Mi vestivo male, dicevo le parolacce, volevo fare ciò che volevo



« GERTRUDE: Una disgrazia incalza alle calcagna
un'altra, tanto presto si succedono.
Laerte, tua sorella s'è annegata.

LAERTE: Annegata! Ah, dove?

GERTRUDE: C'è un salice che cresce di traverso
a un ruscello e specchia le sue foglie
nella vitrea corrente; qui ella venne,
il capo adorno di strane ghirlande
di ranuncoli, ortiche, margherite
e di quei lunghi fiori color porpora
che i licenziosi poeti bucolici
designano con più corrivo nome
ma che le nostre ritrose fanciulle
chiaman "dita di morto"; ella lassù,
mentre si arrampicava per appendere
l'erboree sue ghirlande ai rami penduli,
un ramo, invidioso, s'è spezzato
e gli erbosi trofei ed ella stessa
sono caduti nel piangente fiume.
Le sue vesti, gonfiandosi sull'acqua,
l'han sostenuta per un poco a galla,
nel mentre ch'ella, come una sirena,
cantava spunti d'antiche canzoni,
come incosciente della sua sciagura
o come una creatura d'altro regno
e familiare con quell'elemento.
Ma non per molto, perché le sue vesti
appesantite dall'acqua assorbita,
trascinaron la misera dal letto
del suo canto a una fangosa morte. »

(W. Shakespeare - "Amleto", Atto IV scena VII)

