279 giorni, 39 settimane, 9 mesi

Quasi come un parto no? Sono quasi esattamente nove mesi che sono a Padova. E in poco meno di tre mesi, avevo già capito di volerci rimanere.

E così sono qui. In nove mesi mi sono partorita una vita nuova, di sui sento il bisogno di fare un bilancio.
E ho iniziato a scriverlo da qui, dal mio nuovo ufficio, sulla mia nuova scrivania, in compagnia dei miei nuovi colleghi. Alla mia prima settimana, del mio nuovo lavoro. Suona bene, no? Continuo a scriverlo alle 5:28 del mattino di domenica, mentre guardo l'alba e mentre mr. Risotto dorme ancora di là, nella casa in cui ho fatto il terzo trasloco in 7 mesi, anche questo suona bene, no? -Piccolo spoiler, ce ne sarà un quarto, e poi magari basta, visto che traslocare non è un hobby, anche se nella mia vita lo sembra.

Qua a Padova mi è successo di tutto da Settembre 2021 ad adesso. Sia di bello, sia di meno bello.
Ho imparato a dare valore e priorità alle cose giuste, e ho capito tanto di me, più di quanto credevo sarei potuta crescere, in realtà.

Tutto è iniziato con la volontà di tornare in Italia, con la volontà di dare priorità al mio benessere personale, e seguire con coraggio i miei bisogni. Sono soddisfatta di aver avuto questo coraggio, perché di solito gli expat vedono molto come un fallimento il fatto di rimpatriare; io no; ho costruito una vita completamente nuova in una città diversa, non è un fallimento. Ho recuperato la collaborazione con l'università, quella in cui parlavo già in questi post, e grazie al meraviglioso gruppo in cui lavoravo (NanoEng) mi è tornata la perduta autostima, mi è tornata la perduta speranza che il lavoro di ricercatrice fosse fatto per me, e soprattutto ho rivalutato molto l'esperienza accademica, capendo che esistono altri modi di lavorare, e che non necessariamente tutto è perduto. Ma soprattutto, ho incontrato persone meravigliose che mi hanno aiutata a tornare a credere in me stessa e nelle mie competenze.

E così ben presto ho deciso che sarei voluta rimanere qui. In teoria l'ho deciso verso ottobre/novembre, nella pratica l'ho capito quando sono passata per la prima volta in macchina sulla Laguna Veneta al tramonto, e mi ricordo nettamente di aver pensato "io qui forse ci rimango". Ed era ben prima, era inizio settembre, erano i miei primi giorni in terra veneta.

Mi sono sentita fin dall'inizio al centro del mondo. Ed è una sensazione bellissima. Vengo dalla Liguria, terra estremamente bella, quanto isolata. Mi sono ritrovata in un territorio vasto, in cui è facile spostarsi, in una città che è la più piccola in cui ho abitato e perfettamente a misura d'uomo. Sentirsi al centro del mondo è una sensazione interessante, nulla si sente come troppo lontano. Il lato negativo è che si è costretti ad avere una macchina. O meglio, l'alternativa è andare in bici ovunque anche con sole-pioggia-neve-tempesta (e nebbia), oppure uscire di casa alle 7:30 per essere al lavoro alle 9:00, pur dovendo andare fuori dalla città di 4 Km. Ma questa è un'altra storia.

