il gigante e la bambina hanno il brutto difetto di vedere il mondo da altezze diverse

"Potrebbe apparire una versione distillata del mio essere; i fantasmi dei nostri passati si sono stretti la mano e adesso camminano a braccetto davanti a noi, quando attraversiamo i piani e le dimensioni inclinate delle nostre fantasie.
O più semplicemente, quando le nostre scarpe… pesanti e nere, che percuotono la terra con violenza, leggere e ballerine, All Star insanguinate, diventano una cosa sola per grazia dei nostri passi sincronizzati.
Arrivo al cuore, perché il gigante e la bambina hanno il brutto difetto di vedere il mondo da altezze diverse…ma potremmo prendere una scala, e salire fino alla luna, e lì, dondolando sulla falce, non dovremmo preoccuparci di quei pochi centimetri, no di certo, perché avremmo l’infinito di sotto e di sopra, e saremmo sospesi fra l’alto e il basso.
E nel nostro cullare non ci saranno né mimi, né cani, né clown, ma solo incensi e melodie angeliche, e le creature del cielo ci guarderanno invidiose, e si mangeranno le ali. Desidereranno diventare mortali per assaggiare i brividi dell’infinito, e cercheranno, frenetiche, i frammenti d’amore che lasceremo cadere con i nostri baci. Diventeranno fiocchi di neve? Oppure zucche di Halloween? Coriandoli, forse? Lo sceglieremo noi, plasmeremo le nostre sensazioni…
Oppure, resteremo qui fra di voi, e ci parleremo con la mente nei sabato sera insonni, quando ci ritroveremo nello stesso posto, in mezzo alle stesse persone, e ci guarderemo di sfuggita fra le luci rosse e soffuse di un concerto in un seminterrato. E non saremo per niente romantici, non ci baceremo né daremo segno di conoscerci, ma poi piangeremo per la nostra idiozia…
Le nostre ferite sono identiche, combaciano perfettamente i nostri lucchetti con le catene, e i nostri profumi di frutta e gigli ci accompagneranno nelle primavere e negli autunni lontani, fra i cuscini di piume scricchiolanti e letti duri e freddi nello stesso identico modo, letti lontani secondi luce ma giorni di cammino,  e ore di strazio.
Ma ricongiungendoci nel nulla, come promesso, allevieremo questa nostra lontananza terrestre, e ci incontreremo nel crocevia delle fasi di estasi dai sogni, in quei momenti che sanno di corallo in cui il sogno e il corpo svaniscono l’uno nell’altro, ed esistono solo inconsce proiezioni mentali fuori da ogni controllo logico, che si catapultano nei luoghi più impensabili della depressione. E forse al risveglio ricorderemo di questi nostri rapidi appuntamenti sulle cime delle montagne, ricorderemo delle fughe delle nostre anime che si sono cercate per attimi nel mondo, prima di tornare a noi.
Oppure, se avremo voglia di rimanere terrestri anima e corpo, senza alcuna intenzione di alienarci e di sembrare più diversi dagli altri di quanto già non siamo, mangeremo lo zucchero filato sotto la pioggia.
L’orribile cotone zuccherato si scioglierà sulle mani e candirà come una glassa i nostri arti, e magari sembreremo di vetro, noi che siamo fatte di quella carne pallida che ci fa già sembrare morte, e viviamo di contrasti fra capelli e pelle e occhi, e siamo come tutti gli altri, ma leggermente diversi, perché morti sul dolore e rinati dalle lacrime, e portiamo con noi quel fagotto di ombre che ci fa ringraziare ogni giorno il cielo per non averci ancora squarciato il cuore.
Sapete che a volte si aprono buchi nel tempo? Di solito sono talmente piccoli che solo foglie o nubi, o fiori appassiti, riescono a passarci attraverso; ma quando questo succede, è facilmente avvertibile.
E  tutti gli esseri e le cose su cui si posa lo sguardo appaiono come protagonisti di antiche foto…e se si fa proprio attenzione, si può anche individuare con certezza da che periodo provengono questi elementi che turbano le giornate presenti;
Nel quale potremmo esistere senza essere viste, e fra fiumi in secca e cancelli, quella sarà la nostra casa, casa senza mura né cemento, ma con soltanto il vento e la pioggia, e il sole e scaldarci al risveglio. Potremmo inventare scale e cibi raffinati, e con il potere dell’immaginazione li faremo materializzare fra i prati. E se ci sentiremo sole inviteremo i nostri amici; visibili, invisibili, o forse morti, cosa importa? Gli offriremo vino dei satelliti di Marte e lepri e conigli della metadimensione, animali premurosi, che si fanno mangiare spontaneamente, affidandosi con fiducia alle loro dodici vite.
L’orologio da taschino che possiedo mi indica che manca poco tempo all'anniversario della nascita del possessore delle All star insanguinate, e non mi resta che dire grazie…grazie per essere nata e grazie per essere sopravvissuta."

26 Gennaio 2007 - Trovata in una cartella nascosta nel mio hard disk esterno. Era una dedica a qualcuna. A lei, che non nominerò qui, ma che si riconoscerà immediatamente in queste parole, se un giorno le leggerà.

Commenti

Altri post popolari sul blog

Ode alle patate fritte - Pablo Neruda

Pioggerellina di marzo - Angiolo Silvio Novaro

Addosso al viso mi cadono le notti - Patrizia Cavalli

Il Papavero Rosso - Louise Glück

Sei bella