L'addio

"Lei mi tese le mani e disse: vieni, voglio condurti io, stasera. Mi prese sottobraccio, come una volta. Scendemmo assieme la piccola strada che si chiamava Lavoratori del Mare. Il profumo dei pitosfori era inebriante. In basso si vedevano le luci del golfo. Dove mi conduci Isabel?, le chiesi. Lei avvicinò la sua bocca al mio orecchio e mormorò: aspetta, non essere impaziente.
Continuammo a scendere.
Sul porticciolo non c'era nessuno, le barche dondolavano placidamente sull'acqua. In fondo al porticciolo c'era un pontile, al quale era attaccato un vaporetto con le luci accese. Isabel mi guidò sul pontile. (...) Qui staremo bene, disse Isabel, possiamo guardare il cielo notturno. Si mise un foulard bianco intorno al collo, fece un lieve gesto verso una stella e il vaporetto, come per incanto, senza fare nessun rumore, si staccò dal pontile e cominciò a navigare velocemente verso le luci lontane del golfo. E proprio in quel momento mi parve di riconoscere quel golfo e le sue luci, e io le chiesi con una certa angoscia, Isabel, dove siamo? Siamo nel nostro allora, rispose Isabel. Le presi la mano e le dissi: spiegati meglio, ti prego. Il vaporetto ha attraversato la quinta parete, disse Isabel, siamo nel nostro allora, vedi, quelle sono le luci del Pontinho da Arràbida, siamo partiti da Setùbal, è il vaporetto che ci porta da Setùbal al Portinho da Arràbida, siamo nella notte in cui ci dicemmo addio, sul vaporetto di quella notte, ti ricordi?, siamo nel nostro allora. Ma non si può essere contemporaneamente nell'ora e nell'allora, risposi, Isabel, non è possibile, ora siamo nel nostro ora. L'ora e l'allora si sono annullati, rispose Isabel, tu mi stai dicendo addio come a quel tempo, ma siamo nel nostro presente, il presente di ciascuno di noi, e tu mi stai dicendo addio. Ebbene, dissi io, se devo dirti addio in quell'allora, voglio sapere cosa è stata la tua vita.(...) Isabel mi sorrise, e mi strinse una mano. Il suo foulard bianco sventolava nella brezza notturna. A che scopo raccontarti la mia vita?, mi disse, tu sai già tutto, hai costruito con sapienza i tuoi circoli, e sai tutto di me, la mia vita è stata esattamente così, sono fuggita verso il nulla, ma me la sono cavata, ora mi hai ritrovata nel tuo ultimo cerchio, ma sappi che il tuo centro è il mio nulla in cui mi trovo ora, io ho voluto scomparire nel nulla, e ci sono riuscita, e in questo nulla tu mi ritrovi ora con il tuo disegno astrale, però sappi bene una cosa, non sei tu che hai ritrovato me, sono io che ho ritrovato te, tu credi di aver compiuto una ricerca per me, ma la tua ricerca era solo per te stesso. Cosa vuoi dire Isabel?, chiesi. Lei mi strinse forte la mano. Voglio dire che tu volevi liberarti dei tuoi rimorsi, non ero tanto io che tu cercavi, ma te stesso, per dare un'assoluzione a te stesso, un'assoluzione e una risposta, e questa risposta te la do io stasera, la notte in cui ci dicemmo addio su un vaporetto che andava da Setùbal ad Arràbida, tu sei sciolto dalle tue colpe, non hai nessuna colpa, Tadeus, non c'è nessun bastardino nel tuo mondo, puoi andare in pace, il tuo mandala è compiuto. Sì, dissi io, ma tu dove sei, in questo tuo ora? Vedi, disse lei, se tu percorressi la piccola strada in salita della stazioncina della Riviera dove sei arrivato, a mezzo colle troveresti un minuscolo cimitero, nel viale di centro, tra le tombe più povere, c'è una tomba disadorna, che nessuno prende in cura, con dei fiori di ferro battuto e una lapide, la lapide porta scritta un'epigrafe senza date e senza fotografia, qui giace Isabel detta Magda, arrivata da lontano e desiderosa di pace. Riposi lì?, le chiesi. No, disse lei, quello è un cenotafio, solo il ricordo di ciò che fu, due semplici nomi, l'essenza di una vita, io sto nel nulla, e tu non devi avere rimorsi, ripeto, riposa in pace nella tua costellazione, io intanto proseguo il mio cammino nel mio nulla. (...)
E' proprio come la notte in cui ci dicemmo addio, ti ricordi? Cominciò a piovere. Aspetta Isabel, dissi io, non puoi dirmi addio un'altra volta. Isabel si alzò e mi dette un bacio. Addio, Tadeus, disse, questa è l'ultima volta, non ci vedremo sicuramente più, addio. Si allontanò come l'avevo vista allontanarsi quella notte, percorse il breve pontile, scese davanti a un ristorante che aveva una pallida luce al neon, allontanandosi si tolse la sciarpa bianca sul collo e mi sventolò un ultimo saluto. Anch'io la salutai, timidamente, facendo un ciao con la mano che tenevo nascosta."
Antonio Tabucchi - "Per Isabel, un mandala"