Qui a Padova, oltre ai tre traslochi in 7 mesi, me ne sono successe un po'. Mi hanno rubato il cellulare a novembre, mi è venuto il covid a inizio marzo, ho avuto un incidente in bici il 30 aprile, frattura del gomito sx e delle costole; sto ancora facendo fisioterapia per recuperare.
In più, colui che definivo (spoiler: erroneamente) il mio migliore amico, è stato da inizio febbraio a metà maggio mio ospite, perché ha trovato lavoro a Padova, mi ha chiesto appoggio, e come al solito, incondizionatamente gliel'ho dato, nonostante avessi l'estremo desiderio da molti mesi di abitare da sola. Il problema è che questa convivenza ha rivelato tutti i limiti della nostra relazione di amicizia, e nel periodo del mio infortunio mi ha fatto tanto rivalutare l'importanza delle persone che ho accanto. Mentre sono stata ingessata e con capacità di movimento molto limitata per via delle costole fratturate, fragile e molto dolorante, e fondamentalmente a pezzi, mi sono ritrovata accanto non l'amico da 15 anni, ma persone che conoscevo da 3-4 mesi. Mi sono resa conto che qui a Padova sto creando delle belle connessioni, poche ma buone, e ben coltivate, e che no, non ho bisogno di portare Genova anche qui, che sarebbe stato meglio tenere sempre quei due mondi separati. Io non sono la stessa persona, e questo è il mio spazio, che non avrei dovuto far violare a nessuno, tanto meno a dei fantasmi del passato.
Sono profondamente delusa da come sia andata con lui, tuttavia non rimpiango nulla, e tutti i nodi vengono al pettine.
Questa specie di epifania relazionale credo sia la conseguenza migliore dell'infortunio.
Ho cercato di trovarci dei lati positivi fin da subito, anche se non è stato così immediato.
In primis sono grata per non aver sbattuto la testa. Tra 2 settimane ricorre l'anniversario della morte di Patrizia, la mia cara amica italiana a Lisbona, anche lei ricercatrice, che è morta in seguito ad un incidente in bicicletta. La vita può essere portata via in un istante, e un paio di costole rotte e il capitello radiale fratturato al confronto non sono nulla di che.
Per il resto, sono grata a tutte le persone che mi sono state vicino, sono grata ai fisioterapisti con cui sto occupandomi della riabilitazione, e sono grata per l'avere un lavoro, la cui data di inizio è stata posticipata a giugno per via dell'infortunio, ma sono convinta che tutto accada per una ragione, per una buona ragione.

Mi ritrovo qui, sono quasi le 6, osservo la meravigliosa luce dell'alba, e faccio una delle cose che più mi piace fare: scrivo. Sono serena. Tutto andrà come deve.

Tra le altre novità, ho consegnato la tesi ufficialmente. La discuterò a luglio o a settembre. Sono ancora in attesa della nomina della commissione. Ma sono fondamentalmente felice. Chiudo cerchi, e poi li allargo. Come quando si lancia un sassolino nel lago, e poi si osservano i cerchi che si susseguono, si allargano e infine sfumano. Sento che la mia vita in questo momento è un po' così, e il sassolino che ho lanciato è il cambiamento che ho deciso di intraprendere tornando in Italia. Tutto il resto sono solo le onde che si creano quando c'è vento, quando arrivano le onde, quando tutto sembra acqua ferma, ma alla fine no, non lo è, perché l'Universo lancia messaggi, lavora sempre, e sta a noi cogliere ciò che viene. Ma che dire, è la vita.


Commenti

  1. E poi ci sono i spriss, e ci sono i padovani che son proprio belli. E fortuna che sono pochi. Che la fortuna di padova è da sempre l'università. Università che ha portato sempre giovani allegri, ma pure intelligenti. E così ci hanno aperto la mente a noi padovani.
    Comunque mi pare che sia stata una gran bella svolta. Complimentissimi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie :) Spriss e Università è una bellissima combo ^_^

      Elimina
  2. ... eh si, occorre lanciare il sasso perchè le cose accadano ...
    ... basta non colpire nessuno, in modo grave almeno ...

    RispondiElimina

Posta un commento

ogni parola è un dono..ogni parola è una traccia. Grazie per il commento!

Altri post popolari sul blog

Ode alle patate fritte - Pablo Neruda

Pioggerellina di marzo - Angiolo Silvio Novaro

Addosso al viso mi cadono le notti - Patrizia Cavalli

Il Papavero Rosso - Louise Glück

Sei bella