Ormai casa è altrove

Torno a scrivere dopo molto tempo. Torno qui perché è casa mia, un ambiente immutabile dopo tutti i numerosi cambiamenti che sto affrontando negli ultimi anni, e tanti persino negli ultimi mesi.
Torno a scrivere qui sopra, perché dicembre è per me un mese di riflessione, ma quest'anno non come vorrei, forse a causa dei numerosi cambiamenti che sto affrontando, e che forse non ho del tutto ancora processato.
Scrivo dalla mia nuova scrivania, nella mia nuova casa. Sono sempre a Lisbona, ma a inizio mese ho cambiato casa. Ho deciso di abbandonare l'amata casa con l'albero di limoni, per trasferirmi in un appartamento più bello, e condiviso con solo una persona (e due gatti).
Nella casa vecchia ho passato momenti meravigliosi. Era la casa della mia cara amica greca. Grazie a lei ho iniziato a conoscere quella casa e quel pacifico giardino. Aveva molti pregi e molti difetti. Purtroppo da quest'estate iniziavo a vederne solo i difetti. Abitavo con altre 5 persone, tutte meravigliose, ma iniziava a starmi troppo stretto il fatto di ricercare solitudine e tranquillità non trovandola. Iniziavano a starmi stretti alcuni comportamenti dei coinquilini, e mi sentivo quasi sempre intrappolata in camera mia. La casa nuova non ha un giardino, ma è molto luminosa, e molto spaziosa. Ho più spazio per me stessa, e non solo spazio fisico, ma anche spazio mentale.
Ho pochi cari amici qui a Lisbona, e la mia coinquilina è una di questi. L'ho conosciuta l'anno scorso al gruppo di scrittura creativa, e la nostra amicizia è diventata profonda, interessante e ricca fin da subito, complice il condividere la grande passione per la scrittura. Mi sto trovando bene a casa con lei.
Cambiare casa è forse il più grande cambiamento che ho affrontato quest'anno, e tanti altri cambiamenti mi si prospettano nell'anno a venire, per esempio il fatto che dovrò trasferirmi a Padova per circa tre mesi.
Un altro trasloco, un altro ambiente di lavoro, un'altra città, il ritorno in Italia. Sono eccitata e spaventata nello stesso momento. Credo che cambiare aria per un piccolo periodo, tuttavia, mi farà molto bene.
Sono entrata in un secondo coro -ma non sono certa di aver nemmeno mai menzionato sul blog che ho iniziato a cantare in un primo coro, a settembre del 2018.
Fatto sta che questo secondo coro è molto più esigente del primo, con un repertorio molto più impegnativo, e sento che finalmente sto imparando davvero a cantare, e sto migliorando la mia tecnica vocale. Anche questo fa parte della lista dei grandi cambiamenti della mia vita. Ultimamente ho avuto tanti impegni canterini, molti concerti con entrambe i cori, abbiamo girato, con il primo coro, un programma televisivo per la RTP, la TV nazionale Portoghese, e tutto ciò mi ha impegnato un sacco di tempo ed energie. "Vivo a cantar", come si dice in portoghese. Ormai ho le prove almeno 3 volte a settimana, anche di più quando ci sono concerti in vista, e conciliare tutto sta diventando  difficile, ma finalmente ho la soddisfazione dell'essere tornata al mio livello medio di attività, in cui non mi accontento più solo di studiare o lavorare n ore al giorno senza fare altro, ma arricchisco la mia agenda con attività diverse, che mi nutrono soprattutto lo spirito.
Sono passata per un periodo, dopo l'estate, di grande demotivazione nei confronti del mio dottorato.
Non avevo più voglia ed energie per lavorare produttivamente, e mi sono faticosamente trascinata a dare l'ultimo esame di dottorato. Ce l'ho fatta e ne sono molto soddisfatta, ma rimane in me la sensazione che avrei potuto fare meglio. In realtà sto anche facendo i conti con un perfezionismo che non credevo di avere, e mi sto scontrando con il fatto che a volte -spesso, in realtà- ci sono cose che vanno fatte e basta, di cui non importa il loro grado di perfezione, ma importa che siano iniziate e finite. Diciamo che in ambito universitario ho sempre un po' vissuto il discorso degli esami in questo modo, ma durante il dottorato è diverso, e c'è ancora più paura che questo tempo non sia significativo per il mio futuro, la mia carriera o la mia vita.
Prima di dare l'ultimo esame, il mio co-supervisor, mi ha fatto notare come il dottorato fornisca soprattutto degli strumenti. Le conoscenze specifiche del mio specifico argomento, non contano quasi nulla in confronto al percorso di crescita, alle metodologie e alle 'soft skills' che si acquisiscono correndo la maratona del dottorato. E la parola chiave è proprio 'maratona'. Il dottorato non è fatto di sprint, ma è una maratona che va corsa con resistenza, resilienza, e costanza. Mi è stato fatto notare che trascurare i piccoli cambiamenti positivi non è un buon approccio. Sono proprio i piccoli miglioramenti che innescano i grandi cambiamenti, per questo motivo, nonostante gli alti e bassi, bisogna sempre trovare la forza di andare avanti, di crescere, di progredire.
