Il successo è un tormento

Non so nemmeno di che cosa voglio scrivere oggi. So che è da un bel po' che voglio scrivere, tipo almeno due settimane, ma non l'ho mai fatto. O meglio, come al solito il mio taccuino è pieno di riflessioni, pieno di disegni, ci continuo a vomitare dentro ogni cosa, ma non riesco più a fare lo stesso con il blog.
Quest'anno sto scrivendo pochissimo qui, benchè io mi senta molto più introspettiva, molto più consapevole. Eppure forse quello che lascio quassù come traccia, è molto più significativo di un flusso di pensieri qualunque, che dice tante cose ma poi in sostanza non ha nulla di vero da raccontare.
Vi ricordate le due summerschool del post precedente? Le ho fatte, le ho affrontate con coraggio. Ora è già finito tutto, ma io non sono ancora in ferie. Mi ostino a chiudermi in laboratorio fino all'ultimo giorno, mi faccio cullare da una piccola ossessione, mi do il tormento e mi sfinisco. Ma alla fine venerdì prossimo andrò in vacanza, per soli 7 giorni contati, e pianifico di appoggiare il culo in spiaggia, nient'altro.
Sono sfinita davvero, e fino a ieri mi sentivo anche molto soddisfatta. Ma forse dovrei raccontare tutto con ordine, prima di giungere a conclusioni affrettate. Magari, dare un ordine a tutto, mi aiuterà anche a processare quella matassa di pensieri che non si è calmata nemmeno dopo averci dormito su, nemmeno dopo essermi rinchiusa nel silenzio, nemmeno dopo aver smesso di pensarci ossessivamente.
Forse il mio cervello è particolarmente portato alle ossessioni? Forse è particolarmente incline a farsi rinchiudere dentro un pensiero, e poi scordandosi la strada per uscirne, ci rimane ancora e ancora.

Un po' come in quei labirinti di specchi e vetri che ci sono al Luna Park. Una volta da piccola, ho dovuto farmi mostrare l'uscita dall'operatore, perchè mi stavo disperando. Mia mamma era fuori, a guardarmi, a guardare ogni mio fallito tentativo di trovare l'uscita. Per puro caso ero completamente sola lì dentro, non avevo nemmeno la possibilità di seguire qualcuno. Non so quanto tempo sia passato prima di arrendermi. Mezz'ora? Un'ora? Cinque ore? Mi ricordo solo che mi ero fatta prendere dal panico, e mi ero seduta in un angolo. Mi ricordo la mia immagine riflessa in mille specchi, la mia immagine di fallita, di bambina rannicchiata con la testa tra le mani, che in quel momento pensava non ne sarebbe uscita mai più.

Ecco, forse il mio cervello è un labirinto di specchi, ed io invece di romperli, mi ostino a voler sempre trovare l'uscita, e mi ci chiudo, mi ci arrovello, non lasciando la bimba che ha fallito anni fa, fallire di nuovo, e abbandonare quel pensiero, quell'ossessione.
E così va a finire che mi perdo in un bicchiere d'acqua, e faccio tutto da sola. A volte non mi serve nemmeno l'aiuto delle circostanze esterne. A volte sono solo un dannato pesce rosso.
Un dannato, stupido, pesce rosso, che si dimentica la strada di casa, nonostante viva in una bolla di vetro, e possa fare sempre e solo lo stesso tragitto; tutti i giorni della sua vita.
Un loop mentale di tormento, estasi, tormento, ossessione, potere, felicità, tormento, ossessione, morte. Un pendolo che oscilla tra l'ossessione e il tormento. E poi cosa ci sarà? Mah, forse il nulla.

La summerschool a Montpellier è stata molto bella. La città è deliziosa, le lezioni di alta qualità e le persone interessanti, simpatiche e cordiali.
E poi io adoro la Francia, mi piace il cibo francese, l'atmosfera francese, la lingua francese, le città francesi, le persone francesi. Solo Parigi mi sta un po' antipatica, ma il resto della Francia è più che ok. La Francia è bella.
A Montpellier ci davano un progetto di gruppo da svolgere, e da presentare l'ultimo giorno. Era una competizione, e il mio gruppo l'ha vinta.
La summerschool di Estoril è stata molto intensa. Tre settimane di lezioni al mattino, e lavoro di gruppo al pomeriggio. 12 ore di lavoro ininterrotto quasi tutti i giorni. Tornare alla realtà, nonostante sia finito tutto 15 giorni fa, è molto difficile.
Eravamo circa 100 gruppi, e vinceva un premio solo chi era nella top 10. Il mio obiettivo, fin dall'inizio era essere in quella dannata top 10. E alla fine ci sono riuscita. O meglio, ci siamo riusciti: ho incontrato un gruppo di persone fantastiche, con cui lavorare è stato molto bello.
Ed eccoci qui: sul palco dopo aver vinto, e prima delle semifinali, con quell'eccitazione tipica di chi sa che merita di vincere, ma che non è davvero molto certo, perchè sa che il livello è altissimo.


