prime lacrime

Ieri all'hospice ho pianto per la prima volta. Il sognor Molinelli, era il capo della sede del Partito Fascista a Genova. Ma è anche una persona coltissima, meravigliosa fantastica. Due domeniche fa, ho passato una mattinata a dir poco surreale. Lui aveva scoperto da poco di essere nella fase terminale della sua malattia, e questo lo aveva mandato in profonda crisi. Abbiamo parlato a lungo sul senso della vita, della sofferenza, ma poi la nostra attenzione si è spostata su altre cose, e abbiamo parlato di libri, città, della mia Lisbona, del fatto che ha lavorato alla ItalSider di Cornigliano, fino ad arrivare al "demone nero" del Fascismo, che lo inghiottì. Ma lui ci credeva profondamente in quella concezione, e mi ha spiegato nel dettaglio ogni passaggio della sua vita -fin dall'infanzia- che l'ha fatto diventare un gerarca fascista.
Un uomo lucido, fedele alle proprie convinzioni. Mercoledì sono tornata a trovarlo. Benchè le ostre idee politiche siano agli estremi opposti -e lui se ne sia accorto- il nostro rapporto andava al di sopra, era fiducia mista a tenerezza; lui aveva preso a cuore i miei progetti per il futuro, e io glieli avevo messi in mano, volevo che pensasse a quelli piùttosto che alla sua malattia! Abbiamo, così, di nuovo chiacchierato molto, e mi ha raccontato dettagliatamente in che modo ha scoperto la sua malattia.
Ieri mattina sono tornata all'hospice per il mio servizio settimanale.
Non ho avuto il tempo di andare subito da lui perchè chiunque aveva bisogno di me ed ero continuamente chiamata di qua e di la dagli infermieri; un infermiere, quello pelato per la precisione, ad un certo momento mi chiede di aiutare l'uomo nella seconda stanza a prendere il caffèlatte. Io ci penso un attimo, e poi gli chiedo se per caso non si è sbagliato...Molinelli è nella seconda stanza...lui non ha bisogno di aiuto, fà tutto da solo, per di più è anche un pò asociale, ha un rapporto privilegiato solo con me a quanto ho capito, per cui non vorrei nemmeno offenderlo...
Mi ha chiesto quando l'ho visto l'ultima volta. Bhè...mercoledì. Non troppo tempo fa.
E' molto cambiato, mi dice.
Entro nella stanza. Lo trovo sul letto, la bocca aperta come una ferita sul viso magrissimo. Incapace di parlare. Era una fatica anche respirare...
L'ho aiutato a bere il caffèlatte, ma è riuscito a berne solo tre sorsi, poi ha iniziato a tossire violentemente.
Mi sono seduta accanto a lui. Si sforzava di guardarmi. Gli ho detto che non importava, una presenza è bella anche se è silenziosa, ed io in quel momento ero lì solo per lui, e per dedicargli tutto il tempo che avevo a mia disposizione. Gli ho stretto forte la mano, e ho notato che lui ha provato a fare lo stesso, ma le forze gli venivano a mancare.
Lo guardavo. Era doloroso vederlo così...mi era già capitato di vedere pazienti che peggiorano da un momento all'altro; addirittura una paziente è morta due secondi dopo che l'ho salutata con un bacio, tempo fa...ma lui, lui...avevamo ancora troppo da condividere.
Le lacrime hanno iniziato a scendermi sulle guance. Ed io non volevo che lui mi vedesse piangere! Così mi sono girata verso la finestra...ma poi sono crollata...era troppo evidente.
Ho condiviso con lui la fine del libro che stavo leggendo (Jodi Picoult - "senza lasciare traccia") gliel'ho letto ad alta voce...
Poi è arrivata la moglie...e i suoi occhi si sono letteralmente illuminati quando l'ha vista. E' stata una scena straziante...mi sarei strappata il cuore con le mie stesse mani...
Ho raccontato alla moglie tutto...voleva a tutti i costi offrirmi qualcosa.. "offrimi un abbraccio", le ho detto...e abbiamo pianto insieme, strette nell'abbraccio più dolce che io abbia mai ricevuto da una sconosciuta...
Oggi volevo tornare a trovarlo. Non ho avuto abbastanza coraggio per farlo.

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