Il quarzo è un materiale un po' snob

Oggi è una giornata così frustrante.
Anzi in realtà è l'intera settimana ad essere parecchio frustrante.
Era iniziata bene, il 1 maggio era festa ed era stata una giornata attiva, bella, mi era piaciuta. Avevo fatto un sacco di cose utili e che mi piacevano, quindi pensavo che sarebbe stata una settimana attiva e promettente.
Invece sono esattamente tre giorni che non faccio che combinare casini in laboratorio. Come se non riuscissi a concentrarmi, come se non avessi abbastanza energie per fare (bene) quello che dovrei fare.
Mercoledì ho rotto un tubo di quarzo spesso mezzo centimetro (quindi in teoria anche abbastanza impossibile da rompere), e subito dopo un altro tubo in quarzo che è un pezzo fondamentale per la pompa a vuoto.
Ieri non ho rotto nulla, ma in vetreria mi sono bruciata una mano con del quarzo bollente.
Oggi, proprio appena arrivata, di prima mattina ho rotto un altro tubo in quarzo, e visto che non voglio farmi bastare i cocci rotti, ne ho rotto anche un altro proprio mentre ci stavo mettendo il mio campione dentro. C'è da dire che questa seconda volta non è proprio colpa mia, insomma, ho solo dato un colpetto leggero al tubo con un dito, per far scendere un pezzettino di metallo che si era incastrato, e boom, il tubo si è rotto.
Il fatto di rompere tutti questi tubi di quarzo, è per me molto svantaggioso, perchè in questo laboratorio nel bel mezzo del nulla nei pressi di Lisbona, non esiste un tecnico del vetro, e pare non esista nemmeno la concezione di comprare i pezzi di vetreria già fatti. Di conseguenza, ogni singolo pezzo di vetreria devo farmelo da sola, in un'officina che sembra un capannone abbandonato, e pieno di tubi in vetro e quarzo delle più svariate forme e dimensioni, tutti impolverati ed impilati su un giga tavolo.
Lavorare il quarzo è difficile; fino ad ora non l'ho mai fatto da sola. Ma oggi il mio prof ha deciso che è il momento che io vada e lo faccia da sola. Spoiler: non ce l'ho fatta.
Parecchi problemi si sono presentati, il primo di tutti aprire correttamente le valvole delle bombole di ossigeno, in modo da non far esplodere tutto (cosa poco conveniente anche grazie al fatto che l'edificio accanto all'officina del vetro è un reattore nucleare, quindi non si sa mai che oltre a suicidarmi non scateni anche un disastro ambientale). Secondariamente, gestire la fiamma di quell'aggeggio malefico con cui si fanno le cose con vetro e quarzo, è maledettamente difficile, e se giri troppo velocemente le fottute rotelline che erogano l'ossigeno e il combustibile, hanno luogo degli scoppi, che no, decisamente non sono sono piacevoli. Eppure a vederlo fare agli altri mi sembrava così easy. E invece no. Ad ogni modo, dopo svariati tentativi e dopo svariati scoppi, sono riuscita ad ottenere la fiamma giusta, e anche a gestirla per almeno 65 secondi (evviva me). Bene, ho tentato di infilare nella fiamma il dannato tubo, danneggiato in due parti, cercando di fare ciò che sembrava essere la cosa più facile. Non so se la fiamma fosse troppo fredda per fondere il maledetto quarzo, oppure se gli orrendi e scomodissimi occhiali da saldatore mi impedissero di vedere chiaramente cosa io stessi facendo, fatto sta che è venuto nammerda. Quindi nulla, mi sono 'arresa'. Ho spento tutto, ho chiuso le valvole, ho chiuso l'officina e sono tornata all'ovile con una punta di disagio e una marea di frustrazione da gestire.
Dunque, il tubo mi serve.
E mi serve anche rimediare ai mille mila tubi che continuerò a rompere (mamma ha deciso di farmi maldestra e spesso distratta..che palle) senza dover ogni volta disturbare qualcuno che mi assista.
Quindi nulla, ora pubblico questo, mi alzo, e vado ad aggredirlo il quarzo! Ma prima chiederò al prof di insegnarmi come si deve a gestire quell'aggeggio infernale delle fiamme, e a trattare con un materiale antipatico e snob come il quarzo. Si, il quarzo è un materiale un po' snob, e devo dire con tratti caratteriali abbastanza narcisisti. Per non parlare poi dei suoi sbalzi di umore. I metalli sono molto più corretti, forse dipende dal fatto che non sono dei disordinati amorfi, ma hanno un bella struttura cristallina ordinata, e spesso e volentieri ben visibile.
E niente, ora mi alzo, e vado a diventare pure un'artista del vetro (del quarzo, anzi).
Che fatica vivere.

