Dove sono le mie radici, rimane la mia chioma.

Un anno e cinque giorni dopo l'ultima volta che ho pubblicato su questo blog, mi rifaccio viva, forse solo per non lasciare vuoto l'archivio del 2021.

Sono, ovviamente, avvenuti tanti cambiamenti nella mia vita, e rileggendo i post del passato, mi stupisco di come tante questioni si siano piano piano risolte, semplicemente attendendo.

Ho avuto il coraggio di seguire l'istinto, per una volta, e ho seguito un bisogno, molto forte, di tornare alla mia Terra, alle mie radici, in Italia. Ed è qui che mi trovo, di nuovo in Italia.
Parlavo da prima della pandemia del bisogno di cambiare aria, parlavo già dell'indecisione su quando trasferirmi a Padova, poi il lockdown mi ha impedito qualsiasi scelta, mi ha tenuta in ostaggio a Lisbona, e quando ho proprio toccato il fondo, l'ho grattato, l'ho respirato, lì, mi sono resa conto appieno del bisogno che avevo di tornare alle mie radici. Non solo per motivi pratici, ma per la mia stabilità psicologica.

C'era un tempo in cui viaggiavo per allontanarmi da tutto e da tutti, un tempo in cui desideravo ardentemente viaggiare per stare il più lontana possibile dalla mia Terra, e dalle mie persone.
Poi qualcosa é cambiato, e quel tempo è finito.
Sono tornata alla mia Terra, e di nuovo viaggio in continuazione. Ma questa volta per godermi questi cieli mattutini nel freddo, e per stare sempre più vicina alle mie persone.
Sono tornata alla mia Terra e desidero ardentemente esplorarne ogni suo angolo, senza più lasciarla. Sono tornata alla mia Terra rendendomi conto che ho bisogno delle sue contraddizioni, dei suoi dialetti da nord a sud, dei suoi sapori e dei suoi paesaggi, dei suoi monumenti, della sua bellezza sprecata, delle sue dispute politiche inutili, dei suoi problemi irrisolti, che di certo non sarò io a risolvere. Ho bisogno della mia Terra, per ritrovare me stessa. Non ho bisogno di nessun luogo esotico per ritrovarmi. Ho solo bisogno di godermi questo cielo, questo freddo, queste sensazioni, queste città.
Posso stare lontana tanti anni, e lo sono stata in effetti, posso viaggiare a migliaia di chilometri di distanza, posso parlare tante lingue diverse, ma laddove sono le mie radici, rimane anche la mia chioma.

E così sono in Italia, e penso che ci rimarrò, almeno finché la mia irrequietezza non deciderà che é l'ora di andare altrove.

Il mio dottorato sta per volgere al termine con molta fatica. Non ho ancora consegnato la tesi Vorrei consegnarla a fine gennaio. Volevo già consegnarla a luglio, ma lavorare con degli stronzi significa anche che mi metteranno i bastoni tra le ruote, qualsiasi sia l'obiettivo. E io per sfregio ho seguito fino in fondo il mio istinto, e ho fatto bene. Dio solo sa quanto sono più tranquilla da quando non devo più fare riunioni con quella faccia di merda del mio capo (si, ho perfezionato il mio francese nell'ultimo anno).

Mi libererò del peso del dottorato e tutto andrà benissimo, ma nel frattempo ancora dovrò crucciarmi qualche mese. Va bene così. Però, se tornassi indietro, direi alla Carlotta del 2018, quella di inizio dottorato, che se sente che sia la scelta migliore mollare, che può farlo. Si, sono una che non molla, non ho mai mollato e mai mollerei per nessun motivo al mondo. Eppure... sarebbe stato molto più coraggioso mollare il colpo dopo il primo anno, piuttosto che infossarmi nella melma, rovinarmi la salute mentale, ostinarmi a inseguire qualcosa, che cosa? Un titolo di studi in più. Un titolo di studi che serve principalmente a pompare il mio ego. Non ho ancora avuto il coraggio di riguardare il mio video di YouTube, quello ormai diventato celeberrimo, superando persino quello su Nietzsche, in cui parlo dei motivi per fare un dottorato. Non mi ricordo nemmeno per quale diavolo di motivo io abbia deciso di girare quel video. Stavo cercando di motivare me stessa? Stavo cercando di ricordare a me stessa cosa stessi facendo? Di cosa mi stavo illudendo mentre parlavo alla webcam?
E ora sento che stavo anche un po' ingannando tutte le persone che di quel video sono grate. Mi hanno scritto a decine, per ringraziarmi, per chiedermi consiglio, per raccontarmi la loro esperienza. Io sono grata per la fiducia, ma ora posso candidamente ammettere che se tornassi indietro, mollerei il dottorato, non aspetterei di perdere la mia salute mentale, non ne vale la pena. Non vale la pena fare ricerca. Non vale la pena. Forse sto solo insinuando che non valga la pena inseguire i propri ideali, ma alla fine, cosa importa?
L'unica cosa che mi importa in questo momento è poter smettere di lamentarmi, poter piano piano cancellare l'influenza che il Portogallo ha sulla mia esistenza, e chiudere per sempre.

