Lascia in pace il passato

Vi ho mai raccontato di Nicolas? Chi mi segue dall'inizio sa bene chi lui sia, perchè per un periodo è stato amministratore di questo blog con me, sotto lo pseudonimo 'Nirac'. Perchè Nirac? è una storia carina; Nirac è il nome al contrario di sua madre, Karin, che avrebbe voluto chiamarlo in questo modo prima che un barlume di lucidità la colpisse, facendole decidere di dare a suo figlio un nome più convenzionale.
Oggi vi parlo di lui perchè mi è venuta in mente una domanda che qualcuno mi ha posto. Qualcuno in passato, preso da un impeto incontrollabile di gelosia, mi ha chiesto chi salverei dall'annegamento tra lui e Nicolas, potendo scegliere di salvare solo uno di loro. Non ho risposto in maniera chiara, non ho proferito parola. Ma a quanto pare il mio linguaggio del corpo urlava che avrei salvato Nicolas. Non ho mai saputo la risposta a questa domanda, è molto probabile che a quel tempo il mio subconscio sapesse meglio di me quello che desideravo. Sono quasi tre anni che non ho più contatti con questa persona. L'ho incontrato di sfuggita l'estate scorsa. Eravamo in fila per ritirare le rostelle al festino di San Rocco. Eravamo in due file parallele, e ci siamo fissati negli occhi. Con sguardo di sfida. Nessuno dei due ha salutato l'altro in quel momento, ma lui ha aspettato che la sua ragazza si allontanasse, per spostarsi nella mia fila, e finalmente dire qualcosa. Mi ha solo detto ciao. Mi ha solo chiesto come stavo. Mi sono distratta un attimo, c'era musica, rumore, ed era quasi il mio turno per le rostelle. Quando mi sono girata di nuovo al suo posto c'era solo una scia del suo profumo, quello indimenticabile, quello che è sempre rimasto stampato nella mia mente, e che per non scordare avevo comprato per me stessa, e indossato nei momenti più difficili. Ancora oggi, a distanza di 11 anni da quando ho sentito per la prima volta quel profumo, entro in uno stato di allerta. Mi è successo ovunque, mi è successo anche qui a Lisbona. E la sensazione di tensione in tutti i muscoli del corpo è sempre la stessa da undici anni; non è cambiato nulla, anche nei luoghi in cui so che è impossibile incontrarlo, anche adesso che non facciamo più parte l'uno della vita dell'altra.
Da quella sera di agosto a Vallecrosia non l'ho mai più visto. E sinceramente non sono più nemmeno sicura del fatto che quell'effimero incontro fosse reale, e non solo frutto della mia fantasia; quella sera l'ho visto solo lì in fila, poi è sparito nel nulla, esattamente come fanno i fantasmi.
E proprio lui è uno di quei fantasmi del mio passato. Non so nemmeno come definire il nostro rapporto. Amicizia, attrazione, amore? Forse ognuna di queste definizioni, o forse nessuna.
Era la rovente estate del 2006 quando ci siamo conosciuti. In quel periodo ero al confine tra l'essere una bambina ed essere una ragazzina. Ero in quello stato di transizione strano, buio, in cui non sai più chi sei, non sai più come comportarti e non sai come approcciarti al mondo reale. E io quella sensazione la conosco bene, perchè proprio in quegli anni iniziavo con l'autolesionismo, con l'odiare me stessa, il mio corpo, la mia vita.
Quell'estate ero una ragazzina dai capelli arruffati e arancioni, andavo in skate a rompermi le ossa, passavo le giornate al mare, e indossavo vestiti veramente strani. L'estate prima avevo comprato le mie prime scarpe da skate, un paio di Etnies grigie e rosse, che mi intozzivano la gamba in una maniera spaventosa; ma a me piacevano. Sempre l'estate prima ho costruito la mia prima tavola, e ho iniziato ad imparare ad usare lo skate. Non ci ho messo molto ad imparare, e alla fine dopo un paio di anni, e un paio di ossa rotte, sono persino diventata bravina.
