29:55

Va bene, nessuno può capire il titolo di questo post, ma lo so io, ed è già abbastanza così.
Avevo bisogno di dargli quel titolo, perchè penso sia il miglior riassunto di queste mie ultime 48 ore.

Diffamazione. Tutti conoscono il significato di questa parola.

"Per diffamazione, in diritto, si intende una condotta mirante ad offendere e/o screditare la reputazione di una persona.
Nella maggioranza degli Stati del mondo, è considerata un delitto punito dal codice penale, ma comporta anche la condanna a un risarcimento civile. La diffamazione può anche coesistere con una lesione del diritto alla riservatezza della vita privata, da contemperare al diritto alla libertà di espressione dei fatti veritieri."

Ecco, non c'era nemmeno bisogno di riportare la definizione, ma così tanto per chiarezza, e tanto per ricordare che essendo riconosciuta come reato, significa che può veramente ledere chi è oggetto di una condotta del genere.
La diffamazione è così tanto spesso sottovalutata, perchè in effetti la credenza comune è che una persona non può davvero stare male per ciò che dice la gente, non può davvero rovinarsi la vita per colpa di ciò che dice la gente, non può pensare di suicidarsi per ciò che dice la gente.

Indovinate? Si, alcune persone possono davvero suicidarsi, o nel migliore dei casi soffrire, solo per ciò che dice la gente, che sia vero oppure no ciò che viene detto. Ne abbiamo dei tristi fatti di cronaca più o meno recenti, abbiamo le ragazzine colpite da bullismo che si uccidono, abbiamo le donne che si suicidano perchè sono stati divulgati dei video privati solo per vendetta, solo per screditare di proposito la sua persona, abbiamo la gente che per false accuse e false dicerie sul suo conto è costretta a scappare o nascondersi, o cambiare identità.

La diffamazione è un fenomeno comune, che consiste anche solo nel riferire all'amico dell'amica del cugino della sorella di chissàccchì cose su una persona; che siano cose private, che siano cose vere, che siano cose inventate, fa schifo in ogni caso. Insomma, mi chiedo, non ha altro di meglio da fare la gente che parlare dell'altra gente? Spesso curiosare nella vita degli altri e tentare di influenzare negativamente l'opinione altrui al riguardo, è solo un modo per evadere dalla noia della vita quotidiana; vi darò un consiglio: fatevi una vita vostra, è molto più produttivo a lungo andare. E poi la leggenda narra che si può campare addirittura 100 anni. Si, è anche vero che sto vedendo gente che sta campando 100 anni senza essersi fatta i fatti propri nemmeno un giorno della propria vita, ma questa è un'altra storia, e già che comunque la pietra filosofale non siamo ancora in grado di sintetizzarla noi alchimisti, direi che potrebbe essere comunque un buon inizio occuparsi di rendere interessante la propria vita senza interferire con quella degli altri.

Dove voglio arrivare?
Purtroppo avrete ancora parecchio da leggere prima di capire il senso che voglio dare a questo mio post, ma se avrete ancora un po' di pazienza, vi prometto che sarà divertente andare avanti, e vi lascerà persino qualcosa su cui pensare alla fine.

