Giorni difficili

-Lunedì 30 Marzo 2020 - è sera, piove. Ascolto il silenzio e il ticchettio sommesso delle mie dita che battono sulla tastiera.
Oggi ho lavorato moltissimo, domani ho la riunione via WhatsApp con il mio prof.
Devo ammettere che questa situazione sta iniziando a pesarmi. Sono un paio di notti che dormo maluccio, e il cambio dell'ora durante il weekend non contribuisce a farmi stare meglio. Mi ostino a spargere le mie good vibes ovunque, mi ostino a spingere le persone intorno a me ad essere grate e positive. Ma io, sono davvero grata e positiva?
Mi manca il mio ufficio al Técnico. Mi manca il mio laboratorio. Mi manca andare lì tutti i giorni, fare una pausa sigaretta sul tetto, essere sotto stress perchè come al solito sono arrivata un tantino più in ritardo di quanto avrei dovuto.
Sono combattuta. Mi piace questa routine nuova che mi sto costruendo, ma mi chiedo dove sia il limite tra l'auto convinzione che questa situazione mi potrebbe fare bene, e il reale stato delle cose.
Oggi rifletto su come io stia cercando di ignorare le difficoltà che derivano da tutta questa situazione. Sto entrando un pochino di più dentro me stessa, per capire che cosa sta succedendo. Sono molto stanca, e non dovrei lasciare che la mia mente si abbandoni a questo flusso di pensieri. Eppure è inevitabile. Inevitabile chiedersi quando tutto questo finirà, inevitabile capire come sarà la mia vita (quella di tutti) dopo la pandemia. Ma esiste questo fantomatico dopo? Ce lo chiediamo tutti. Ci speriamo tutti. Mi sento combattuta tra il volere che questa situazione continui, e il volere che smetta all'istante. Credo che questo contrasto derivi dalla mia ansia di prestazione. Oh finalmente l'ho ammesso, e l'ho messo per iscritto da qualche parte. Ho paura che questa situazione mi stia portando via dalle cose davvero importanti della mia vita, tipo il mio dottorato. Ho ansia da prestazione per il mio dottorato. Mi sento in colpa per dedicarmi a tutte quelle cose che mi piacciono e mi fanno stare bene. Purtroppo questo sentimento distruttivo mi mangia l'anima da sempre, da quando ho iniziato questo stupido dottorato. Mi mangiava l'anima quando dovevo decidere la data per ripartire per l'Italia, mi mangia l'anima mentre sono in quarantena, e non dovrei per niente incolparmi se non riesco a dare sempre il massimo di me stessa durante una pandemia mondiale.
Eppure.
Continuo a farmi divorare l'anima dalla paura di non essere abbastanza, di non ottenere abbastanza risultati, di non sapere abbastanza, di non studiare abbastanza, di non pianificare abbastanza, di non dedicarmi al mio dottorato abbastanza.
E' tutta la vita che sono combattuta tra le mille cose che voglio fare, e quelle che realmente contano. Ma la verità è che tutte, tutte le cose che amo e a cui mi sto dedicando, sono importanti. Come faccio a dare un ordine di priorità? Non posso, e non voglio. Non voglio negarmi il brio che deriva dal dedicarmi produttivamente a tante cose, non voglio negarmi di stare bene quando canto, quando tento di imparare a suonare il piano, quando disegno, quando scrivo, quando mi dedico anima e cuore a tutti i miei progetti secondari.
Rischio il burn-out, lo so. O forse ci sono appena entrata. O forse ci sono stata dentro per tutta l'esistenza. La linea sottile tra l'esaurimento nervoso e il gestire tutto alla perfezione; ci sono momenti in cui funziona, e momenti in cui mando tutto all'aria -tipo dopo la mia laurea.
Ci sono momenti in cui reagisco al primo colpo, senza nemmeno darmi la possibilità di fermarmi -tipo adesso, in quarantena, dove tutto quest'anno mi sembra che sia stato buttato all'aria e ho paura di non recuperarlo più. Ci sono momenti in cui mi paralizzo, e sono persino incapace di alzarmi dal letto -tipo nella mia vita quotidiana, quando il nichilismo prende il sopravvento, l'ansia prende il sopravvento, ed io semplicemente mi abbandono alla paura di affrontare il mondo che sta là fuori. Ecco, l'ho detto, sono felice di stare chiusa in casa perchè ho paura del mondo lì fuori. Ho paura delle mie responsabilità, ho paura di non essere abbastanza, di non fare abbastanza, di essere costantemente un pesce fuor d'acqua, una parentesi, un puntino in una marea di puntini.
Un puntino che di tanto in tanto pensa di buttarsi dalla finestra.
Tutte queste belle storie sulla gratitudine, sul sorridere ogni giorno... In questo momento mi sembrano delle immense, gigantesche, stupide... P U T T A N A T E. Ma non posso permettermi di ammetterlo apertamente con le persone che ho intorno, a cui sto cercando di mandare un'immagine di me forte, luminosa, inarrestabile.
A volte dovrei solo non aver paura di essere me stessa. A volte dovrei solo accettare il demone che ho dentro. Ogni tanto si esprime con questi pensieri distruttivi.
Vado a lavarmi i denti.
Mi metto il pigiama.
Vado a dormire.
Domani mattina sarà tutto più semplice, e tornerò a splendere.
Intanto colgo il lato frivolo della quarantena su Instagram.



