Niente di niente per Carlotta

Si pensa che in un luogo diverso da casa propria i problemi svaniscono. Si pensa di cambiare non appena si mette piede in una qualsiasi città diversa da quella a cui siamo abituati, si pensa che quel luogo ci accoglierà e ci farà dimenticare dei nostri demoni, dei nostri difetti, dei nostri guai.
Mi sono resa conto in questi due giorni, che io sono sempre la stessa. Sono sempre io, e sono sempre inguaiata come la ragazzina immatura e impulsiva che sono sempre stata.
Si ha l'impressione di poter cambiare, si ha l'impressione di poter migliorare... ma ehy, sono sempre io. Non miglioro e non peggioro, sto ferma e attendo di essere investita dal container di realtà che mi si sta riversando addosso.
Come al solito ho un motivo per non stare tranquilla.
Come al solito, ho dimenticato che le persone con cui interagisco, spesso sono molto stupide. Mi sono dimenticata di quanto il genere maschile mi faccia schifo, mi sono dimenticata quanto i mediocri omincelli si prendano tutta la mano non appena gli venga offerto un dito.
Non voglio andarmene da questa casa, ma mi sento a disagio.
Devo soltanto andare a testa dura, e a mento alto ad affrontare la mia realtà.
La radiosità dei giorni prima è lentamente svanita, e sta lasciando lo spazio al torpore.
Ho passato la notte a vagare senza meta per le vie di Lisbona. La notte la città è deserta, non passano persone, non passano macchine. Anche il vento va a dormire.
Ho passato la notte in un trip allucinogeno, che non volevo e non potevo abbandonare perchè mi stava "massaggiando il cervello". E vedevo la realtà sopra le pietroline quadrate, lucide e scivolose, che compongono i marciapiedi di Lisbona. E vedevo l'infinito in un viale alberato, e sentivo la pelle come se bruciasse. E sentivo l'odore dell'erba, della città che dormiva. L'acre odore dei cassonetti dell'immondizia mi pervadeva di tanto in tanto, ed io ho imparato ad apprezzare anche quello. Una metafora grandiosa di cosa è la vita: devi goderti anche l'odore dei cassonetti dell'immondizia per respirare appieno la vita della città.
Ho evitato il confronto con il mondo reale ieri, e probabilmente lo eviterò anche oggi, ma prima o poi devo tornare e seppellire sotto un cumulo di pietre questa storia orrenda.
Sono tentata di fare le valigie e cambiare casa... ma ormai non posso andarmene. Mi sono affezionata a questo posto, ho anche appeso un poster sul muro.
Devo solo aspettare che venga l'occasione, dire poche semplici, studiate ed incisive parole, e tutto sarà risolto.
Non devo farmi inghiottire dal buco nero della paranoia, non devo farmi rovinare il soggiorno in questa città da due esserini insulsi. Non posso permettere agli altri di giudicarmi.
Il mio cervello è ancora annebbiato, la mia mente fa ancora fatica a discostarsi dal suo stato privilegiato. Un massaggio che dura da dieci ora.
Quando tornerò completamente lucida, sarà come quando accendono la luce di notte, mentre dormi già da un po'.
E' come quando ti puntano addosso la luce negli occhi...e sarà fortissimo, e girerà la testa. E non vedrò più nulla.
Il perchè io lo abbia fatto propio ieri sera è chiaro, avevo bisogno di eclissarmi da questa stupida realtà. Questa storia dell'irrequietezza che ti smuove ad andare sempre in posti nuovi, e che ti porta lontano, nella vita e nel mondo, mi sta iniziando un po' a rompere le palle.
Nulla mi soddisfa, nulla mi completa, perchè ho il vuoto? 
Cosa ho di sbagliato?
Cosa ho di sbagliato?
Cosa ho di sbagliato?
Era un bel po' che non sentivo lacrime di dolore scorrere sul mio viso. Era un bel po' che credevo di essere immune al mondo esterno. Era un bel po' che credevo di poter essere libera.
Sono in catena, esattamente come ciascuno di voi. Sono legata a questa vita, e la paura mi paralizza talvolta. Sono incatenata a questa realtà, e non si ha modo di rifuggirla, nemmeno spegnendo e massaggiando il cervello.
Sulla base di cosa, un uomo può dire che io volevo fare sesso con lui, a meno che non me lo abbia sentito dire esplicitamente? Sulla base di cosa, un uomo, può arrogarsi il diritto di prendere una donna? Sulla base di cosa, se io sono indifesa e ubriaca, tu, uomo mediocre e inconcludente, puoi venirmi a dire che uso la stessa solita scusa dell'essere ubriaca? Sulla base di cosa, puoi affermare che io non fossi realmente debole, e che in realtà volessi qualcosa?
Ma soprattutto.. perchè se una donna parla con un uomo, deve spesso stare allerta a non mandare segnali fraintendibili?
Il genere maschile in alcuni casi mi disgusta. Ma non è colpa del genere maschile in sè..è l'umanità che fa schifo. E' il genere umano che mi porta a volermi allucinare dalla realtà.
Niente fame per Carlotta.
Niente luci per Carlotta.
Niente parole per lei, solo insulti.
Non voglio andare via da qui, ma nel dubbio inizio a guardarmi intorno per capire se c'è qualche casa per me. Non voglio andare via da qui, ma nel dubbio tengo in conto di non essere in grado di sopportare così tanto disagio.
Sulla base di cosa, un uomo può dire che io volevo fare sesso con lui, a meno che non me lo abbia sentito dire esplicitamente?
Questa domanda mi tedierà finchè non andrò ad affrontare la realtà.
Tutto ciò è molto triste. Non mi tiro indietro dalle mie colpe. Ma qualcuno qui ha frainteso chi sono io e cosa voglio.
Tutto ciò è molto disagiante.
Tutto ciò mi turba, e non voglio assolutamente che infici la mia esperienza qui a Lisbona.
Talvolta tendo a scordarmi da dove provengo. Talvolta sono un tutt'uno con la città, mi fondo con essa, e siamo un unico organismo pulsante. 
Sento che la mia felicità è stata violentata. Mi è stato fatto lo sgambetto, e tornerò ai miei guai, esattamente come ero nei guai prima.
Però non è giusto. Se fossi stata un uomo tutto questo non sarebbe mai successo.
A volte è il parere degli altri che pesa addosso al cuore come un macigno.
Tra poco devo andare a lavorare con i bambini. Tra poco devo essere sveglia e lucida, altrimenti rovinerò anche tutto il resto della mia vita, e non mi pare il caso.


Commenti

  1. Ti capisco bene! Sono stata sia giudicata che derisa nella mia vita e non ho mai imparato a farmi scivolare di dosso i giudizi altrui. Ora come non mai mi sento un'estranea in questo mondo, e sento la necessità di fuggire lontano lontano da qui. So bene che non fuggirò mai dai miei problemi, ma almeno mi prenderò una pausa di aria pulita, prima di essere nuovamente assorbita da tutta questa cattiveria e stupidità delle persone.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara, ti auguro di trovare il tuo equilibrio. Andare via non significa fuggire dai problemi, ma solo adoperarsi a trovare l'equilibrio giusto per risolverli.. Ti auguro tutto il meglio. Il mondo è crudele, ma noi siamo forti :)

      Elimina

Posta un commento

ogni parola è un dono..ogni parola è una traccia. Grazie per il commento!

Altri post popolari sul blog

Ode alle patate fritte - Pablo Neruda

Pioggerellina di marzo - Angiolo Silvio Novaro

Addosso al viso mi cadono le notti - Patrizia Cavalli

Il Papavero Rosso - Louise Glück

Sei bella