Ultimamente mi sto interrogando molto su che persona voglio diventare. Mi sono resa conto che sono sempre stata troppo orientata sui risultati, sull'avere, sul contesto, trascurando la base dell'iceberg, ovvero chi sono e chi voglio essere.
Spostare il mio mindset da cosa voglio ottenere a cosa voglio essere, mi sta ancora portando confusione, eppure mi tranquillizza; l'unica cosa su cui posso avere il controllo è me stessa, e chi decido di essere, e le azioni che decido di compiere quotidianamente. Quello che posso ottenere non dipende interamente da me. Ci sono tante variabili che non posso prevedere, ma l'unica cosa di cui ho la certezza è il mio quotidiano impegno per essere la versione migliore di me stessa.
La forza del prendersi la responsabilità, ma nello stesso tempo rilassarsi riguardo al risultato finale, l'avere fiducia in ciò che l'Universo riserva, fa in modo di rimanere concentrati nel momento presente, e forse, finalmente, ho capito come raggiungere quella consapevolezza che mi mancava l'anno scorso. Quando a dicembre 2018 definivo l'anno appena trascorso come 'fiacco', mi sono poi resa conto che non c'era nessuna fiacchezza, era solo il mio approccio, in cui talvolta ho lasciato scivolare gli eventi senza soffermarmici. E quindi la consapevolezza è stato uno degli obiettivi su cui ho lavorato quest'anno. Non so se l'ho raggiunta appieno come vorrei, ma finalmente ho capito da cosa deriva.
Consideravo infinito il mese di novembre, a causa di tutti gli impegni giganti (sotto ogni punto di vista, sia del dottorato, sia personali, e dei cori), come un mese infinito, che sembrava non finire mai persino prima che iniziasse, eppure è volato via rapido, e sta volando via rapido anche dicembre. Oggi ho deciso di fermarmi perché avevo bisogno di processare tutto quanto, avevo bisogno di capire dove sono, come ci sono arrivata, e perché.
E non so se grazie a questo post sconclusionato ci sto arrivando, però sicuramente sto mettendo in ordine i pensieri, sto iniziando il processo del processare.
Quest'anno ho deciso di tornare a casa per Natale, e poi partirò per il Marocco. Passerò la prima notte dell'anno nuovo nel deserto, e non vedo l'ora di sperimentare la bellezza e la pace di un paesaggio sconosciuto ai miei occhi e ai miei sensi.
Parlo di tornare a casa, ma in realtà nemmeno questa volta passo a Genova. Ormai casa è altrove, è a Vallecrosia; quello che ho sempre definito il mio rifugio, passa a essere casa, a farmi sentire più accolta rispetto alla città in cui ho vissuto, fino ad ora, la maggior parte della mia vita.
E mi rendo conto sempre di più di come il concetto di casa lo facciano le persone. A Genova non c'è più nessuno. Mi sento distante da tutte le persone che ho lasciato lì. Molte si sono allontanate di proposito, e io sento di non avere comunque nulla da perdere da questi allontanamenti.
Diciamo che ho imparato anche io a prendere le distanze. Non mi arrabbio più come prima, quando delle persone che credevo care, mi fanno un torto. Vivi e lascia vivere, no? Ecco, penso che la scelta di come vivere in relazione alle altre persone, sia un'importante parte dell'essere il meglio di se stessi. Dimostrare la propria bassezza facendo dei torti, non vale mai la pena. Si finisce per dare troppa importanza a persone per cui non ne vale la pena, e si sprecano un sacco di energie che possono essere investite in qualcos'altro di migliore.

Concludendo, oggi è una grigia giornata di pioggia. Io sono ancora a casa, ma tra poco mi forzo a muovere il culo e andare in lab. Ho un bel po' di cose da finire prima di andare in vacanza, e in questa settimana mi si stanno ammucchiando sempre più cose da fare. Forse questa mattina tranquilla non avrei dovuto concedermela, ma ne avevo tanto bisogno, e va bene così.
Ah... e se non ci ribecchiamo, Buon Natale e Felice Anno Nuovo.





Commenti

  1. Sei sempre a interrogarti,in una continua ricerca.di TE a quanto pare.
    Vuoi amarti con tutta te stessa,questo leggo.
    E ci stai riuscendo.
    Sai pazientare.e aspettare.
    Mi piace il tuo spostare da ottenere a ESSERE.
    E gia'ti immagino in Marocco!!

    Ti abbraccio e ricambio gli auguri

    RispondiElimina

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