Come superare il blocco dello scrittore

Rompo ancora una volta il silenzio, rendendomi conto che anche questa volta ci ho messo un'eternita'.
Mi trovo a Siviglia, il mio raffreddore mi ha dato l'opportunita' di fermarmi un secondo, trascrivere i miei appunti di viaggio e rilassarmi, cosa che non ho avuto tempo di fare tra un viaggio e l'altro. E forse proprio questo malessere fisico e' il sintomo del fatto che mi devo fermare, che ho dormito poco, che ho scritto poco, ma soprattutto che ho rielaborato troppo poco tutte le mie riflessioni.
A inizio dicembre sono stata ad un'interessantissima conferenza/laboratorio alla Sapienza, il cui tema era il legame tra malessere e creativita' femminile. Lo spunto piu' interessante e in cui mi sono ritrovata di piu' riguarda 'i resti'. Chi crea qualcosa, chi scrive, ha bisogno di esprimere un resto. Un resto di che cosa? Del proprio malessere, delle proprie emozioni; ma quando si e' nel pieno della propria crisi, e' impossibile creare. Si crea qualcosa per riempire un vuoto, si inizia a creare, a scrivere, ad elaborare, perce' si ha bisogno di lasciare traccia di quel resto.
La storia di una paziente di cui la psicologa era una delle relatrici, mi ha affascinata particolarmente. Era la storia di una donna, una donna abbastanza sola, il cui fratello le ha chiesto di tenergli dei quadri in attesa di avere lo spazio in casa propria in cui riporli. Questa donna non e' un'artista, non ha mai creato nulla, e' solo una donna. Passato molto tempo da quando ha ricevuto in prestito quei quadri, ha deciso di appenderli in soggiorno. Li aveva sotto gli occhi tutti i giorni, e si immergeva nella loro bellezza quotidianamente, soffermandosi ad osservarli, e dandole l'opportunita' di fuggire dalla sua malinconia verso luoghi migliori, fantasiosi, colorati. Quando il fratello ha deciso di riprendersene due, sulla parete sono rimasti i vuoti di quei quadri. Quei vuoti cosi' insopportabili, hanno fatto in modo che la donna un giorno uscisse di casa, comprasse delle tele, dei pennelli e dei colori ad olio, e iniziasse a dipingere. Questa donna non ha mai dipinto in vita propria, ma aveva bisogno di riempire i vuoti lasciati sulla sua parete.
Io non sono una scrittrice. Non sono un'artista. Ho solo iniziato a scrivere e a creare perche' avevo bisogno di riempire un vuoto. Ciascun artista o scrittore ha bisogno di farlo, e ha bisogno di imprimere i resti di quella crisi da qualche parte. Questo blog stesso e' nato come un salvavita per me, per avere un obiettivo riguardo a quei resti che disperatamente dovevo esprimere.
Sentire questa storia, assistere alla conferenza, mi e' servito a capirmi meglio, ma ancora non era abbastanza per rompere il muro che avevo creato anche con me stessa.
Di solito ho l'abitudine di scrivere su dei taccuini i miei pensieri, le mie idee, le mie considerazioni ed emozioni; in questo periodo ho smesso persino di dialogare con me stessa.
Perche'?
Io non scrivo per ricordare, non scrivo per raccontare, non scrivo per trasmettere; o meglio: non scrivo soltanto per queste ragioni. Scrivo principalmente perche' ho bisogno di farlo, e ne ho sempre avuto bisogno, da quando ho imparato come si facesse.
E cosa e' successo?
Mi sono laureata.
Il giorno del mio ventiquattresimo compleanno.
Ed e' una figata, sono felicissima di aver raggiunto questo meraviglioso e duro traguardo. Ma mi ha mandata totalmente in crisi la paura del dopo.
Come sempre nella vita, avevo programmato esattamente un attimo prima di finire, cio' che sarebbe stato il nuovo inizio. Avevo vinto una borsa di studio per un master in Economia a Genova, della durata esatta dei mesi che avrebbero preceduto la risposta per il dottorato a Lisbona. Ero pompatissima e felice. Avevo investito tempo e idee alla realizzazione del progetto da presentare per ottenere la borsa di studio. In due parole: ci credevo. Ma qui la (non) serieta' dell'Universita' degli studi di Genova si e' espressa appieno: hanno annullato il master a tre giorni dal suo inizio, con tanto di orario delle lezioni e dei laboratori gia' calendarizzate e tutto gia' pronto (marca da bollo pagata e non rimborsabile compresa).
