filosofie di vita nascoste

Ho fatto surf. Alzarsi sulla tavola per prendere l'onda è davvero difficile. Ma anche provando quello sport ho capito che devo darmi una calmata; come diceva l'istruttore: "prenditi il tuo tempo, non devi farlo velocemente, devi solo farlo in maniera funzionale".

E proprio oggi questa frase è quella giusta per tentare di affrontare la giornata. Ho di nuovo le cimici dei letti in casa, e stanotte hanno fatto festa sulla mia pelle, è disgustoso e fastidioso; sto cercando di non farmi venire un esaurimento nervoso, e sto pulendo da cima a fondo la stanza. La stanza tra l'altro è un'altra, sono riuscita a cambiarla stando sempre nella stessa casa; ero parecchio esaltata dalla cosa, ma l'entusiasmo iniziale ovviamente mi è appena sceso.

Ho anche notato come a volte la vita sembri una partita di basket. Premettendo che io non conosco granchè tale sport, so che comunque, come in qualsiasi sport che abbia una palla devi compiere un'azione, e se lo sport è di squadra puoi passare la palla a qualcuno, senza fare nulla di compromettente. Quante volte ho vissuto le miei giornate a passare la palla senza fare alcuna azione? Boh troppe. Quante volte mi sono tirata indietro senza cercare di mandare la palla nel canestro? Eh... tante. A volte si crede che basti cambiare ambiente per poter cambiare sé stessi; nulla di più sbagliato; se non giochi bene la tua partita in casa, non sarai in grado di giocarla bene in nessun altro campo.  C'è chi sostiene che semplicemente in non fare nulla significhi avere paura di vincere; insomma, se perdi sempre, ti abitui e non hai nulla di nuovo con cui confrontarti; ma se vinci dovrai prenderti la responsabilità della vittoria, e vincere ancora e ancora e ancora per non deludere le aspettative di nessuno, specialmente le tue. Fino a ieri mattina ero fermamente convinta di questa cosa, ma attualmente mi ritrovo in cucina, con la camera smontata, e un macello di roba stesa, comprese le scarpe, che ho deciso di buttare in lavatrice "perchè non si sa mai", e non riesco a smettere di pensare a quanti problemi io stia incontrando solo perchè ho fatto un'azione. E' stata l'azione decisiva andarmene dalla mia città; in realtà non me ne pentirò mai, e penso che questo rappresenti già una vittoria, ma ho riscontrato un sacco di problemi che non dipendono da me...tipo le cimici dei letti.

Mi sto scontrando con troppe situazioni nuove tutte insieme, e mi sta sfuggendo di mano il controllo. Non so cosa fare, e mi sento giù di morale almeno una volta alla settimana.
Vivo nella costante illusione che forse lasciando andare le cose forse si sistemeranno da sole, ma non credo sia tanto vero. Alla fine va a finire che qualcuno tira la palla per te, magari la squadra alla fine vince, ma non sei stati tu a fare l'azione decisiva.

Non credo nella paura della vittoria, credo solo nella paura di non essere all'altezza. Quante volte facciamo (o non facciamo) cose per un sacco di tempo, solo per la paura di non esserne in grado? La vittoria che cos'è in questo caso? Ah boh, forse lo scoprire che siamo perfettamente in grado di fare qualsiasi cosa, e che essere paralizzati dalla paura fa schifo?

Si, fa schifo sentirsi paralizzati. E adesso ciò che mi paralizza sono le cimici dei letti. Cosa dovrei fare? Ho lavato tutto il lavabile in camera mia, ho spolverato in qualsiasi angolo, e ho spruzzato DDT come se non ci fosse un domani... e adesso? Devo sperare di aver mandato via una forza della natura più forte di me, o devo sperare che stasera quando tornerò a casa saranno uscite dal loro nascondiglio, così posso scattare una foto da mandare al padrone di casa, per ottenere un'altra disinfestazione?

Sono sicura che c'è un messaggio nascosto anche sotto questo evento.
Ma poi, noi esseri umani, siamo sicuri di essere l'essere prediletto da Dio? Le fottute cimici dei letti parrebbero essere sopravvissute a due disinfestazioni, roba che un essere umano sarebbe già morto avvelenato.