 Mi sono goduta un piccolo momento di gloria, quel giorno è stato folle: ho rilasciato tre interviste, e ho anche registrato un podcast con una influencer statunitense.
Il nostro premio è un pacchetto di consulenze per aprire la startup.
E qui arriviamo alla giornata di ieri, alla riunione con il mio prof, al distruggere in un attimo tutta la sensazione di potere che mi aveva accompagnata. Il mio capo non mi sostiene. Un po' me lo aspettavo: lui è molto tradizionalista, e mi aspettavo che volesse essere certo che continuassi a essere adeguatamente focalizzata sulla mia tesi di dottorato, ma nello stesso tempo speravo comunque in un suo qualche tipo di elogio, di riconoscimento del fatto che sono brava in ciò che faccio. E invece no, nulla. O comunque molto poco. Sono abituata a essere sottovalutata, specialmente nell'ambiente accademico, e forse preferisco così, perchè boh, alla fine meglio essere sottovalutati e spaccare il culo a tutti, che essere sopravvalutati e non dimostrarsi all'altezza.
A giugno e luglio, ho sperimentato questa potente sensazione di felicità, riconoscendo che ogni attività nella mia vita aveva un senso, riconoscendo che ero felice di ogni singola cosa che componesse la mia vita.
Mi sento ancora così, ma forse un po' più delusa. E prima della delusione c'era la paura che questa riunione un giorno arrivasse. Per questo mi sono ritirata in laboratorio, per questo tra 6 giorni mi ritirerò a Vallecrosia, con la pretesa di non essere toccata da niente e da nessuno, di non essere disturbata da nessun accadimento.

 Non so che cosa succede ora. Non voglio demotivarmi, non voglio rinchiudermi nella parte buia di me, e trasformare in un fallimento anche questo successo pazzesco che mi ha invasa e mi ha colpita. Non voglio addormentarmi, addormentare il mio cervello e sperare che tutto passi in fretta. Voglio vivermi al massimo anche questa ossessione per il duro lavoro, per il mio progetto. Ho finalmente una forte ragione per svegliarmi al mattino, cosciente del fatto che il mio duro lavoro un giorno cambierà il mondo. Non sto più lavorando solo per me stessa, e sento che con tutte le cose che sto facendo, posso migliorare il futuro, la vita, le speranze di qualcuno. Sento finalmente che il mio contributo al mondo è grande, e ancora una volta la sensazione di aver vissuto tutta la mia vita per momenti del genere, mi pervade. Non è solo successo, non è solo il mio ego che si gonfia e la mia autostima che ritorna florida e splendente. Non è nemmeno soltanto la consapevolezza di essere brava in quasi tutto quello che provo a fare. E' la semplice sensazione di soddisfazione nel mettere me stessa in tutto, nel fare tutto con amore, con dedizione, credendoci, credendo che questo duro lavoro mi ripagherà.
A volte è più dura, a volte ci si sente delusi, altre volte tutto sembra semplicissimo; fa parte del gioco, fa parte del percorso.

"Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi."
-Charlie Chaplin


E ancora mi sembra di non sapere cosa scrivere, di non sapere che cos'è che ho appena scritto, che ho appena lasciato in questa pagina di blog. Cosa sto lasciando? E' solo auto-celebrazione? E' solo l'espressione del mio smisurato ego? Perchè scrivo un blog che tutti possono leggere?
Spero di essere di ispirazione a qualcuno, un giorno. Spero di poter davvero comunicare qualcosa, e spero che la traccia che lascio non sia dimenticata. Ma in fondo l'oblio è la paura che caratterizza più di tutte l'essere umano. Questa bruciante paura di passare per questo mondo senza che nessuno se ne accorga, questa arcaica paura di essere solo un puntino insignificante, e che quando l'opera finirà, nessuno applaudirà davvero.
Questo è il tormento del successo, la paura che in fondo nessuno se ne ricordi, che a nessuno importerà del tuo duro lavoro, dei tuoi bei pensieri e delle tue parole.

Commenti

  1. Scrivi bene e mi piace quello che esprimi.
    Non sei una fallita, e non devi sentirti in colpa se ti riservi il diritto di stimarti dopo un successo. Immagino tu ti sia buttata giù molte volte per i tuoi "fallimenti", quindi goditi questa soddisfazione senza alcun rimpianto.

    RispondiElimina
  2. Ciao Carlotta, ho già detto il mio pensiero sulla straordinaria persona che sei in vari commenti sul tuo blog, e non c'è bisogno di ricordarti l'importanza della tua esistenza in questa realtà. Quando si fa qualcosa con l'idea di voler "cambiare il mondo" in meglio, sapendo che tutto quel che fai è per tale motivo, non c'è da temere per il pensiero altrui, specialmente se è negativo da qualunque punto di vista. Non c'è da avere paura se la propria traccia, o passaggio su questa terra, dovesse essere ignorato, non considerato, non riconosciuto. Non bisogna avere paura delle conseguenze del proprio agire, di ciò che può portare ad ognuno di noi. Bisogna sempre andare avanti con determinazione e coerenza con le proprie convinzioni, al dì là del pensiero altrui. Ogni grande maestro non si è mai preoccupato di essere solo un puntino insignificante, di non essere ricordato, di non essere importante lui e le opere compiute, di lasciare un segno nella storia dell'umanità, di avere un qualche riconoscimento, complimento per tutto ciò che ha fatto. Tutti loro hanno agito solo per il bene collettivo; hanno seminato pienamente consapevoli che i frutti, prima o poi, sarebbero stati raccolti. Sono consapevoli di tutto il tempo che ci vorrà perché questa realtà possa essere la manifestazione di ciò che siamo veramente.

    "Vivete la vostra vita senza aspettative, senza il bisogno di risultati specifici... questa è la libertà".

    RispondiElimina

Posta un commento

ogni parola è un dono..ogni parola è una traccia. Grazie per il commento!

Altri post popolari sul blog

Ode alle patate fritte - Pablo Neruda

Pioggerellina di marzo - Angiolo Silvio Novaro

Il Papavero Rosso - Louise Glück

Addosso al viso mi cadono le notti - Patrizia Cavalli

Sei bella