Ho capito cosa sta succedendo. Il mio capo mi fa sentire come mi faceva sentire mio padre a 14 anni. E no, non è una cosa tenera, visto che a 14 anni (ma anche dopo) ho sempre avuto problemi a relazionarmi con la mia figura paterna. Ora le cose vanno un po' meglio, ma me la sono sudata, e soprattutto me ne sono andata via di casa, e non semplicemente via, ma proprio lontana svariate migliaia di km. In questo modo i miei sentimenti rimangono ben controllati, le stesse cose che fanno male da vicino, fanno molto meno male da lontano, e riesco a ricalibrare tutto con la distanza (e la freddezza) giuste. La distanza mi aiuta a non farmi venire un esaurimento nervoso, mi fa rimanere stabile e focalizzata su me stessa, senza avere le ansie e le paure che hanno così profondamente caratterizzato la mia intera adolescenza.
Si è vero, ora sono più matura, e tante cose fanno un po' meno male solo perchè sono passati dieci anni, ma ancora vedo qualche segno, ancora sono diffidente, ancora ho paura di incontrare quel padre padrone in tutte le figure maschili che capitano nella mia vita.
E che cosa succede quando ti senti stabile, forte e sicura, e proprio una delle persone con cui dovrai essere più a contatto nei prossimi tre anni e mezzo, si rivela negativa quanto la tua figura paterna nei tuoi anni più fragili?
Nulla.
Succede solo che si ha paura, che si da un peso troppo grande al suo giudizio, che si tenta di apparire sempre perfette, che si abbassa la testa, finchè non si realizza che è ora di ribellarsi.
La mia vita è una ribellione continua. Eppure sento che non funziona. Eppure sento che dovrei essere più furba.
Odio l'idea di dover essere inscatolata nel mio posto nella società e nel mondo, e odio il fatto che fin da bambina mio padre -e molto anche mia madre- abbiano tentato di farmi rimanere ferma nel ruolo della donna sottomessa, perfetta e docile. Ma purtroppo -per loro, non per me- non lo sono mai stata.
Ho iniziato fin da bambina a tentare di farmi valere, ma ho sempre e comunque continuato a prendermi più botte di quanto necessario. Ho ricordi vaghi e confusi di pestaggi plateali, perchè quello che piaceva a mio padre era anche umiliarmi, quindi quando mi picchiava, lo faceva ancora più forte in presenza di altri. E quando ero piccola, era un gioco sadico e divertente. I miei cugini si divertivano a dare la colpa a me per qualsiasi cosa, perchè era divertente vedere mio padre in preda all'ira, che con la sua mano pesante si accaniva contro di me.
Molti nella mia famiglia, adesso mi vengono a dire che si ricordano di come era difficile per me essere bambina. Ricordano con rammarico e tristezza quante botte mi sono presa. Ma a me non frega un cazzo di ciò che mi dicono ora, quando mai nemmeno una volta, mentre ero bambina, mi hanno tolto dalle mani di mio padre.
La verità è che non è mai importato un granchè di me a quasi nessuno.
Quando ero bambina ero troppo rompipalle, e la maggior parte delle persone della mia famiglia pensavano che non avrei mai raggiunto nulla nella vita, che 'con la testa che mi ritrovavo' sicuramente sarei rimasta incinta a 15 anni o sarei diventata una tossica. E pensare che queste cose me le dicevano in faccia. Ad una bambina di poco più di sei anni.
Ma non mi sono mai fatta intimidire da queste cose, ho sempre avuto un grande senso di rivalsa, e ben presto mi sono accorta che il mio cervello era l'arma migliore che potessi usare contro tutto il mondo. E infatti è grazie al mio cervello che ora sono riuscita a fuggire.
Quando ero adolescente, ero troppo borderline, mi vestivo male, dicevo le parolacce, volevo fare ciò che volevo, insomma, niente testa abbassata. Quindi perchè curarsi di qualcuno che non segue ciò che dici? Il mantra ricorrente era "o fai quello che dico io, o non me ne frega un cazzo".
E quindi la mia vita ha cominciato ad essere un susseguirsi di decisioni, alcune pessime, altre un po' più pensate, altre ancora veramente valide, ma tutte tristemente prive di supporto da parte di chi più avrebbe dovuto supportarmi.
Ho avuto seri problemi nel riconquistare la mia autostima e nello slegarla all'opinione che mio padre aveva di me. Ogni volta che mi sembrava di aver riconquistato una parte di me stessa, subito mi veniva tolta da qualche frase del tipo "sei una delusione", "non vali nulla", "non me ne frega nulla dei tuoi successi". Mi sale la bestemmia feroce quando ripenso a queste frasi, quando ripenso a come mi venivano tappate le ali, a come qualsiasi iniziativa che avevo veniva scoraggiata.
Ma sono viva. Sono forte, e soprattutto sono lontana da tutte queste cose.
Il grave problema è solo che ora, questi ricordi e queste emozioni negative, sono riaffiorate grazie ad un'altra persona. E questo è male, molto male. Non dovrei dargli così tanta importanza da permettergli di togliermi la serenità, non dovrei permettergli di sottomettermi come già sono stata sottomessa in passato.
Associo questa persona al mio futuro, e al mio successo, quando in realtà so benissimo per esperienza che il successo l'ho spesso raggiunto facendo a modo mio, ovviamente ascoltando tutti i consigli, ma poi personalizzandoli al mio modo di essere e di fare.
Comparo il mio prof. di adesso, del dottorato, con l'altro prof che avevo qui a Lisbona a supervisionare la mia tesi. Rimpiango, a volte, di non aver continuato a lavorare con lui, che tanto era positivo e mi spingeva a dare di più, mi incoraggiava a mettere me stessa in tutto ciò ce facevo, e dava valore alle mie idee.
Mi sembra che dovrò passare ancora gran parte della mia vita a ribellarmi, e non ne ho molta voglia.


Vorrei solo essere un pochino più stabile, un pochino più equilibrata, ma sembra che questa possibilità mi sia preclusa. O forse sono sempre io che compio dei plateali auto sabotaggi.
Fatto sta che oggi, per l'ennesima volta, mi sentivo intimorita, senza una direzione, e con poco controllo. Ma devo e voglio apparire più sicura, magari anche fingendo, perchè vale la regola "fake it till you make it!", ma non so se sono capace.
Ad ogni modo questa crisi esistenziale molto collegata al mio passato capita proprio a fagiolo. Oggi sul tardo pomeriggio parto per Porto Covo, una località portoghese sperduta nella costa dell'Alentejo, a circa 200 Km a sud di Lisbona. C'è un festival musicale, e ci andrò con i miei colleghi -di cui un giorno parlerò, perchè forse per una volta mi sento (quasi) al posto giusto insieme a loro-. Faremo campeggio. Ma proprio campeggio vero, con tenda, senza doccia, e in mezzo al niente.
Un'esperienza che non ho mai realmente fatto (solo un'altra volta ad un altro festival musicale vicino Lisbona, nel settembre 2016), e che mi intriga.
Fatto sta che il cervello è davvero potente, e ha fatto in modo che io dimenticassi il caricabatterie del cellulare a casa. E visto che non ho la benchè minima intenzione di tornare a casa di corsa, con già tutta la roba pronta per partire, solo per riprendere un oggetto, ho deciso che è la mia occasione per staccare completamente, o quasi.
Voglio essere scollegata per più o meno tutto il weekend, godendomi il paesaggio, la spiaggia, la musica, gli amici, senza le distrazioni a cui sono sottoposta ogni giorno. Una full immersion nella vita, un'uscita totale dalla mia zona di comfort, e tanta voglia di rilassare il cervello.
Perchè voglio lasciare andare. Tutto.
Già scrivere questo post mi ha aiutata molto, ma voglio davvero lasciare andare tutto, una volta per sempre.
Ma forse non ci riuscirò mai.

