Come scegli dove e quando andartene?

 Ho appena ritrovato una specie di lettera che ho scritto a una cara amica nel 2019, rispondendo ad alcune domande che mi aveva posto riguardo allo spostarsi, riguardo alla mia esperienza, riguardo al trasloco, a come scegliere dove e quando andare via da dove si è. C'è talmente tanto di me stessa lì dentro, che non posso non condividere ciò che ho scritto.
Eccola di seguito; correva la data 9/09/2019.

"Ciao A., ho pensato fino ad ora a come rispondere alle tue domande. Premetto che ovviamente rimane tutto tra noi, come ogni volta che parliamo di argomenti delicati e molto personali.

Sono rimasta un po' spiazzata dalla tua domanda. Per svariati motivi; primariamente perché sento la responsabilità di darti una risposta completa, e secondariamente perché mi ha fatto riflettere tutto il giorno sulle mie scelte di vita.

Ho molte considerazioni sul tema, e spero di poterti esporre tutto con chiarezza. Inoltre, se hai altri dubbi, magari possiamo fare una videochiamata in questi giorni o quando ti va o ne hai più bisogno.

Quando sono arrivata a Lisbona per rimanerci definitivamente, a gennaio dell'anno scorso, dopo averci già vissuto un intero anno, ho pianto. Ho avuto la sensazione di aver vissuto la mia intera vita solo per quel momento, per mettere piede in un luogo che sarebbe stato lontano da tutto e da tutti.

Non ho idea del momento in cui ho deciso di andarmene. Mi ricordo che è stata una sensazione che ho avuto sempre, fin da piccola, e mi ricordo le discussioni molto accese con mio padre, che quando raccontavo della vita che avrei voluto -da espatriata, da cittadina del mondo- si incazzava fortemente e mi urlava "e allora vattene, vattene lontano".

Sono sempre stata quel tipo di persona (di bambina, di ragazza, di donna) a cui è sempre stato detto che si vedeva che sapevo molto bene cosa volevo dalla vita, che sono molto determinata. In questo periodo ne sto dubitando parecchio, e in particolare oggi, mi sono sentita in crisi profonda pensando a tutto.

Capita, sono un'altalena continua.

Andandomene speravo di avere una nuova vita, e ti dirò, in parte è anche successo. Dovendo ripartire da zero, impari a scegliere molto accuratamente ogni dettaglio della tua vita, ogni singola persona con cui decidi di parlare, ogni singola attività che compone le tue giornate. Ma ben presto mi sono resa conto che qualsiasi cosa facessi, ovunque andassi, mi ero portata dietro il mio pesante bagaglio di insicurezze, di paure, di problemi, che mi sono ritrovata ad affrontare tutti i singoli giorni da sola, senza poter più ignorare nulla, e vivendolo molto più intensamente.

Questa è la prima considerazione che voglio condividere con te: non importa se vai all'estero, non importa se resti in Italia, prima o poi ti ritroverai faccia a faccia con tutto ciò che sta dentro di te, che è sempre stato in ombra e una volta per tutte dovrai trovare un equilibrio. L'equilibrio arriva ovunque tu sia, ma cambiare contesto indubbiamente è quel passo in più che serve.

Andandomene, speravo di essere un'altra Carlotta. Eppure, grazie al cielo, sono ancora la stessa. Avevo paura e voglia di svegliarmi al mattino e non riconoscermi più. Eppure mi sento ancora più me stessa. Sento che lontana da tutto ciò in cui sono cresciuta, la mia personalità, la mia identità si stia definendo. Mi sto avvicinando all'ideale che ho di me stessa, e sono costretta a chiedermi ogni singolo giorno a che punto sono del percorso.

Come ho scelto dove andare, e come sapevo che era il momento giusto? Non lo so. O meglio, Lisbona l'ho sognata da tanto, dal 2012, quando ci ero stata in gita scolastica. Poi ho deciso di passarci un periodo di tempo, e ho avuto l'opportunità di farlo tramite l'università, facendo un Erasmus e la tesi magistrale. Quando ci sono tornata definitivamente per il dottorato, è stata interamente una mia scelta. Sapevo che non era più possibile per me, tornare a vivere con i miei genitori nella stessa città di sempre, con le stesse facce e le stesse idee di prima. Mio padre, inoltre, non mancava di ricordarmi ogni giorno quanto si stava meglio quando non ci fossi. Senza pensarci due volte, ho deciso che quello che volevo era fare un dottorato proprio a Lisbona. Avevo il mondo in mano potenzialmente, ma ho scelto Lisbona perché era più facile, la conoscevo già, ci avevo già vissuto. Ad oggi non so se è stata la scelta migliore che potessi fare, non vedo la mia vita futura qui per sempre, ma non la vedo nemmeno in Italia, e già sento che ho bisogno di cambiare aria per un po' (per fortuna ho l'opportunità di stare qualche mese a Padova per una collaborazione col mio progetto, e prevedo di partire la prossima primavera).

L'idea di andartene è un seme che germoglia lento dentro te, e nemmeno te ne accorgi. La prima volta che me ne sono accorta e ho deciso di agire di conseguenza era il 2013, ero tra il primo e il secondo anno di università, ho preso tutte le mie cose e mi sono trasferita a Milano. Pessima scelta. Sia per la città, che mi obbligava ad ammazzarmi di lavoro senza costruirmi nulla, sia per la fretta che ci ho messo. Non ero né triste né felice quando ho preso quella decisione, ero solo esasperata da troppe cose. Benedico i mesi in cui sono stata a Milano, ma benedico ancora di più il momento che ho preso il coraggio di chiamare mio padre e chiedergli di aiutarmi a traslocare di nuovo a Genova.

Sintetizzando tutto questo enorme malloppo di parole, e cercando di rispondere in maniera più chiara ai tuoi dubbi:

-scegli un luogo che per te abbia un significato (per me Lisbona, dal lontano 2012 significava 'rivoluzione', ed era in modo rivoluzionario che volevo vivere la mia vita).

-prova, nulla è irreversibile. Prenditi tempo per capire come cambierebbe il tuo stile di vita a seconda del luogo in cui vorresti andare, e cerca di capire a quali e quanti compromessi sei disposta a scendere. Per me i compromessi sono fin troppi, ma tutti hanno senso nel quadro della mia esistenza, e nell'idea della me stessa che ho.

-lo rifarei? Mille miliardi di volte. Tutto. Perché quando dico che ho vissuto la mia intera vita per il momento in cui sono atterrata qui sapendo di rimanerci, lo dico seriamente: o mi allontanavo, o morivo (dentro, fuori, metaforicamente, realmente… in tutti i sensi di morte possibili).

Spero di essere stata esaustiva, di averti dato qualche spunto di riflessione in più, e se vuoi parlarne ancora, lo sai già, sono qui :) ti mando un forte abbraccio."

-tratta dalle famose note nascoste seppellite nel mio PC, che ogni tanto rispolvero, così a caso, e talvolta, come questa, mi ricordano IL perchè.

Commenti

  1. ... un rispolvero che ripercorre una vita ...

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    Risposte
    1. eh si, ho finito per pubblicarlo perchè è davvero il riassunto perfetto di alcune delle mie ultime decisioni

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