Non scorderò mai il giorno in cui ho incontrato Nicolas per la prima volta. Ero con mia cugina, e stavamo tornando a casa dal mare. Alla fermata della corriera per Perinaldo, chino su una PSP, era seduto un ragazzino abbronzato, con un cappellino blu, e uno skate accanto a sè. Mia cugina si è fermato a salutarlo; erano compagni di classe. Quando ha alzato la testa dal suo gioco, per poterci salutare, il suo sguardo, mi ha provocato una sensazione strana, come una scossa, come un brivido. Quello sguardo, a distanza di anni, è rimasto lo stesso, e ha continuato a provocare in me la stessa reazione.
Ero timida, impacciata, non ho proferito parola per tutto il tempo in cui siamo rimaste a chiacchierare con lui. La mia mente vagava chissà dove, e dall'esterno probabilmente sembravo soltanto stupida.
Dopo quel giorno abbiamo iniziato a vederci con Nicolas tutti i giorni. Eravamo un bizzarro gruppo di ragazzini che volevano fare i fighi; giravamo in skate, trasformavamo in uno skate park qualsiasi luogo ci ispirasse, suscitando l'ira un po' di chiunque incrociasse la nostra strada. Andavamo al mare, facevamo gare di rutti di fronte al Conad, uscivamo la sera per prendere un gelato, o per andare alle saghe di paese. Nulla di eccezionale, insomma.
Ma poi un giorno in cui io e Nicolas siamo rimasti da soli -quel giorno lì nessuno poteva uscire di casa-, lui mi ha baciata. Mi sentivo euforica. Era il mio primo bacio, e io non riuscivo a smettere di pensare ogni giorno a quanto mi piacesse Nicolas.
Ogni estate, e in generale ogni volta che andavo a Vallecrosia, non potevamo non vederci. E ogni volta quando ripartivo sembrava una tragedia. Siamo cresciuti insieme ma distanti. Fuori dai periodi in cui stavo a Vallecrosia non ci sentivamo, non avevamo idea delle nostre reciproche vite. Mi faceva un enorme riassunto ogni volta, appena ci vedevamo. La particolarità del rapporto tra me e Nicolas, è che lui non sa nulla di me, non mi ha mai ascoltata, e a me non è mai interessato raccontargli di me. Avevo bisogno di ascoltare lui, di sapere di più della sua vita. Non mi accontentavo mai, adoravo ascoltarlo, e stavo ore e ore e ore a sentirlo parlare. Aveva una vita incasinata, ed io e poche altre persone eravamo le uniche ad esserci sempre ed incondizionatamente per lui. Era assurdo, a volte mi sentivo come se fossi sua madre. E penso che molto spesso lui abbia sovrapposto la mia figura a quella di sua madre. Sua madre è nata il mio stesso giorno, il 24 ottobre, ma di molti anni prima di me. Questa strana coincidenza era quella che ha permesso a Nicolas di non farsi mai sfuggire gli auguri per il mio compleanno, che attendevo con ansia ogni anno, appena scoccava la mezzanotte. Sua madre era un personaggio strano. Amareggiata dalla vita, ha avuto un incidente sul lavoro anni fa, che l'ha portata a ricevere l'invalidità al 100%, facendole vivere la vita con una pensione, e senza mai più l'opportunità di avere un lavoro vero. Non ho mai capito se l'instabilità mentale di questa donna fosse presente anche prima dell'incidente, o se sia arrivata a seguito di esso. E' una donna completamente fuori dal tempo. E' rimasta agli anni '70, si veste come una figlia dei fiori, gira con un furgoncino Volksvagen, ed oltre a essere un'alcolizzata, è anche pesantemente tossica. Non è mai stata in grado di occuparsi di Nicolas, e per questo motivo, molto presto lui se ne è andato di casa.
Il padre di Nicolas è serbo. Ma è in prigione, e sta scontando un ergastolo. Nicolas non l'ha mai incontrato, se non in sue sporadiche visite, prima di finire in carcere, in cui si presentava a casa solo per picchiare e violentare la moglie.
