Pioggerellina di marzo - Angiolo Silvio Novaro

Questa poesia è stata una delle prime che ho imparato alle elementari. Mi incuriosiva la parola "bruscoli". Così l'ho cercata sul dizionario, e ho scoperto che bruscoli possono essere i ramoscelli degli alberi, ma anche quella polverina fastidiosa che ti entra negli occhi quando c'è vento. In quel momento ho realizzato quanto mi affascinassero le parole, il loro significato, la loro etimologia e il loro uso.
La poesia è anche in tema con il clima di Lisbona, anche se altro che 'pioggerellina', diluvia da due settimane. Ed io mi chiedo: ma la gente che sostiene di amare la pioggia, esattamente cosa intende? Magari qualcuno me lo faccia sapere nei commenti. Godetevi la poesia!

Che dice la pioggerellina di marzo,
che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d’oro?

Passata è l’uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera,
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia,
domani uscira’ Primavera
guernita di gemme e di gale,
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d’ale,
di nidi,
di gridi,
di rondini ed anche
di stelle di mandorlo, bianche…

Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d’oro?

Ciò canta, ciò dice:
e il cuor che l’ascolta è felice.
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto.

-Angiolo Silvio Novaro

Commenti

  1. non hai letto il mio commento sotto?
    aspetto di sapere come morì la Dickinson..

    bella la poesia..
    forse chi ama la pioggia ama la ritmica..sempre uguale..
    che rassicura..
    come quando vedi il moto perpetuo delle onde del mare...

    un bacio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao carissima :) mi sono persa il commento sulla Dickinson, ma ti rispondo qui molto volentieri. Emily Dickinson morì di nefrite nello stesso luogo in cui era nata, ad Amherst, nel Massachusetts, il 15 maggio 1886 all'età di 55 anni, dopo essersi ritirata dal mondo all'età di 25 anni. Le uniche occasioni in cui è uscita di casa è stata per dei funerali, in pratica si dice che lei si sia ammalata e morta a causa della lunga catena di tragedie familiari che le stavano accadendo. (per questo si dice che sia morta nelle poche occasioni in cui è uscita dal suo isolamento). A tal proposito ti lascio un link interessante sulla sua affascinante biografia http://biografieonline.it/biografia-emily-dickinson

      e una poesia sulla morte,scritta da lei, che ho trovato qualche giorno fa e mi ha colpita particolarmente:

      Mi piace uno sguardo d'agonia,
      perché so ch'è sincero –
      L'uomo non può contraffare lo spasimo
      Né simulare, il rantolo –
      Gli occhi si fanno vitrei – ed è la morte –
      Impossibile fingere
      le perle di sudore sulla fronte
      infilate dalla familiare angoscia.

      Ho trovato in questa tesi (http://eprints.uniss.it/11508/1/Angioni_MF_Morte_in_Emily_Dickinson.pdf) un interessantissimo commento al riguardo: "Non c'è niente di più vero, di più sincero del momento in cui si muore. Dickinson lo sa,
      e, ferocemente ironica, amplifica questa constatazione con un'affermazione che lascia di
      stucco: "mi piace uno sguardo d'agonia": le "piace", perché it's true, "è sincero". Per
      quanto esagerati e artificiosi possano apparire questo verbo like e tutto il tenore del
      componimento che lo segue (o per quanto possano adombrare la concezione puritana
      del dolore come emozione principe, da onorare e augurarsi di provare), vi è in questa
      poesia una riflessione più profonda e comprensibile, meno crudele di quanto appaia a
      una prima lettura.
      Agonia deriva dal greco ἀγωνία, combattimento: è il periodo che precede la morte,
      l'ultima terribile lotta, lo sforzo supremo della natura per resistere al male – la morte –
      che opprime e vuol prenderci il corpo – e l'anima. Un uomo in simili condizioni getta
      ogni maschera, è sé stesso nudo di fronte all'abisso, e, anche, a chi, intorno al letto, lo
      veglia." spero di averti dato degli spunti interessanti ^_^

      Per quanto riguarda la pioggia, è vero è bello ascoltarla, è rassicurante la sua costanza e la sua forza. Ma nello stesso tempo ingrigisce, spegne il paesaggio, lo accende di odori ma lo priva dei suoi colori, e per le persone malinconiche e meteropatiche come me rende drammatico persino l'atto di alzarsi dal letto. Per questo non mi piace, mi fa sentire autorizzata a non fare nulla, anche quando essere pigra è dannoso per me stessa; è un circolo vizioso di negatività. Ma forse la chiave sta nel fingere di vedere il sole anche quando là fuori si sente solo il canto della pioggia.