Questo libro è uno spettacolo, e ho finito di leggerlo durante un viaggio in treno. Mi ha fatto riflettere sulla ricerca, sul viaggio, sugli addii. Fino a pochi minuti fa, mentre trascrivevo questo bellissimo brano, ero convinta del fatto che l'addio che più mi spaventasse fosse quello alle altre persone. Credevo di essere terrorizzata dall'idea di dover salutare un'ennesima volta una persona che prende un treno, un aereo per volare lontano dai miei orizzonti. Eppure ho realizzato improvvisamente che l'addio che più mi spaventa è quello a me stessa, alla mia vecchia me stessa.
Ho definitivamente detto addio a vecchie situazioni, a vecchie paranoie, a vecchi comportamenti.
Mi sono svegliata con la nuova consapevolezza di essere nuova, di non sapere più nemmeno io chi sono, di avere nella mente dei pensieri che non mi sono mai appartenuti. Questa nuova me stessa ha un disperato bisogno di esplorare e di esplorarsi, è avvolta nella nebbia, non sa da dove iniziare il suo cammino, ma ha voglia di prendere un sentiero, quello che sembra giusto, quello da cui sembra esserci il panorama migliore.


Ho presto realizzato nel corso delle mie giornate di pausa dal Portogallo, di essere diversa, nuova, rigenerata. E felice.
Una piccola Carlotta, delusa, pessimista e ferita, ha una piccola lapide in mezzo al nulla, ma è solo un cenotafio. La vera Carlotta girovaga continuamente, con la profonda convinzione che i limiti esistano solo nella mente, e che i confini esistano solo sulle carte geografiche.
La Carlotta di gennaio 2017 è consapevole del fatto che può arrivare dove vuole, e finalmente è libera di arrivarci: nulla la tiene più incollata al suo malessere.
Ho detto addio a tanto e tanti.
Ho detto addio a tutto e a tutti.
Sono sempre stata circondata da una palude, ma non mi ci sono mai sporcata fino in fondo.
Sono stata multiforme e poliedrica e non ho mai avuto un'identità precisa che mi distinguesse.
Ho sempre dato impressioni vaghe di me stessa, e nessuno è riuscito mai ad arrivare fino in fondo a me stessa, forse nemmeno io.
La Carlotta del 2017 è consapevole di tutto ciò. Ha perdonato sè stessa per i miliardi di errori, ha perdonato chi le ha fatto male, ha lasciato andare il superfluo, e ha fatto tesoro di ciò che è stato. Ma contemporaneamente sa che se avesse l'opportunità di tornare indietro non cambierebbe una virgola di ciò che ha fatto.
Sotto sotto ci sono sempre io, con i soliti vecchi difetti. Ma sulla superficie una luce sta cambiando.
Amo e odio questi periodi di transizione, amo e odio le scelte che sono portata a compiere. Amo e odio essere combattuta e crogiolarmi negli infiniti dibattiti del mio io, dei miei tanti io, che si insultano e si abbracciano, che discutono e poi fanno pace. Amo e odio l'irrequietezza che mi avvolge, amo e odio essere io ma non essere mai me stessa.
Ho detto addio, e addio sarà.
Ho detto a Carlotta tempo fa che noi saremo diventate grandi, le ho fatto vedere un bellissimo film del nostro futuro, l'ho portata dentro all'eternità, l'ho fatta sedere sulle mie ginocchia, l'ho condannata e l'ho salvata, le ho fatto male, poi bene, poi male. E poi le ho detto che andava bene così, che doveva lasciarsi andare, che doveva lasciare andare.
La Carlotta del 2017 sa di essere sempre uguale pur cambiando ogni giorno, la Carlotta del 2017 ha capito cosa ha valore per lei, finalmente.

Carlotta ha una colonna sonora.


La testa è così piena, non riesci più a pensare, che senza te si possa ancora respirare. Quello che hai appena fatto, ti ha fatto stare meglio. Chi uccide ma non vuol morire; uccidi ma non vuoi morire... Mia piccola iena, anche il sole sorge, solo se conviene.
Questa sono io. Nient'altro che questo.

Commenti

  1. E' bello quando, improvvisamente, scopriamo qualcosa in più su di noi.
    Ci svegliamo nuovi.
    E' una boccata d'aria fresca e, si sa, ogni tanto bisogna cambiare aria ;)

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    Risposte
    1. Buoni propositi per il 2017: più boccate di aria fresca! :)

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