In una situazione del genere non se ne esce sani; e Nicolas infatti, ha ricalcato le caratteristiche negative di sua madre, ha passato periodi di dipendenze da alcol e da droghe, ed ha sempre vissuto al limite dell'eccesso, in qualsiasi ambito della vita; una persona estrema, nelle relazioni con gli altri, nelle scelte di vita, nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Non è mai stato in pace con sè stesso, e mai lo sarà. Questo più che dalla sua difficile situazione familiare, dipende dal fatto che è dotato di un'intelligenza spaventosa. Quello che più di tutto mi ha tenuta incollata a lui per molti anni, non era altro che la sua intelligenza fuori dal comune. Nonostante fosse in una situazione di disagio completo, riusciva ad avere un personalità brillante, ad approfondire le sue passioni, ad essere carismatico, e a parlare correntemente 5lingue (inglese, tedesco, svizzero, italiano e serbo).
Quando si è iscritto al liceo classico, nessuno era sorpreso; e nessuno era sorpreso nemmeno vedendo i suoi risultati altissimi benchè passasse tutti i suoi pomeriggi a cazzeggiare in skate con gli amici, invece che studiare.
Qualcosa quel primo anno di liceo è successo; col senno di poi immagino fosse il contatto con le droghe. Questo lo porterà a lasciare la scuola, e ad avere un gravissimo incidente in moto con la sua ragazza, nell'estate tra il primo e il secondo anno di liceo.
Mi ricordo il giorno dell'incidente. Un numero che non conoscevo mi ha scritto. Era la sua ragazza, che mi avvertiva dell'incidente, e mi spiegava che lei stava bene, Nicolas no. Aveva qualcosa di rotto, e il viso sfigurato. Ero dispiaciuta, ma in quel momento non sapevo come reagire. Ci eravamo visti qualche sera prima, e non mi aveva detto di avere una ragazza, non mi aveva raccontato del suo inizio con le droghe pesanti; realizzerò solo qualche anno dopo che aveva troppa paura del mio giudizio per raccontarmi veramente come stavano le cose in quel momento della sua vita.
Il fatto che la sua ragazza abbia contattato me non mi quadrava, e infatti indagando un po', ho scoperto che lei era gelosa di me da tempo, che sapeva della mia esistenza da molto prima che io sapessi della sua, e che sapeva che l'unica persona che Nicolas avrebbe voluto avvertire se fosse stato sveglio in quel momento, sarei stata io.
L'ho rivisto qualche settimana dopo. L'ho incontrato per caso una sera, sul lungo mare. Era ubriaco, e con degli amici. Mi ha scioccato vedere il suo viso. Aveva dei punti al centro del labbro inferiore, e un sacco di pelle secca che penzolava, e in più graffi e lividi sul resto del viso. Zoppicava.
Vederlo ridotto così ha scatenato un moto d'ira. Non so perchè, o meglio, a distanza di anni non lo so più. Da quel momento avevo deciso di non volerlo più rivedere.
Dentro di me sapevo che era una bugia gigantesca quella che mi stavo raccontando, e nonostante io abbia lasciato finire l'estate senza più avere contatti con lui, al primo segnale di bisogno, a dicembre sono partita da Genova per Vallecrosia.
Mi ricordo quel giorno in maniera strana e confusa. Ricordo solo un tramonto rossissimo, e le sue scuse.
Non abbiamo mai più parlato delle sue dipendenze, della sua ragazza, dell'incidente.
E gli anni sono passati così tutti uguali. Io che non sapevo davvero quanto contassi per lui, e lui che mi chiamava ogni volta che voleva qualcuno che lo ascoltasse senza giudicarlo. Ho passato estati intere ad essere il suo rifugio, ad essere la persona con cui poteva passare qualche ora scollegando il cervello. D'estate sembravamo essere una coppia felice; il resto dell'anno non ci consideravamo. Non ci importava se in quel periodo stavamo frequentando altre persone, i mesi in cui io non ero a Genova erano nostri. Era così e basta, era un tacito accordo.