Perché il Portogallo è un popolo fatto di persone approssimative, che fanno le cose male, senza pensare, senza attenzione, senza prospettiva. Vivere una vita approssimata, costretta a lavorare con una mentalità approssimativa, non fa per me, non fa proprio per me. E non vedo l'ora che l'influenza di questa approssimazione scivoli definitivamente via dalla mia vita.

Nel frattempo, la pandemia mi ha dato modo di riconsiderare cosa voglio. Sono una privilegiata. Ho ricevuto lo stipendio, la mia salute è stata tutelata (più o meno -lasciamo perdere i problemi con la sanità da terzo mondo portoghese, altro motivo che mi ha fatto fuggire da Lisbona a gambe levate), avevo un tetto sopra la testa, tutta la mia famiglia è stata bene, e anche se impossibilitata a viaggiare, ho potuto pensare con serenità alla mia vita, perché immersa nel mio privilegio di donna libera, con un reddito stabile, indipendente, con un impiego. Ho avuto culo, e penso di averlo usato bene.

Ho preso la certificazione per insegnare Yoga. Ora sono insegnante certificata con la Yoga Alliance. Insegno Yoga, è uscito il mio primo corso online su Udemy.
Eccolo: https://www.udemy.com/course/yoga-per-la-creativita/?referralCode=C88FC4BFA700F4D7F087

Vorrei mollare tutto, è insegnare solo Yoga. Ma questo è quasi è utopico per una persona come me. Comunque ci sto lavorando, ho un progetto ben preciso, su cui sto lavorando. Il corso su Udemy è solo un piccolo primissimo passo.

E quindi niente, sono ancora qui, ma questo blog è ancora bannato da Facebook e Instagram, quindi, questi flussi di coscienza rimangono solo qui, tra i pochi intimi lettori che sono rimasti.
Alla fine, come al solito, scrivo più per me stessa, per bisogno.







Commenti

  1. Era una vita che aspettavo questo momento, di leggere dal tuo blog Carlotta😊 Ti dico una cosa, che immagino saprai già: ogni volta che facciamo qualcosa, che sia privata o pubblica, la facciamo prima di tutto per noi stessi; ogni autore di qualunque opera si tratti, la manifesta per sé, per conoscere se stesso, in quanto è parte di sé.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eccoti! Sapevo di trovare subito il tuo commento :) grazie!
      Si, concordo. Era da almeno un paio di mesi che mi premeva tornare a scrivere qui. E oggi, che sono nuovamente su un treno, era il momento perfetto per farlo. Tutto sommato questo blog è nato quando i social non andavano ancora di moda, sembra strano nel mondo d'oggi fare le cose e non sbandierarle a tutti, mi sento sempre più alienata, sia nel condividere sia nel non condividere. Che mondo strano che stiamo costruendo.

      Elimina
  2. Per l'intanto: ben tornata. In italia, sul blog, bentornata nella tua nuova vita.
    Poi, permettimi di dire: la libertà, il reddito stabile, il lavoro e la stabilità, non sono privilegi, sono diritti minimi che tutti dovremmo avere.
    Comunque bentornata

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Alberto :) Si è vero, sono diritti minimi, mi fa male sapere che non sono garantiti a tutti, questa è la mia riflessione. Anche persone a me care, se la sono passata peggio di me da quel punto di vista, e lo ritengo inaccettabile. Questa pandemia ci sta facendo scontrare con tutti i limiti della nostra società, alcune cose si stanno più o meno risolvendo, dopo averne preso consapevolezza, altre, chissà...

      Elimina

Posta un commento

ogni parola è un dono..ogni parola è una traccia. Grazie per il commento!

Altri post popolari sul blog

Ode alle patate fritte - Pablo Neruda

Pioggerellina di marzo - Angiolo Silvio Novaro

Il Papavero Rosso - Louise Glück

Addosso al viso mi cadono le notti - Patrizia Cavalli

Sei bella