Il broccolo che mi ha cambiato la vita


Sembrerà un po' stupido, ma stamattina ho risolto un problema in laboratorio, dopo che qualcuno mi ha consigliato di vedere le cose da un altro punto di vista.
Non so perché ma nella strada verso il laboratorio mi sono messa a pensare alla prima volta che ho preso 10 in disegno dal vero. Ero al secondo anno, l'anno prima ero stata rimandata di quella disciplina, e l'anno successivo la media era salita dal 4 al 5, ma in nessun modo arrivavo al 6. Nemmeno mettendocela tutta riuscivo a produrre cose lontane dalla mediocrità, e addirittura dalla sufficienza. Non mi mancava il metodo, e nemmeno la tecnica; quelle le avevo imparate l'anno precedente e consolidate in un'estate intera di corsi di recupero e pomeriggi passati a casa davanti al cavalletto. Non mi mancavano nemmeno l'ispirazione o la fantasia. Avevo potenzialmente tutte le carte in regola per poter, finalmente produrre lavori sufficienti.
Eppure i miei risultati erano sempre un fallimento. Fino al giorno in cui la prof, che era molto eccentrica e completamente fuori dagli schemi -come quasi la totalità dei professori del liceo artistico-, ha iniziato a fare un discorso alla classe. Più che un discorso era un delirio. Ma prima ho bisogno di spiegare il contesto: il lavoro da finire, era la copia dal vero di una texture. Fondamentalmente dovevamo trovare un oggetto, e disegnarne molto ma molto ingrandita la sua superficie (su un foglio 33x48 per fortuna, e non sul solito 50x70). L'oggetto che avevo scelto era una broccolata, ovvero un broccolo verde con tutta una struttura a spirale molto bella. C'è chi ha scelto conchiglie, spugne o cose comunque meno ambiziose, ma io volevo disegnare la superficie di quel fottuto broccolo.
Ho passato giorni e notti davanti al cavalletto, ho analizzato il broccolo da ogni punto di vista, usando ogni tecnica che conoscessi, variando la luce e persino lasciando che il broccolo marcisse per poterne disegnare anche le parti marce. Ma quella mattina, la prof guardando i nostri lavori ancora in corso di svolgimento, non era soddisfatta, vedeva che nessuno di noi era ancora entrato a fondo nell'oggetto scelto. E qui veniamo al suo discorso; col suo modo tutto particolare di esprimersi ha iniziato a dire che dovevamo ASCOLTARE il nostro oggetto, dovevamo immaginare il suono che fa la sua superficie, per poi iniziare a mimare suoni a caso, e invitando la classe a seguirla nel suo delirio di suoni senza un senso. Che rumore fa la superficie di una spugna? E quella di un broccolo?
Non so cosa sia successo dentro di me, ma benché prendessi in giro la prof in quel momento, seguendo un po' il gregge, a me quel delirio è rimasto dentro, e ho iniziato davvero a immaginare il suono della superficie del mio broccolo, e ho iniziato a disegnare quei suoni.
Anni dopo (precisamente 5) scoprirò che questa cosa si chiama cinestesia, ed è fondamentale per gli artisti (pensate a Kandiskij). Il mio lavoro dopo altre ore spese ad ascoltare il mio oggetto, e a immergermi in esso, è stato il migliore della classe, e forse il migliore della mia intera carriera scolastica. Ho preso 10. Sono passata dal 4 al 10 con un broccolo.
E da quel momento non sono mai più scesa sotto al 7 con i lavori successivi. Quel disegno è rimasto appeso a scuola fino al mio secondo anno di università, quando la prof ha deciso che era l'ora di restituirmelo.
Tutto questo per dire che stamattina sono entrata in laboratorio con una convinzione che ho raccolto non so dove (probabilmente dalla conversazione di stamattina oltre che dal delirio della prof, 9 anni or sono) e ho iniziato ad ASCOLTARE il mio strumento difettoso. Ho scoperto che fa almeno 3 tipi differenti di click, e che solo uno è quello giusto per farlo funzionare come si deve. E forse ho risolto il mio dilemma.
E questo grazie a chi mi ha fatto notare che dovevo analizzare altri punti di vista.
In ogni difficoltà è racchiusa un'opportunità, ed è vero per me in questo momento, proprio sotto ogni punto di vista.

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