Satura - riflessioni sul capitalismo e la prigione del lavoro

 Il lavoro nobilita l'uomo. Me lo ripeto come un mantra ogni volta che passo giornate intere a pulire impianti industriali, a fare lavori di fatica, che stavano fuori dalle mie aspettative, ma che paradossalmente mi soddisfano molto di più del lavoro intellettuale che svolgo, che è spesso svalorizzato, e mi stanca di quella fatica che non mi soddisfa per niente. Tuttavia, le aspettative non nobilitano né l'uomo né lo spirito; il lavoro si. E ci rende liberi, giusto?

Sto avendo una crisi nervosa alla settimana da circa 3-4 settimane.

E continuo a esaurirmi. E così nello sconforto ho usato Google. La chiave di ricerca era "incapacità di lavorare sotto pressione". Che cosa, secondo voi, mi ha restituito come risultato della ricerca il magnifico motore di ricerca che ormai è indispensabile per esistere, lavorare, vivere?

Mi ha restitutito articoli con suggerimenti per lavorare sotto pressione. E mi sono arrabbiata. E ho iniziato a scrivere questo post.

Io non sono capace a farlo. Il cervello umano non è fatto per lavorare sotto pressione, né tantomeno in multitasking. Ma questa società difettosa ci costringe a farlo, ci costringe a regalare otto ore di sole (meglio, della nostra vita, considerando anche i turnisti), al padrone, che ci rende schiavi solo perchè paga il nostro tempo. E così, sottomessi e devoti, si aspettano che compiamo le più annullanti mansioni nel più frenetico dei ritmi immersi nel più tossico degli ambienti di lavoro. Ma non c'è una visione condivisa, una cultura dell'obiettivo comune, un vero lavoro di squadra, e come credono che il dipendente possa andare avanti così?

E cosa me ne dovrebbe fregare dell'obiettivo del micro-manager di turno? Dove la trovo la motivazione per andare avanti? Perchè io internamente ho già provato a trovare entusiasmo e soddisfazione personali, ma si sono affievoliti qui dentro.
Non sono disponibile a questa cultura del lavoro.

Sono difettosa io?

No, è difettoso questo modo di gestire il lavoro. "8 ore di lavoro, 8 ore di svago, 8 ore di sonno" - e menomale che ci siamo arrivati a questa concezione, si sa che prima era molto peggio di così. Ma dalla pandemia non abbiamo imparato nulla, forse. E chi qualcosa sul modo in cui ama lavorare lo ha capito, tipo me, si sente schiacchiato dalla pressione. Insopportabile.

Sono difettosa?
Si, forse non so lavorare, forse sono pigra, forse sto dis-imparando a lavorare. Forse il lavoro in azienda da dipendente non fa per me.

Aumentiamo il carico: quando sei una giovane donna (l'unica in azienda, peraltro), e viene dato per scontato che se non hai figli, non hai una famiglia e tantomeno un marito, allora non hai una vita fuori da quel posto di lavoro. E ti viene richiesto sacrificio in più, che tanto "cos'altro avrai da fare?" (Cit.)

No, non succede solo alle giovani donne, succede anche ai giovani uomini. Viene dato per scontato che possano fare tutto; trasferte al limite dell'umano, spostare pesi senza ausilio e pressione sugli orari perchè tanto "sei un giovane uomo prestante e libero, che cosa mai te ne dovrai fare della tua salute e del tuo tempo libero?"

L'esaurimento nervoso, normalmente, per la 4^ settimana di seguito, mi sta venendo di giovedì.

Sarà colpa del giovedì? Può essere. Parto il lunedì sconfortata, ma poi provo a trovare l'ottimismo, ma si affievolisce, tendenzialmente di mercoledì. Anche se il mercoledì storicamente è la mia giornata "amore-odio". Adesso il mercoledì è diventato solo il giorno prima del giovedì, e il giovedì è diventato solo il giorno che mi allontana dall'essere stremata e scazzata il venerdì, ma entusiasta perchè "dai che è venerdì" e potrò dedicare il mio weekend (col cazzo, quando ti chiedono anche di lavorare il sabato...) a non recuperare le energie perse in settimana , e a non sentirmi riposata e felice la domenica sera. E così, un ciclo infinito di entusiasmo ed energie (fisiche e mentali) perse, che mi portano esausta al giovedì successivo, in cui quasi sicuramente mi ritroverò a piangere nervosa, a inveire contro il padrone che mi schiavizza, ad arrabbiarmi con me stessa perché sto lasciando che questo lavoro mi distrugga la vita, la salute e l'autostima.

L'autostima.
Questo lavoro mi sta convincendo che io non sia capace a fare nulla.
Maledetta me che continuo a cascarci.

Che vita di merda (ma che cosa c'entra il bom ton? Ho riso per forza, ho rischiato di dormirti addosso... Alfonso, tanti auguri ma non ti conosco).

Commenti

  1. Senzadubbiamente un sistema sbagliato. Un capitalismo marcio che sta tirnando di gran mida

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  2. ... difficile uscire dall'ingranaggio, ne facciamo parte e contribuiamo a oliarlo...
    ... e le giornate diventano uguali, fatte di impegni e di scadenze, scompaiono le stagioni, i profumi e la capacità di dare il vero valore alle cose importanti...
    ... e l'ingranaggio continua a dettare le regole e le priorità...

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