      Un abbraccio <3

      Elimina
    2. Ho letto quello che mi hai indicato..grazie!!
      di te mi piace che non ti fermi mai all'apparenza...alla prima impressione..
      e guarda che capolavori di commenti...non sei mai banale!!
      grazie per essere così.

      Elimina
    3. Grazie a te per continuare a leggermi e commentarmi, mi spingi sempre di più a guardare oltre ^_^ Un grande grande abbraccio <3

      Elimina
  2. La pioggia forse piace a chi la vede come una forza purificatrice, che "lava via" qualcosa. Nella letteratura del bene contro il male la pioggia appare spesso nel momento di massima tensione e quindi di catarsi, è come se segnasse un passaggio, un po' come in questa bella poesia.

    La pioggia poi è imprevedibile, appare e scompare come e quando vuole lei, non come il giorno e la notte che si sa già quando stanno per arrivare, questo magari può affascinare qualcun altro.

    Tuttavia continuo a preferire il cielo azzurro carico delle giornate serene.

    L

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ascolta. Piove
      dalle nuvole sparse.
      Piove su le tamerici
      salmastre ed arse,
      piove sui pini
      scagliosi ed irti,
      piove su i mirti
      divini,
      su le ginestre fulgenti
      di fiori accolti,
      su i ginepri folti
      di coccole aulenti,
      piove su i nostri volti
      silvani,
      piove su le nostre mani
      ignude,
      su i nostri vestimenti
      leggeri,
      su i freschi pensieri
      che l'anima schiude
      novella,
      su la favola bella
      che ieri
      t'illuse, che oggi m'illude,
      o Ermione.

      Odi? La pioggia cade
      su la solitaria
      verdura
      con un crepitio che dura
      e varia nell'aria secondo le fronde
      più rade, men rade.
      Ascolta. Risponde
      al pianto il canto
      delle cicale
      che il pianto australe
      non impaura,
      né il ciel cinerino.
      -tratto da: La pioggia nel pineto, D'annunzio

      La pioggia sa essere tanto poetica nella vita dell'immaginario, quanto una rottura di scatole nella vita quotidiana. Forse dovrei solo togliermi la convinzione limitante che io sia una persona meteropatica, e semplicemente scostare il sederino dal letto ogni giorno, senza farmi influenzare da qualcosa su cui non posso avere il controllo.

      "Il meteoropatico è particolarmente predisposto, non si sa ancora per quali precisi motivi se non, secondo alcuni, per situazioni di intenso stress, ad un cambiamento d'umore e/o di condizioni fisiche a seguito di intense variazioni dello stato dell'atmosfera. Normalmente il meteoropatico accusa disturbi prima che si verifichino mutamenti delle condizioni meteorologiche, ha quindi una fase acuta corrispondente alla variazione del tempo ed una rapida attenuazione con scomparsa dei sintomi coincidente con la fine della perturbazione atmosferica.

      Nella fase precedente la mutazione atmosferica possono presentarsi stati di irritabilità, generico nervosismo, insonnia; con l'arrivo del fenomeno climatico acuto si accusa debolezza, apatia, depressione.

      Le meteoropatie più frequenti sono collegate all'insorgenza di episodi ventosi o temporaleschi accompagnati da una diminuzione della pressione atmosferica, pioggia, umidità e cielo nuvoloso." Pensa che c'era un periodo in cui la mia depressione era scatenata dalle giornate intense di sole, quelle che tanto amo adesso, tanto mi facevano venir voglia di morire in passato. Finchè un giorno, dopo tantissimi giorni di pioggia, avevo notato che uno spicchio di sole stava avanzando tra le nuvole nerissime. Quel giorno ho pensato che proprio quel raggio di sole era il mio regalo, e da lì ho iniziato ad apprezzarlo molto di più che la pioggia.
      E poi nulla, ho scoperto subito dopo il cielo azzurro di Lisbona, e da lì non sono più tornata indietro.
      La pioggia mi piace soltanto quando sto già facendo qualcosa, in rilassatezza, e il suo suono fa da sottofondo. La pioggia riesce a piacermi, a patto che io non debba per forza uscire, e casualmente sono costretta a muovermi in bicicletta. Ma la forza purificatrice della pioggia l'ho sperimentata qualche giorno fa. Tornavo dalla palestra, dovevo per forza andare in bici fino a casa, per non lasciarla troppo tempo lì nei dintorni, dove già mi avevano rubato le luci. A parte l'impossibilità di vedere perchè gli occhiali si riempiono di fastidiose goccioline, la sensazione dell'acqua fresca sul viso mentre correvo, è stata piacevole. Cinque minuti dopo essere arrivata a casa è spuntato il sole. L'ho letto come un segno del destino; in quel momento la pioggia era il mio passaggio all'atto successivo, era necessaria.

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