Eppure il tutto continuava a mantenere l'innocenza di quando eravamo ragazzini. Nulla è successo tra di noi oltre i baci, nonostante entrambi iniziassimo ad avere esperienze sessuali. Tutto questo fino all'ultima estate, quella decisiva; ma lasciatemici arrivare con più calma.
Nel 2011, Nicolas aveva deciso di trasferirsi a Mondovì. Aveva appena compiuto 18 anni, e aveva bisogno di allontanarsi da sua madre, e così l'ha fatto, in un modo estremo, nel suo modo.
Soffrivo moltissimo per il fatto di non vederlo; ma questo non gliel'ho mai detto. Così come non gli ho mai detto che spesso mi sedevo alla fermata della corriera di Perinaldo per sperare che apparisse dal nulla. Quell'estate è passata lenta. I rapporti tra me e mia cugina si stavano deteriorando ormai da un bel po', e io passavo il mio tempo in solitudine, aspettando che arrivasse qualcosa. Non mancava nulla nella mia vita in quel periodo. Solo lui. L'attesa ci ha portati a vederci l'estate successiva.
Era l'estate del 2012; era l'anno della maturità, ed io avevo deciso di rifugiarmi tutta l'estate a Vallecrosia. Mia cugina se ne era andata di casa, era in Toscana, e io stavo a casa di mio zio e mio cugino. Vivevo in una sensazione di tristezza generalizzata; un po' per il periodo di transizione tra il liceo e l'università, un po' perchè mi mancava mia cugina. Non mi mancava Nicolas, da qualche parte dentro di me mi ero convinta del fatto che non l'avrei mai più rivisto.
Passavo moltissime ora in spiaggia da sola quell'estate. Leggevo, studiavo per il test, dormivo. Non volevo nessuno intorno a me, mi piaceva godermi il mio tempo senza nessun altro.
Mi ricordo che andavo sempre alla stessa spiaggia, finchè un giorno non mi sono ricordata quale fosse la spiaggia preferita da Nicolas. Non so cosa mi aspettassi, non so se mi aspettavo qualcosa. Non so se sperassi di rivederlo, in un suo ritorno improvviso. Fatto sta, che in quella spiaggia, dopo poche ore che ero lì, pigramente sdraiata sui sassi, a leggere 'treno di notte per Lisbona', appare lui. Era con due dei nostri vecchi amici, e abbiamo passato il pomeriggio immerso nei ricordi.
Ho realizzato solo quando mi ha invitata a uscire la sera che Nicolas era tornato. Era tornato! Mi ricordo di aver fatto il tragitto dalla spiaggia a casa saltellando, provando le stesse cose di quando ero una tredicenne che aveva appena ricevuto il primo bacio.
Ricominciando a frequentare Nicolas, mi ero resa presto conto di quanto fosse cresciuto. In lui vedevo una persona nuova, più determinata, più matura. Si era iscritto di nuovo a scuola, si era trasferito in un monolocale proprio di fronte alla sua spiaggia preferita, e aveva tentato in ogni modo di tagliare i ponti con sua madre, senza però mai riuscirci completamente. Eppure si vedeva che c'era più distanza tra loro due, lui stava meglio.
Era stata un'estate molto intensa; io in quel periodo stavo con Alberto, che era rimasto a Genova. Non volevo che mi venisse a trovare a Vallecrosia, eppure l' ha fatto ugualmente, due volte, senza nemmeno avvertirmi. Una di queste due volte eravamo andati in spiaggia insieme; ricordo di aver dormito tutto il tempo. La gelosia di Alberto, mi ha portata a spingermi oltre con Nicolas. Era quasi un gesto di sfida, di ribellione, nei confronti di una persona che non si fidava di me. Perchè in effetti io sono sempre stata un po' così. Metto alla prova le persone, se continuano a fidarsi hanno vinto, altrimenti il loro non fidarsi diventa per me la voglia di dare davvero un motivo per mancare di fiducia nei miei confronti. Fin'ora non ha mai vinto nessuno. Nicolas sarebbe stato un ottimo candidato per la vittoria, se solo fossimo stati in grado di avere una relazione.
