Quarantaduesimo giorno: Rotta.

Sto cercando l'intensità che non trovo mai, ancora una volta nel luogo e nel tempo sbagliato. Ripeto -perchè sì, perchè anche Nietzsche parlava di eterno ritorno del medesimo, mentre Freud di coalizione a ripetere- e ripeto lo stesso errore di riversare la mia frustrazione di questo nero aprile privo dei contenuti che io vorrei, pensando costantemente che non dovrei essere qui, non dovrei vivere questa vita in questo momento. È tutto sbagliato e non riesco a farci i conti.
È tutto sbagliato non voglio questo. Io volevo stare col culo in Veneto in questa settimana, e trasferirmi pacificamente nella bellissima residenza per ricercatori che mi era stata assegnata e avrei dovuto parlare di quanto sia figo il Veneto, Padova, le mie to do list, la cappella degli Scrovegni, una vacanza con i miei, lo spriz a 2 euro, gli amici di Erasmus ritrovati, il cibo italiano, la sorpresa che avrei fatto per il compleanno di mia madre, quanto è nebbiosa la pianura padana, quanto è figo cambiare aria, non avere Adriana tra i coglioni e due gatti stronzi, non avere nessun coinquilino, non avere nessun contatto con il Portogallo, ma parlare di quanto mi manchi Lisbona, la mia vacanza in Bosnia, rivedere Maria... è tutto tutto tutto tutto sbagliato, di queste cose dovrei parlare, non di quanto io stia diventando sclerata al mio 42esimo cazzo di giorno di una quarantena del cazzo, di un virus che se sterminasse la razza umana farebbe solo un cazzo di favore al pianeta, e finalmente, finalmente cazzo tutto sparirebbe e non sarebbe un mio cazzo di ennesimo fottuto problema.
Mi sono rotta le palle di ogni singola cazzo di cosa di questo 2020, che è iniziato di merda e continua sempre peggio. Che mò magari si torna pure alla vita normale il 4 maggio.
E indovina? Indovina che non è difficile, sono inadeguata persino per essere in grado di poter tornare a una cazzo di presunta normalità.
Mi sono rotta il cazzo, di te, di Lisbona, del virus, del gruppo post cresima che mi bombarda di messaggi perchè stasera ho mancato la riunione su zoom, di mia madre che mi dice di stare su, della sua cazzo di amica che mi chiama per dirmi che la lattuga ha la vitamina B12 e mi fa tanto bene, della cistite, della gente scazzata, del Portogallo, di Lisbona, di questa casa, dei cazzo di vicini, di fumare, del cioccolato di tutto BASTA mi sono rotta il cazzo.
Mi sono rotta il cazzo della sfiga, di dovermi rassegnare, dello yoga, del controllo, del non controllo.
E mi sono rotta il cazzo delle opportunità ad aspettarmi che sono comunque tutte la stessa merda stile legnetto di cremino da succhiare della stupida canzone di Baglioni. Dio che merda.
Mi sono rotta. Mi sono rotta che poteva andare peggio, mi sono rotta che poteva andare meglio. Mi sono rotta di programmare, mi sono rotta di non programmare, mi sono rotta e basta.
Mi sono rotta anche di non potermi perdere. E mi sono rotta di dover in continuazione pensare a quello che ho invece che non ho. Mi abbandono a che cazzo mi pare. Almeno quello posso?
Mi sono rotta di essere molto, di essere poco, di avere molto, di avere poco, delle persone che ci sono, di quelle che non ci sono, mi sono rotta il cazzo. Per favore o per non favore. Sono stufa stufa stufa, di tutti, di nessuno, di tutto, del niente. Che palle. Basta.



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