-Martedì 31 Marzo 2020 - ora di pranzo - ascolto ancora una volta il nulla che fluttua nell'aria gelida. Fa freddo, sembra inverno, ho le mani congelate, e sta storia che le case portoghesi non sono riscaldate ha rotto le palle.
Ho freddo dentro e fuori.
In questi giorni sopporto poco la mia coinquilina.
La mia coinquilina è una mia cara amica portoghese, conosciuta qui a Lisbona, al gruppo di scrittura. Il gruppo di scrittura, che meraviglia. Da quando è iniziata la quarantena continuiamo a riunirci su Skype, e funziona. Ed è molto bello, perchè partecipano anche persone che sono state solo di passaggio, che abitano in altri Paesi, e con cui si era rimasti più o meno in contatto, ma con cui sono stati condivisi pochi incontri di scrittura insieme.

Il gruppo di scrittura (Lisbon Writing Group) e i nostri incontri su Skype

Tornando alla mia coinquilina, io penso che nonostante la nostra amicizia, convivere sia molto difficile. Alla fine non conosci davvero una persona finchè non ci vivi insieme. Vero, verissimo, e comunque ne sapevo già qualcosa. Ma poi questa situazione è esasperante, tutto il giorno tutti i giorni a casa, insieme, forzatamente, inizia a diventare pesante. Per fortuna la casa è talmente grande che riusciamo ad avere i nostri spazi e il nostro silenzio senza interferire con la vita dell'altra quando non vogliamo. Oggi mi sentivo un po' in colpa nei suoi confronti. Ieri le ho a malapena parlato, e stamattina nemmeno le ho dato il buongiorno -o meglio, ho risposto al suo saluto con tutto lo scazzo possibile, e quindi no, non le ho augurato proprio per niente il buongiorno.
Beh comunque inizio a mal sopportare la sua tendenza alle critiche velate e al sarcasmo. La prima volta rido, la seconda anche, la terza inizio a farti notare che sono infastidita, la quarta, per non abbandonarmi alla volontà si spaccarti una bottiglia in testa, ti ignoro. Nel 2016, appena arrivata a Lisbona, ero riuscita a far cambiare casa a un coinquilino con questa tattica dell'ignoraggio selvaggio.
Comunque non succederà con la mia coinquilina, in fondo le voglio bene, e in fondo penso che un giorno le farò notare in modo meno passivo-aggressivo che certe cose non me le deve dire -soprattutto al mattino, in cui lei ha tanta voglia di chiacchierare, ed io voglio solo espletare le mie funzioni base.
Inizia a pesarmi la distanza. La distanza da casa, intendo. Inizio a sentirmi un po' in ostaggio. Questa distanza ormai c'è da molti anni, ma potevo benissimo accorciarla con un volo di circa 3h. Adesso non ho scelta, sono qui e ci devo stare. La cosa che rende il tutto più pesante è il non poter pianificare. Non so quando potrò tornare a casa, so solo che posso stare ferma qui ad aspettare.
E va bene, sto provando a farci i conti, ma è la cosa più difficile, forse.
Per il momento cerco di vivermi appieno anche questi giorni negativi, cerco di trovare dei sorrisi anche nelle cose improbabili, e cerco di non intorpidirmi troppo per colpa di questo stupido freddo.
Anche stanotte ho dormito malissimo.
Non so come migliorare la qualità del mio sonno, mi sento avvolta in una nuvola di torpore, sonno e nichilismo, e sento che oggi tutte le cose le sto facendo per inerzia. Secondo me è colpa di sto freddo assurdo. Belin, siamo ad aprile, aspetto una stagione migliore... dov'è?

Tratto dalla pagina Facebook di Rob Art Illustrazioni
-Mercoledì 1 Aprile 2020 - sempre l'ora di pranzo, sempre alla scrivania, e sempre ad ascoltare il nulla, alternato ai rumori della lavastoviglie e della pioggia.
Oggi altra giornata un po' così. Sono un po' pigra, quindi ho deciso di darmi alle public relations, pensando a tutte quelle persone che in questo momento difficile potrebbero aver bisogno di una chiacchiera. Ho fatto bene, perchè mi sono resa conto che come io mi sentivo particolarmente giù di morale in questi due giorni, anche tante altre persone si sentivano esattamente come me.
E nulla, sono ancora in pigiama, sono ancora pigra, ma boh, fuori piove, quindi mi sento autorizzata.
E poi mi è presa un'insana voglia di cantare e ballare ascoltando Nada Malanima.
Enjoy insieme a me.





Commenti

Altri post popolari sul blog

Ode alle patate fritte - Pablo Neruda

Pioggerellina di marzo - Angiolo Silvio Novaro

Il Papavero Rosso - Louise Glück

Addosso al viso mi cadono le notti - Patrizia Cavalli

Sei bella