La vetreria
PS - piccolo aggiornamento del giorno dopo: Ho passato il pomeriggio a 'giocare' con il quarzo. Il mio professore penso sia il migliore insegnante che io potessi desiderare, e ho capito che c'è differenza tra l'essere un semplice professore ed essere anche un insegnante. Ed io alla fine ho superato la paura di far esplodere tutto, e sono addirittura riuscita a fare (dopo centinaia di tentativi) un tubo decente, senza buchi o difetti, che tiene bene il vuoto.
Tutto è bene ciò che finisce bene!

Commenti

  1. Ciao Carlotta, secondo te, qual'è la differenza tra l'essere un semplice professore ed un essere insegnante?
    "In tutto ciò che devi far il lato bello puoi trovar, lo troverai e... op, il gioco vien". M.P.

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    1. Riciao :) allora, in questo momento della mia vita, più che nel momento in cui ho scritto il post, so rispondere a questa domanda. Per esempio, sono a lavorare adesso, nella stessa università dove ho fatto la tesi (cioè la stessa di cui parlo in questo post), ma purtroppo con un prof. diverso.
      Il prof. della tesi, mi ha supportata e spronata, mi ha dato compiti semplici ma efficaci per andare avanti nel progetto di ricerca, per migliorare e progredire, accogliendo sempre con ironia e come occasione di insegnamento gli sbagli (tanti) che facevo.
      Il prof. di adesso non mi fa sentire supportata, non mi insegna nulla e pretende che io impari tutto da sola, solo se indispensabile mi dà qualche nozione e mi segue in laboratorio. Non ha un briciolo di pazienza, e se gli faccio notare degli errori che ho fatto, invece di incoraggiarmi e spiegarmi come fare meglio, si innervosisce. Esercita la mia autorità su di me bocciando le mie idee ogni 3x2 e mi fa sentire così molto sottovalutata. Boh secondo te quale dei due è un insegnante?

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  2. Ciao Carlotta, sicuramente è più insegnante il primo prof. che hai avuto. La differenza sostanziale tra i due è il livello di coscienza: il primo ti ha aiutato a essere ciò che sei, sa cosa deve fare e la responsabilità che ha nel formare nuovi insegnanti, non solo della materia scolastica, ma di vita. Il secondo, da come l'hai descritto, è una persona che non ha piena stima di sé, e sta facendo ricadere sugli altri una propria mancanza di fiducia, si auto-sottovaluta, sfoga, forse, la delusione di sogni non realizzati, altre possibilità lavorative, sfiducia nel mondo e nel genere umano. Così, purtroppo, ragiona tale persona: se non ci sono riuscito io, non è possibile che ci riescono gli altri.
    Mi dispiace che tu abbia persone di questo tipo, ma so che, in un modo o nell'altro, ce la farai ad essere, fare e avere tutto quello che senti in te. Quindi, buona fortuna e ti auguro tutto l'amore dell'universo.

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  3. Un vero insegnante, o maestro, è colui che forma altri maestri. Essi hanno lo scopo di far capire e intuire ai propri allievi che possono, anzi, sono alloro volta maestri. L'atteggiamento del tuo primo prof. rispecchia questo pensiero. Come anche la tua maestra delle elementari Elvira; questi sono "maestri di vita", i quali sanno vedere la vera potenzialità del singolo e cercano di farsi che emerga l'essere che siamo e sentiamo di essere.

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    1. Elvira è una grande, senza di lei non avrei mai fatto nessun passo in direzione di cià che sono ora! Comunque, anche riguardo al mio capo attuale, non voglio arrendermi, farò breccia prima nella sua parte razionale, dimostrandogli davvero le mie capacità, del resto, non posso pretedere nulla senza prima dimostrare cosa sono in grado di portare avanti. Devo sforzarmi molto, mi sento abbastanza spronata. Secondariamente voglio sfondare il suo lato umano, voglio essere sorridente, non voglio assecondare il suo grigiore, e per Natale gli regalerò un bel tiramisù fatto da me. Senza fraintendere, non sono capace a fare la ruffiana leccaculo, e forse proprio per questo mi sono fatta un bel po' di 'nemici' in ambito accademico, proprio per il mio fare sempre e comunque di testa mia. Stavolta è un po' diverso, voglio dimostrarare davvero al prof chi sono, da molti punti di vista, non solo quello accademico, benchè sia il più importante. Devo lavorare con lui ancora per molto tempo, e se vogliamo che il nostro rapporto sia di arricchimento per entrambi, dobbiamo sforzarci, e per una volta sono pronta io a fare il primo passo. Amo ciò che sto facendo, anche se troppo spesso, ultimamente, me lo sto dimenticando. Ci vuole coraggio, e bisogna combattere l'apatia.

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  4. Si sempre sorridente, ma veramente, senza ipocrisia. Spero per te e per il tuo capo che il vostro rapporto finisca per essere ottimale ad entrambi e vi auguro tutto l'amore dell'universo.

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