Ieri non sarei dovuta andare in laboratorio: il mio professore non c'era, e il motore del mio strumento si è rotto, pertanto non potendo andare avanti con il lavoro, ed essendo da sola in lab, sarebbe stato perfettamente inutile andarci. Così per la prima volta da marzo mi sono presa un giorno libero.
E' una bizzarra casualità che nell'unico giorno di libertà che mi ero concessa, qualcuno aveva bisogno di me in laboratorio. Così senza esitare mi sono vestita, ho preso il treno, e sono andata in laboratorio come ogni santo giorno della mia vita.
C. è una ragazza particolare, è l'unica con cui io sia realmente riuscita a legare in questo contesto universitario nuovo in cui mi trovo, in cui non ci sono studenti (solo ricercatori, professori o dottorandi) e soprattutto dove sono tutti portoghesi.
Insomma un gran vantaggio, sono stata costretta ad imparare a comunicare davvero bene in portoghese per sopravvivere, e l'inglese è solo una scialuppa di salvataggio per le cose più tecniche di cui discutere in laboratorio. Il mio grosso problema è che spesso e volentieri mi sentivo abbastanza sola, abbandonata ed esclusa. No non è vero, non era un grosso problema, ma non riuscivo ad essere social come avrei desiderato essere. Finchè un giorno C. non è venuta da me mentre fumavo una sigaretta, dicendomi che per fortuna c'era qualcun altro con cui poteva prendersi una pausa fumo, visto che tra le altre cose siamo le uniche due dello stesso gruppo di ricerca a fumare.
Mesi dopo, e dopo aver acquisito un grado di confidenza abbastanza alto, che difficilmente nella vita in generale riesco a raggiungere con persone totalmente estranee, mi ha confessato di avermi 'approcciata' perchè dall'apparenza aveva la sensazione che noi avessimo molte più cose in comune di quanto immaginassimo.
Aveva ragione.Non è molto più grande di me, ha 30 anni. Ma ha già una figlia, e relazioni sociali molto complicate.
Stare ad elencare tutte le cose che ci accomunano sarebbe davvero troppo lungo, ma sembra davvero che abbiamo vissuto la stessa vita in due stati differenti.
Non ho mai mai mai trovato nella mia vita qualcuno di così tanto simile a me, sia nel carattere, sia nelle esperienze, sia nel modo di pensare. E questo mi rende felice, mi rende ancora più fiduciosa del fatto che le persone non si incontrano mai per caso nella vita, e che davvero ho forse qualcosa di più importante da fare qui in Portogallo che semplicemente studiare, preparare la mia tesi ed eventualmente rimanere per un PhD.

Lei ha/aveva (non l'abbiamo ancora capito) una relazione a distanza molto complicata e molto malata, con un uomo più grande di lei di una decina di anni, che non è il padre di sua figlia (dai, lo so cosa state pensando, si dai ditelo nelle vostre testoline, ma per favore, tenetevelo per voi dopo).
Insomma, due giorni fa si sono lasciati, non si capisce molto bene perchè, ma immagino che la gelosia sia il movente principale; lui è morbosamente geloso, a tal punto da averle chiesto di installare un'applicazione per sapere esattamente quale è la sua geolocalizzazione ogni momento. Un giorno le ha chiesto di mandargli un selfie mentre era con me perchè non credeva che lei passasse così tanto tempo con una ragazza. Non le ho mai chiesto perchè fosse disposta ad accettare tutto questo, non sono domande da fare, e soprattutto in cuor mio so di aver accettato talmente tante cose che hanno sotterrato la mia dignità, e so di averlo fatto senza un motivo particolare e senza rendermi conto di come la mia vita stesse peggiorando e di come la mia dignità stesse diminuendo, che se avessi chiesto "perchè?" lei avrebbe solo risposto: "perchè sento che è giusto così". E come spiegazione non fa una piega. Ma ero pronta da un momento all'altro a un punto di rottura. Ho sentito troppe discussioni al telefono senza alcun senso logico, ed essendomi ritrovata in situazioni troppo simili, prevederne l'epilogo non era proprio per niente dura.
E così al famoso punto di rottura, lei è crollata.
Mi aveva raccontato che da quando è rimasta incinta ha smesso di rovinarsi la vita con relazioni tossiche, mi ha raccontato di come si è resa conto di cosa davvero fosse l'amore nel momento in cui ha visto per la prima volta sua figlia, e di come da quel momento abbia smesso di intossicarsi anche con sostanze. Le piaceva particolarmente la cocaina. E proprio in quella voleva rifugiarsi ieri; ma non l'ha trovata, e per la prima volta nella sua vita, insieme ad un suo amico, ha sniffato dell'MD. E così ieri era in laboratorio, era fatta di MD ed era fragile ed indifesa. Mi ha solo chiesto perchè non c'ero.
Mi ha solo detto di essere in lab a lavorare fatta di MD. E' stato fin divertente leggere quel messaggio, mi immaginavo lei sorridente e in trip a tentare di sintetizzare polimeri conduttori, e mi spiaceva un po' non essere lì a farmi due risate con lei. Ma poi subito dopo mi ha spiegato di essersi lasciata, mi ha spiegato che stava male, mi ha detto che aveva solo voglia di vedermi, di parlare.
Ho lanciato gridi silenziosi alle persone per un sacco di tempo, e non sono mai stati colti. Ho acquistato la sensibilità necessaria per capire che in quel momento dovevo solo vestirmi ed assicurarle che in un'ora sarei arrivata.
E ho fatto bene.
E le ha fatto bene.