E così quell'estate è stata quella della svolta. Alla fine mi ero lasciata alle spalle l'altro ragazzo, che ai miei occhi davvero non meritava alcuna attenzione, e avevo iniziato a pensare seriamente a quello che volevo e che ho sempre voluto con Nicolas.
Per un momento avevo anche avuto l'idea di trasferirmi a Vallecrosia, e iscrivermi all'università a Imperia, mollando il progetto di studiare Scienza dei Materiali, ma studiando Filosofia. Avevo anche trovato un lavoro.
Non so cosa mi abbia fatto tornare a Genova e alla realtà. Tutt'ora non mi so spiegare perchè mi è mancato il coraggio di fare davvero quella scelta.
Io e Nicolas stavamo così bene, che abbiamo deciso di vedere cosa sarebbe potuto succedere se avessimo continuato ciò che abbiamo iniziato, nonostante non fossimo abituati così.
Quei mesi sono stati gloriosi, era come se Nicolas avesse trovato la motivazione, la scintilla, per poter continuare senza intoppi. Aveva smesso di bere, di fumare, di drogarsi. Era diventato rappresentate d'istituto della scuola che frequentava, e aveva iniziato a vivere una vita tranquilla.
Mi sono attribuita per molto tempo la colpa della sua ricaduta nel mondo della droga. Qualche mese dopo l'estate, era venuto a Genova, era venuto a farmi una sorpresa. Ed io, incattivita da non so che cosa, mi sono rifiutata di vederlo. Avevo i fatti mie, la mia vita, mi stavo per trasferire a Milano, e non volevo in nessun modo che lui interferisse. Abbiamo litigato forte, e non ci siamo più sentiti nè visti per molti altri mesi. Non so come mi sentissi al riguardo. Ero confusa. Mi ero stufata di essere quella che c'era sempre stata senza avere nulla in cambio, ero invidiosa della sua vita facile; mentre lui era ancora al liceo, io ero al primo anno di università e lottavo per avere dei risultati. Lui non aveva bisogno di lottare, per lui era diventato tutto facile, e la cosa che mi rattristava di più, era il fatto che era merito mio se aveva ritrovato la motivazione dentro sè stesso.
Me lo diceva chiaramente. Quando mi chiamava per raccontarmi i suoi piccoli successi, la conversazione iniziava e terminava con frasi tipo 'per merito tuo...', 'grazie a te', 'è stata una fortuna averti incontrata di nuovo'.
Quando io ho mollato con lui, lui ha mollato con sè stesso, di nuovo.
Mi sentivo in colpa, e mi sono sentita uno schifo quando è stato lui a decidere di non voler più avere contatti con me, dopo aver tentato di scusarmi.
L'ultima volta che abbiamo parlato di persona era la notte tra il 3 e il 4 gennaio del 2014. Mi ricordo quella data, perchè il 4 agosto 2006 è il giorno in cui l'ho conosciuto, e il 4 gennaio 2014 erano esattamente 89 mesi.Mi trovavo a Vallecrosia per festeggiare il compleanno di mio cugino, e mi ricordo di essere stata ossessionata dal pensiero di quegli 89 mesi. E così avevo scritto un messaggio a Nicolas. Mi ha risposto invitandomi a casa sua, nel monolocale di fronte alla spiaggia. Non so perchè ma ho accettato senza pensarci. Mi sono presentata a casa sua intorno alle 3 del mattino.
Di tutti i discorsi fatti quella notte, mi ricordo solo la sua descrizione del libro di Kundera, 'l'insostenibile leggerezza dell'essere'. Gli avevo chiesto di regalarmi la sua copia del libro, come aveva fatto per 'Follia' di McGrath, ma ha detto di no, che non poteva.
Ricordo perfettamente quella casa, il degrado, la sporcizia, il disordine. Mi chiedevo come facesse a vivere così.
Nei mesi successivi abbiamo continuato a sentirci, anche se andava contro le nostre regole non scritte. Continuava a parlarmi di come volesse andarsene dall'Italia, di come era stufo di vivere qui. Ed io, riconoscendomi tanto in quello che mi diceva, continuavo ad ascoltarlo per ore al telefono.