Magari è solo autosuggestione, e la mia pelle è ricoperta da ipotetiche punture di insetto che in realtà non sono altro che una reazione del mio corpo al mio stress. O magari mi sono presa la varicella.

Dimenticando un secondo gli insetti schifosi che popolano la mia stanza, ogni tanto penso a come sia facile socializzare in un contesto così fuori dalla mia zona di comfort. Non credevo che fosse così facile creare rapporti di empatia con le persone, eppure succede. Di solito io sono colei che ispira empatia, e ogni persona in un momento a caso della propria vita inizia a vomitarmi addosso qualsiasi problema gli venga in mente, che sia parlarmi dell'ex, o del rapporto orrendo con i genitori, o malattie imbarazzanti (tipo come ha fatto il mio coinquilino stamattina, che schifo). Insomma io sono spesso quella persona designata a raccogliere qualsiasi tipo di strana confidenza; il mio problema è che non sono in grado di farlo io. Posso stare per ore a parlare con una persona senza dire nulla. Anzi, solitamente sono molto logorroica e attacco bottone veramente anche con i sassi, ma le persone con cui parlo hanno davvero la sensazione di conoscermi alla fine? Alcune no, e me lo dicono chiaramente. Altre pensano che conoscermi sia sapere quelle due o tre cose sul mio conto, e nient'altro. Non importa, penso che l'importante sia capirsi.

Mi sento veramente incastrata. Mi infilo sempre in situazioni strane, a cui non riesco a darmi una valida spiegazione; penso a come cambiano le cose solo cambiando una variabile dell'equazione, penso a quanto le mie turbe mentali a volte mi rovinino momenti che potenzialmente potrebbero essere di una bellezza spaventosa. Penso a come ieri ho preferito dormire tutto il giorno piuttosto che pensare a quale fosse l'azione giusta da fare. A volte va così, a volte ci si sente solo paralizzati. Joyce ha scritto un romanzo interamente basato sulla paralisi, forse un pochino ci ha azzeccato su quale sia la condizione peggiore dell'essere umano.

Tra meno di un'ora inizio il corso di portoghese all'università, e io sto ancora paralizzata qui a scrivere. Non riesco a smettere, vorrei dire talmente tante cose, ma mi sento paralizzata anche a scrivere quelle. Penso sia un bene che qualcuno legga questo blog, almeno posso contenermi e avere dei filtri su tutte le cose che potrei raccontare e che semplicemente tengo per me.

Ho in mente frasi che si ripetono in loop nella mia mente ma che non sono in grado di riportare. Vorrei solo un abbraccio da quella persona che probabilmente ha persino smesso di leggermi. Non abbiamo più in contatto, se ci sentiamo litighiamo, e io cerco di andare avanti ma rimango ferma, paralizzata.

Sono stata in grado di compiere delle piccole azioni, ma mi chiedo di continuo dove mi porteranno. So che da qualche parte porteranno, ma io sono davvero pronta a buttarmici? Sono davvero pronta a tentare di scordare per un momento il passato, e rimanere fissa solo sul presente? Sto leggendo anche un libro al riguardo, ad ogni frase annuisco e penso che l'autore ha fottutamente ragione, ma quanto sono in grado di mettere in pratica tutte quelle belle cose?

Ma poi, come mai mi faccio così tante pippe mentali? L'ho sempre fatto, e mi sono sempre resa conto che non mi porta alla soluzione girarci intorno in continuazione.

Beh, concludendo -per forza, devo uscire di casa, sono già fottutamente in ritardo!- questo post ha troppe domande a cui non sono in grado di rispondere, e che probabilmente mi permetteranno di crogiolarmi per un bel po' di giorni in tutte queste strane robe filosofiche.
E' interessante vivere nel dilemma, ma ti do un consiglio: vivitela di più, e pensaci di meno. Imparare a essere impulsivi nel modo giusto porta alla vittoria no?

No.

Devo solo uscire di casa ora.




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