Oggi sono tornata in laboratorio, oggi sì che dovevo lavorare.
E qualche ora dopo è arrivata anche lei, con due occhiaie spaventose, e l'aria di chi dovrebbe rimettere assieme tutti i pezzi con tanta colla.

Ci sono due cose che non capisco, e che forse non capirò mai: la prima è perchè quando si decide di fare finita una relazione, si continua a sentirsi con l'altra persona fino a distruggere tutto il possibile con insulti e schifezze del genere. La seconda è perchè la gente, così a caso, arrivata a un certo punto decide di piangere in mia presenza e vomitarmi addosso tutto il proprio malessere, come se io potessi realmente fare qualcosa per risolvere i turbamenti, le ansie, e le malinconie che si portano appresso.
Forse ispiro tanta ma tanta fiducia, in effetti quando succedono queste cose cerco solo di esserci, e più o meno chiunque sa che qualsiasi cosa mi venga riferita me la tengo per me. Io e Cami abbiamo legato così, stavamo soltanto ripassando chimica organica insieme in vista dell'esame, velatamente ci sopportavamo pure poco in quel momento della nostra esistenza, ma poi così dal nulla, nel bel mezzo dell'aula studio, mentre tentava di ripetermi cos'è una sostituzione nucleofila, è scoppiata a piangere. La colpa non era della chimica organica, ma sarebbe comunque stato un motivo plausibile.

Oggi ero a mensa con C., stavamo tranquillamente mangiando, e per la prima volta eravamo solo noi due al tavolo. Ad un certo punto le è arrivato uno screenshot. Qualcuno aveva scritto un messaggio diffamatorio al suo ragazzo/ex (Boh non so come definirlo), in cui sostanzialmente c'era scritto che lei era la persona peggiore del mondo, che era una pessima figlia, una pessima amica e una pessima compagnia. Il tutto firmato da un nome maschile, specificando che se si fosse chiesto a C. avrebbe detto di non conoscere nessuno con quel nome. E grazie al cazzo, facile così no? C. in effetti non conosce nessuno con quel nome, e tra l'altro in Portogallo è molto comune trovare omonimi (davvero, sembra che tutti si chiamino con gli stessi due o tre nomi e cognomi e che sia finita lì l'inventiva portoghese sull'appellare gente). Va beh non mi dilungherò sul raccontare la continuazione di questo evento, anche perchè mi serve solo come pretesto.
Insomma, C. è scoppiata a piangere dopo poco, ed io non sapevo davvero cosa fare. E così le ho solo stretto le mani.

Questo evento di oggi mi ha innescato un sacco di pensieri.