E azzeccata più che mai è la canzone 'Catene' degli Zen Circus, ma forse anche 'Il fuoco in una stanza'. Nel dubbio, godetevele entrambe.


        

Commenti

  1. ti ho letta.d'un fiato.
    e mi viene subito in mente che sei bellissima..
    e non lo dico tanto per..
    io credo che tuo padre,come mia madre,non vogliano vederci emancipate..mai.
    e perchè sono bastardi.e crudeli.
    ma non voglio parlare di loro..
    bensì di te.
    ti ammiro.
    nonostante il vento il ciclone contro sei riuscita a costruirti una tua personalità una tua IDENTITA'..
    così lineare..così netta!
    ti sei prefissata un obiettivo ci hai creduto e l'hai raggiunto!
    perchè?
    perchè lo dovevi a TE STESSA.
    hai deciso che il resto non contava davvero..
    hai deciso per chi lottare..per te cioè..
    e hai deciso che tu vali la pena!
    di pensare di combattere di creare di ponderare di decidere di vivere di scegliere!!
    e hai scelto fra il resto di..AMARTI.
    solo amandoti puoi amare.e donare.
    e ti è venuto naturale quasi prenderti cura di te..
    di quella bimba confusa di 6 anni!!
    lei ora eccola è lì accanto a te.e ti sorride.
    e ringrazia.
    tu abbracciala scaldala e rassicurala.
    che ci sarai sempre per lei.
    che sei una garanzia ormai..
    e sai che c'è?
    puoi urlarlo anche...
    stai diventando una..VINCENTE!!
    perchè ha vinto.CON sè stessa.no CONTRO.

    sono onorata di averti conosciuta.
    divertiti con i tuoi colleghi(che bella parola è!)
    e lascia lascia tutto.

    ti stringo forte forte e ti vi mando un bacio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ehy, mi hai fatta piangere, lo sai? GRAZIE, grazie per le tue parole e per il tuo supporto, che sento sempre e da sempre.
      Ricordati che anche tu possiedi dentro te questa forza, come ti ho già detto altre volte. A volte si è prigionieri di se stessi (per quanto tempo lo sono stata io?), ma bisogno avere il coraggio di capire cosa davvero vale.
      Grazie, grazie, grazie ancora per le tue belle parole. A volte non realizzo tutto il percorso che ho fatto, e che sto facendo.Tu riesci a vedere un'identità netta in me, e questo mi da la speranza che un giorno anche io sarò davvero consapevole di CHI sono davvero.

      Io sono onorata di aver conosciuto te, perchè il modo in cui riusciamo a comunicare l'ho trovato ben poche volte nella vita. GRAZIE!

      Un abbraccio forte un bacio anche a te, mia cara <3

      Elimina
    2. sei tanto dolce.e mi commuovi!
      Grazie.

      ed è bellissimo che dici che riusciamo a comunicare!!UAO!!
      non importa se non sei ancora consapevole appieno,conta che stai riuscendo.davvero.

      ti voglio bene..posso dirtelo?

      Elimina
  2. Eccomi!! Sono tornata ieri sera :D è stato un weekend meraviglioso, sto per scrivere un bel post dettagliato al riguardo ^_^

    Si puoi dirmelo, e lo dico anche a te, ti voglio bene mia cara! Un grande abbraccio

    RispondiElimina

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