Mi piaceva l'idea di avere un'altra attivita' principale a cui dedicrmi, ma nel frattempo ancora un bel po' di tempo (e mente) libera per dedicarmi al resto. E invece no. Ho tentato di vedere come un'opportunita' il fatto di ritrovarmi cosi' spiazzata e immersa nel vuoto per la prima volta, ma non ha funzionato. Avrei potuto fare tante cose, ma ho deciso di paralizzarmi. Ho viaggiato, si, e' stato bello, ma non riuscivo a dare un'espressione a me stessa. Mi sentivo bloccata nell'incapacita' di agire o di progettare. Aspettavo una risposta a fine dicembre per Lisbona, e quindi non potevo proprio iniziare nulla a lungo termine, perche' iniziare una cosa e sapere che ci sia la probabilita' di non finirla non e' proprio da me, e in generale e' insensato.
Per motivi che non voglio raccontare, a settembre, in preda a rabbia ed emozioni contrastanti, avevo prenotato un viaggio da sola a Sarajevo per capodanno, nella fattispecie tra il 28/12/2017 e il 3/01/2018. Non sapevo che a posteriori proprio quel viaggio da sola mi avrebbe salvata.
Il tempo tra la prenotazione di questo viaggio e la partenza sono stati riempiti da un oceano di eventi: ho finito la tesi, mi sono laureata, ho fatto altri viaggi e soprattutto ho ricevuto una risposta da Lisbona. Sono stata accettata al dottorato di ricerca in Materials Chemistry all' Instituto Superior Tecnico de Lisboa, per lavorare proprio al progetto per cui mi ero candidata. Iniziero' l' 1 febbraio, e ripartiro' per Lisbona il 15 gennaio. La mia crisi mi ha impedito persino di esprimere la mia gioia riguardo a questa mia grande vittoria personale. E' come se avessi vissuto l'intera mia esistenza per sapere che il giorno della partenza sarebbe arrivato prima o poi, ma non sono mai stata in grado di esprimerlo. Che pena.
Nel frattempo il viaggio a Sarajevo completamente sola con me stessa, continuava ad avvicinarsi, e un bel po' di paure hanno parallelamente iniziato ad attanagliarmi.
Quando vittoriosa, mi sono accorta che le stavo superando tutte a testa alta, una per una, ho serntito l'esigenza di riprendere in mano il taccuino e la penna, e di ricominciare a scrivere. Soprattutto per me stessa, rendendomi conto nel frattempo, che sarebbe stata una bella idea condividere anche sul blog la mia esperienza di viaggio.
E cosi' ho superato il blocco dello scrittore, e insieme ad esso il mio momento di crisi. Solo dopo piu' di due mesi mi ritrovo qui ad essere in grado di esprimere il mio 'resto' e di rielaborare le mie sensazioni, e tutto grazie ad un forte raffreddore.
Quello che e' successo a Sarajevo e' che sono uscita dalla mia zona di comfort, senza volerlo, senza nemmeno accorgermene. Ho preferito essere li' da sola, che in qualsiasi altro luogo con qualsiasi altra persona.
Ho avuto la certezza durante quel viaggio, di aver vinto tutte le mie paure, in primis quella della solitudine, che fino ad allora, piu' che averla vinta mi sembrava di averla soltanto raggirata in qualche modo. E invece no, l'ho vinta.
Mi sono resa conto che sto davvero bene con me stessa, che veramente non mi serve qualcuno al mio fianco per divertirmi e godermi ogni momento.
Mi sono resa conto che posso vincere qualsiasi evento sgradevole, qualsiasi crisi, qualsiasi paura, soltando credendo in me stessa, e soprattutto agendo.
Quindi come si supera il blocco dello scrittore? In realta' non ne so nulla di come si faccia, e non so nemmeno esattamente cosa sia un blocco dello scrittore, dato che io non sono una scrittrice.
So solo che nel mio caso, ho imparato come esprimermi ancora soltanto trovandomi a disagio; ma non nel diagio 'vecchio', della mia crisi post laurea; il disagio che mi ero creata era nuovo, non ne ero abituata e mi ha dato uno scossone. Quando in un attimo ho sentito che non si trattava piu' di disagio, ma di qualcos'altro, di qualcosa di piacevole e nuovo, quando ho realizzato che ho vinto io contro me stessa, allora ho ritrovato la forza per sollevare la penna e mettermi a dialogare con me stessa ancora una volta.
Se ci si sente fermi e si sta fermi, non succede nulla. Se ci si sente fermi e ci si muove, allora succede qualcosa. Sembra lapalissiano, ma no, non lo e'. Quando ti convinci di essere nel pieno della crisi, e poi ci esci tutto d'un colpo, nulla e' piu' banale come prima.
Basta solo uscire. Uscire di casa, uscire dal letto, uscire dalla propria zona di comfort. Quando sei uscito hai gia' vinto. Ma solo quando lo realizzi, e non e' detto che capiti cosi' velocemente, allora ti verra' voglia di scriverlo.
Semplice ed essenziale!

Commenti

  1. tanti auguri per l'anno nuovo bellissima..vai alla grande!!

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    1. Da quanto tempo! Tanti auguri anche a te, ti abbraccio fortissimo <3

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