Torniamo un secondo al titolo del post, che è 29:55.
E' un tempo, significa 29 minuti e 55 secondi. E' il tempo esatto che ci ho impiegato a riassumere alcune delle cose più sbagliate che mi sono successe nella vita fino ad ora.
Registrandolo, riascoltandolo, e mandandolo al giusto destinatario, mi sono resa conto di quanto l'opinione degli altri abbia influenzato negativamente la mia vita, pur autoconvincendomi che non me ne fregava assolutamente nulla delle dicerie, vere o false che fossero.
Eppure non è vero. La qualità della mia vita, per un certo periodo, è peggiorata parecchio per colpa di ciò che la gente riferiva di me, del modo in cui mi criticava, e del modo in cui metteva in guardia le persone accanto a me. Certa gente per un lungo periodo di tempo, ha mirato a creare appositamente pregiudizi sul mio conto per isolarmi. Wow bella questa teoria del complotto. Eppure è successo davvero, e rivedendo tutto dall'esterno, e con distanza sia emotiva che temporale, non riesco a trovare un motivo alla cosa; l'unica cosa che mi viene in mente è che alcune persone non hanno più condiviso le mie scelte, che sono diventate invidiose del fatto che io riuscivo ad esprimermi al meglio di me stessa e loro no. Molte di queste persone non leggeranno questo post per il fatto che il loro cervello è talmente fottuto dalle droghe pesanti, che probabilmente hanno persino scordato come si fa a leggere. Molte non possono leggerlo perchè sono già morte di overdose, o di suicidio a causa della droga.
Non ce l'ho con nessuno, ma se mi avessero chiesto aiuto invece di puntarmi il dito contro e cercare di solarmi, io li avrei aiutati. Ciascuno di loro. Perchè si può dire qualsiasi cosa di me, potete darmi della troia, potete darmi dell'egoista, potete persino dirmi che sono una psicopatica che porta solo merda nella vita delle persone, ma non è di sicuro possibile dire che io abbia mai negato aiuto a chi me l'ha chiesto. La costante della mia vita infantile era sentirmi dire dalla mia famiglia che ero egoista, e attribuivano la colpa al fatto che fossi figlia unica, della serie "poverina, è fatta così" ma contemporaneamente colpevolizzandomi e facendomi sentire da schifo proprio per questo; la mia reazione è stata quella di aiutare sempre e comunque il prossimo, sia quando aveva il coraggio di chiedermelo, sia quando non riusciva.
Per cui, a volte basta pensarci due volte prima di decidere di diffamare una persona solo perchè è diversa; a volte la differenza può essere un arricchimento, ed io sono proprio quella che sono grazie al fatto che non ho mai schifato chi è diverso da me. Non sto dicendo che si debba essere amici di tutti in qualsiasi caso, ma ho imparato che dentro a chiunque c'è del buono; anche dentro al capo del partito fascista che ho beccato in hospice anni fa, anche dentro a una tossica ad un angolo della strada, anche dentro a chi non condivide i nostri stessi valori.
Non sto più chiedendo al mondo esterno di trovare il buono dentro di me, è stata per me già una vittoria trovarlo per conto mio, realizzare che c'è, e che nessuno mai me lo porterà via.

Quei 29 minuti e 55 secondi, sono simbolici del fatto che ciascuno di noi ha un passato, ha dei lati oscuri, ha delle cose che possono non piacere. Nessuno è perfetto, anche se ce lo raccontiamo in continuazione. Nessuno ha la coscienza perfettamente limpida. Tutti abbiamo dei difetti, degli scheletri nell'armadio, un passato con cui convivere.
Ci sono persone che ne hanno più di altre, o persone che semplicemente riescono a nascondere e reprimere meglio i propri demoni, ma nessuno è esente da questo.
Tutti siamo passibili di giudizi negativi, e non ho ancora conosciuto nessuno a cui realmente scivoli addosso senza fare male un insulto, diretto o indiretto che sia.

Esistono persone che pensano troppo, che hanno pensieri strani, che a forza di vivere la vita nella maniera che ritengono più autentica, cercando di non lasciarsi influenzare dalle convenzioni, da ciò che vuole per loro la società, finiscono schiacciate. E quando finisci schiacciato, può essere davvero un bel casino capire di nuovo come trovare il tuo spazio nel mondo, e come esprimere il potenziale che si portano dentro.
Questo è proprio il caso di C. e anche il mio.
E purtroppo per chi ci avrebbe voluto vedere davvero schiacciate, davvero messe male, davvero senza via d'uscita, la nostra intelligenza ci ha portato a tirarci fuori dal buco nero, e fare davvero la strada che si desiderava.
C. è al primo anno di dottorato, ha tre lauree e ha già delle pubblicazioni durante il master (cosa parecchio rara). E' brillante, attiva, e anche lei ha un forte lato artistico.
Lei è l'esempio di come le persone intelligenti possono davvero fare tutto.

Il morale di questo post vuole essere uno solo: accettate le persone. Accettatele per ciò che sono e senza giudicarle. E' ovvio che non bisogna accettare tutto nel senso di subire il brutto carattere di un partner o roba del genere. Intendo accettare nel significato più aperto e autentico. Intendo accettare per lasciare la libertà di esprimersi. Il passato ha questo nome proprio perchè è passato. E' un vero peccato compromettere ciò che una persona può darci ora, nel presente, solo perchè ci si basa sul suo passato, o sulle parole riferite da altri. Accettarsi è l'unico modo per permettere a tutti di aprirsi, senza il timore di soffrire per colpa di ciò che pensa la gente.

E' una visione utopica la mia, ma per il futuro vorrei un mondo in cui non si abbiano pregiudizi, e in cui non si abbia paura di tendere la mano a chi è diverso da noi.

E tutto questo è possibile iniziando da un piccolo fondamentale passo: smettere di parlare male degli altri.

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