Sono uscita dall'ingranaggio

 Nel mio post di febbraio, in cui inveisco contro il capitalismo, ho ricevuto questo commento: 

"difficile uscire dall'ingranaggio, ne facciamo parte e contribuiamo a oliarlo… e le giornate diventano uguali, fatte di impegni e di scadenze, scompaiono le stagioni, i profumi e la capacità di dare il vero valore alle cose importanti…

…e l'ingranaggio continua a dettare le regole e le priorità…"

Volevo farvi sapere che sono uscita dall'ingranaggio.
Ho rassegnato le mie dimissioni a giugno, e me ne sono andata in pace.

Ho realizzato che non voglio più lavorare da dipendente, e che non voglio che nella mia vita scompaiano le stagioni e i profumi.

La decisione era già maturata dentro di me da un bel po' di tempo. Mi sentivo completamente esaurita ed alienata. E poi è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: un incidente di sicurezza sul lavoro. Non volevano che andassi al pronto soccorso, quando ci sono andata lo stesso, mi hanno bombardata di chiamate intimandomi di non denunciare l'infortunio sul lavoro.

Una pessima gestione. Mi ha fatto capire come lì dentro nessuno sia interessato al benessere dei dipendenti, e forse era già chiaro ed evidente, ma in questo caso, in cui era chiaro ed evidente sul mio corpo, e non solo nella mia mente, ho aperto gli occhi.

Sono stata in ferie due settimane. Il giorno in cui sono tornata mi sono dimessa.

L'ironia della sorte: il capo mi ha detto che l'ho anticipato, perché quello stesso giorno avrebbe voluto chiedermi se ero sicura di voler rimanere a lavorare lì.

Mi è stato chiesto quando volevo smettere di lavorare. Lì per lì non avevo mai considerato di non dare il mio fottutissimo mese e mezzo di preavviso. Ma mi è stato chiesto esplicitamente quando volevo terminare le mie pene. E così ho risposto che avrei voluto finire il prima possibile. Il prima possibile si è ridotto da un mese e mezzo a dieci giorni di preavviso. E finalmente me ne sono davvero andata in pace.

In meno di due mesi, da quell'azienda ce ne siamo andati in quattro.

Coincidenze? Io non credo.

Tra un'ansia e l'altra sono riuscita a rendere il mio tempo produttivo, a costruire dei progetti, a capire cosa voglio fare (forse).
Era da quando mi sono iscritta all'università che non passavo un'estate così rilassata e così spensierata, senza nessuna ansia di tornare al lavoro, senza nessuna paura di aver bisogno di tempo per me stessa.

Sono una privilegiata, mi rendo conto che non è per tutti poter prendersi una pausa e non lavorare per qualche mese. Un altro frutto del capitalismo malato in cui siamo immersi.

Mi sono ripromessa che non lavorerò più da dipendente, se non super part-time. Mi sono ripromessa di non tornare ad essere un ingranaggio oliato solo dal bisogno di ricevere lo stipendio a fine mese.

Tra un'ansia e l'altra, qualcuno mi ha anche detto frasi del tipo "beh qui a Padova non hai niente, perché non te ne vai?" Tra un'ansia e l'altra stavo per fare l'errore di lasciarmi fagocitare dal giudizio altrui.

L'ingranaggio di cui devo liberarmi adesso è la paura di ciò che gli altri pensano di me.
Del giudizio.

Per fortuna, il mondo e la vita degli altri non ruotano attorno a me. Alla fine a nessuno frega nulla di ciò che faccio, ed è giusto così.

Comunque, tralasciando ansie e paure, sono in pace veramente. Una pace che mi sta facendo riorganizzare i pezzi della mia vita.

E comunque a quella persona avrei dovuto rispondere: "Si, pensavo di trasferirmi affanculo, ma poi ho desistito sapendo di dover incontrare anche lì la tua faccia di m***a!"

E comunque, ritengo che fosse fin dai tempi di Lisbona e del dottorato che fossi in burn-out e che solo adesso io mi stia realmente prendendo cura di me stessa. Insomma, meglio tardi che mai.

Non so tanto bene come concludere questo post, forse solo augurandomi che il mondo prenda consapevolezza dell'ingranaggio, e che invece che oliarlo lo ribalti, lo faccia girare al contrario, lo blocchi. Vedete… finisco sempre per inveire contro il capitalismo alla fine.

Commenti

  1. ... sono felice per te e ammiro il tuo coraggio, io pur avendo "consapevolezza dell'ingranaggio" non sono abbastanza coraggioso...
    ... o meglio, come ne "Il deserto dei Tartari" penso sempre che domani ci proverò, c'è tempo...

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    Risposte
    1. Non è mai troppo tardi! E comunque è la consapevolezza che fa la differenza. Ritengo molto più triste essere parte dell'ingranaggio senza nemmeno rendersene conto. Grazie dell'ispirazione :)

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