storia dell'arte e soprattutto finalmente puoi essere libera di esprimerti come preferisci!"
"E hanno smesso di prendermi in giro?"
"Non voglio parlare di questo..."
"Continueranno, vero?"
"Sei una bambina geniale, smettila di sentirti sola, non hai bisogno di altra gente intorno.."
"Ma io voglio un fratellino. Tu hai fratelli?"
"No, sono figlia unica"
"E' una palla vero? Io non ho mai nessuno con cui giocare, mai nessuno che mi difende, e non mi piace"
"Si, lo so. Ma vedrai che piano piano le cose andranno meglio, e capirai che la solitudine è un privilegio!"
"Cosa vuol dire?"
"Vuol dire che la smetterai di essere triste perchè sei figlia unica, la pianterai di crearti amici immaginari, la piant..."
"Come fai a saperlo?"
"Ma non ti ricordi che ti ho detto che sono te stessa tra quasi vent'anni?"
"Si, ma questo non è possibile..."
"E invece si."
"Sei ricca?"
"No. Però sono indipendente."
"Come si fa a essere indipendente?"
"Lavorando..."
"E tu che lavoro fai?"
"Pff... ne ho fatti parecchi, quello più bello è stato fare ripetizioni"
"Quindi se tu sei me da grande vuol dire che da grande farò la maestra?"
"Più o meno.. sarai concentrata su molte cose nel frattempo."
"Lo studio?"
"Si, anche"
"E' difficile quello che studi?"
"Difficilissimo, ma molto interessante. Ti fa capire il perchè succedono certe cose in natura, e in particolare io mi sto occupando di creare dei materiali nuovi!"
"Come un'artista??"
"Non proprio, ma quasi"
"Come un inventore allora...?"
"Anche..."
"E quindi cosa sei?? Un'ingegnera o un'inventrice?"
"Si dice ingegnere anche al femminile. Comunque nè l'uno nè l'altro"
"Non ci capisco niente"
"Amen"
"Sei proprio come la mamma"
"E ti piace la cosa?"
"Non molto, la mamma è sempre arrabbiata."
"Io non sono sempre arrabbiata. E nemmeno la mamma. Rompe solo un po' le palle, ma non dirglielo questo, che sennò ti dà due schiaffi"
"Gliel'ho già detto..."
"Ah... non una grande idea vero?"
"No, non molto"
"Quindi... ti piaccio?"
"Sei curiosa... cioè mi incuriosisci."
"Saresti contenta di diventare come me un giorno?"
"Si, perchè mi piace un sacco la collana che hai addosso!"
"Carlotta, sappiamo entrambe che sei più intelligente di così.."
"Chi te l'ha regalata?"
"E' una lunga storia. Per farla breve, ho fatto volontariato per tanti anni. Questa me l'ha regalata un mio paziente"
"Il tuo fidanzato?"
"Se ti ho detto che era un paziente!"
"Beh magari era anche il tuo fidanzato. Quindi eri un dottore?"
"No, ma facevo volontariato in un ospedale?"
"Come in quello in cui sono stata io?"
"No, quello era l'ospedale dei bambini, il Gaslini, io ero in un posto un po' brutto, perchè le persone andavano lì prima di andare in cielo"
"Ma perchè stavi con la gente che moriva?"
"A volte mi scordo che non sei una bambina normale. Comunque si dice 'malati terminali', stavo con loro perchè erano molto tristi, avevano bisogno di qualcuno che gli stesse vicino e li ascoltasse"
"Quindi erano tutti vecchietti?"
"No, purtroppo ho incontrato anche un sacco di giovani"
"Ma è triste.. E come facevi? Piangevi?"
"Un sacco... ma stavo bene, sentivo di aver fatto qualcosa di buono ogni giorno, era una bella sensazione"
"Quindi ti piace aiutare gli altri?"
"Molto..."
"Anche se non aiutano te?"
"Non è vero che non mi aiutano. A volte aiutano senza che si veda"
"E come fai a capirlo?"
"Perchè inizi a stare bene e basta"
"Ma magari stai bene per altri motivi..."
"Si è vero, è complicato"
"Ma tu sei felice?"
"Io? Si. Sono felice"
"E perchè?"
"perchè sento che sto realizzando le cose che desideravo nella vita, per esempio alla tua età. Però per essere certa che sto prendendo la strada giusta ho bisogno che tu mi dica se ti piaccio o no, e se ti piacerebbe essere come me.."
"Non lo so. Cosa vuoi fare da grande?"
"Voglio cambiare il mondo..."
"E come?"
"Non lo so ancora. Scoprendo cose, scrivendo, dipingendo...."
"E cosa vuoi scoprire?"
"Ma non lo so!! Che domanda è??"
"Boh una domanda..."
"Va bene Carlotta, ora devo andare.."
"sei in ritardo?"
"Si, io sono sempre in ritardo. Quando inizierai a muoverti da sola senza che ti accompagnino ovunque ti renderai conto di quanto è difficile essere sempre in orario..."
"Ma a me piace stare in macchina un sacco di tempo!"
"Si, quando non guidavo io mi piaceva un sacco stare in macchina..."
"Quindi hai la patente??"
"Si.."
"Ed è difficile guidare?"
"Ti va se stendiamo un velo pietoso?"
"Quindi non sai fare le divisioni e non sai nemmeno guidare..."
"Pensi siano fondamentali nella vita queste cose?"
"No. Altrimenti starei a fare i compiti di matematica invece che parlare con te"
"hai sempre la risposta pronta.. è stato un piacere parlare con te..."
"Mica te ne vuoi andare??"
"Devo tornare a casa!"
"Mai hai detto che dopo la chiacchierata saremo andate a giocare con le barbie... Dove abiti?"
"Hai ragione. Rimarrò ancora un po'. Ora abito lontano, abito a Lisbona"
"Nel Portogallo?? Ma da sola????"
"Beh, non proprio da sola, condivido la casa con sei persone"
"E mamma, papà, nonna e Smilzo?"
"A Genova..."
"E Roberta, e Anna?"
"Sempre a Vallecrosia..."
"E perchè te ne sei andata?"
"Perchè sapevo che non vedevi l'ora..."
"Ma allora sei davvero me da grande?"
"perchè dovrei dirti una bugia?"
"Perchè io a volte le dico"
"Tutti le dicono.."
"Davvero?"
"Si"
"Perchè sei andata a Lisbona?"
"Perchè mi piaceva.."
"Perchè non mi dici mai tutto e rispondi solo a metà?"
"Perchè sennò è come se ti raccontassi il finale di un film...che senso avrebbe poi guardarlo?"
"E quindi io da grande sarò come te?"
"Esatto... Che ne dici?"
"Non sembri noiosa, non sembri cattiva, e sembri felice. Poi ti vesti come un'artista, e hai i capelli rossi....."
"E questo va bene?"
"Se avessi una sorella vorrei proprio che fosse come te. Ti va di rimanere qui?"
"Non posso, te l'ho detto devo tornare a casa.."
"Ma poi torni?"
"Non lo so, probabilmente si, ho bisogno di te..."
"Perchè?"
"Per non dimenticarmi mai di seguire i miei sogni..."
"Wow sono così importante per te?"
"Certo che lo sei.. senza di te non esisterei nemmeno io...quindi voglio che tu sia felice"
"Grazie..."
"No, grazie a te, per non aver mai seguito le regole e per essere sempre stata curiosa di scoprire il mondo!"

- Carlotta L'artista vs. Carlotta La Rossa nella prossima puntata-

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