Ricordate il giorno della domanda che mi è stata fatta? E' una di quelle domande senza senso, che non andrebbero mai fatte. Quel giorno coincide con il giorno in cui ho ascoltato per l'ultima volta i suoi discorsi senza senso. Avevo realizzato di esserci sempre stata fin troppo, di non aver mai ricevuto lo stesso trattamento che io riservavo a lui, di essere sempre e solo un salvagente. Gliel'ho detto. Abbiamo litigato. Non ci siamo più sentiti. So per certo che lui non era arrabbiato con me; so solo che si era reso conto che era vero ciò che dicevo, e voleva smettere di farmi male.
E in effetti non sono più stata male, anche se a volte mi ritrovo a vagare con la mente in tutti quei luoghi e quelle situazioni in cui c'era anche lui.
Ho sempre chiesto sue notizie a mia cugina, che ancora lo sente ogni tanto.
Alla fine lo ha fatto, si è trasferito a Barcellona.
Ero felice per lui, e per me. Finalmente potevo non vivere con il fantasma di Nicolas sotto al cuscino, con la 'paura' del suo ritorno nella mia vita. Ero certa che non sarebbe più tornato a Vallecrosia.
Eppure è successo. Le voci di corridoio narrano che sia tornato per una ragazza, quella che faceva la fila insieme a lui per le rostelle, l'estate scorsa. A me quelle voci di corridoio facevano male. Mi aspettavo che se fosse tornato, lo avrebbe fatto anche con me. E invece no; ha deciso di essere uno spettro.
Non so più nulla di lui. Non so dove vive, non so cosa fa, non so dove sia, non so con chi.
Ma penso che ormai non mi importi più.
Mi piace ricordare tutto quanto fino all'ultima estate, quella del 2012.
Mi piace ricordarmi di come avevamo deciso di condividere il mio blog. Mi piace ricordare dei due gatti randagi a cui davamo da mangiare. Uno dei due lo avevamo chiamato Stella, come la protagonista del libro di McGrath.
Mi piace prendere in mano quel libro, e leggere la sua dedica all'inizio, e soffermarmi sulle frasi del libro che lui aveva sottolineato per me. Mi piace ricordare la notte in cui per la prima e unica volta sono stata sua. Mi piace vedere me e lui nel passato, che finiamo in chiacchiere filosofiche nelle notti estive sulla spiaggia, mi piace ricordare di quanto eravamo felici di vederci ogni volta. Quelle settimane sembravano essere l'infinito. E a me piace ricordarle con semplicità, senza giudicarle, senza rimpiangerle. Mi piace ricordare che fosse bellissimo, che non abbia mai avuto un incidente che gli ha sfigurato la faccia; in effetti per me era rimasto bellissimo anche così. Mi piace ricordare di come lo sognassi spesso la notte, quando eravamo lontani.
Mi piace ricordare la volta in cui prima di ripartire per Genova ho fatto una corsa folle fino al campo dove stava giocando a calcio, solo per dargli un ultimo bacio.
Mi piace ricordarmelo incontaminato, intelligente, e irrequieto.

Mi piace ricordare la sua 'dedica speciale a una persona molteplice', che adesso è solo una bozza, in questo blog, ma che rispolvero un momento, pubblicandone solo un pezzetto, quello che più di tutti sintetizza il modo in cui tutto è svanito nel nulla:

"(...)Tu rappresenti il mio posto nascosto, il mio segreto più concreto, il mio Amore più vero.


Ricorda dunque Noi,
ricorda come fanno alla morte gli eroi,
interpreta di me quel che vuoi
però sappi che
senza te
non ci sono nemmeno io.



Con grande stima ti ho scritto
questo, nella speranza di non
rimanere mai un ricordo."
Eppure non sei che questo: solo un ricordo. Uno di quei ricordi che non vanno lasciati senza voce, e che hanno bisogno di essere tirati fuori. Ecco perchè oggi ho deciso di raccontare tutto questo.

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